«Anni di piombo» divide i deputati di Lietta Tornabuoni
«Anni di piombo» divide i deputati STESSO PARTITO, OPPOSTI PARERI SUL FILM IN ANTEPRIMA A MONTECITORIO «Anni di piombo» divide i deputati ROMA — Folla, tensione, deputati seduti pure in terra sulla moquette, domande e risposte appassionate in un dibattito durato oltre mezzanotte, alla fine la presidente comunista della Camera, Nilde Jotti, e la democristiana Tina Anselmi, che affiancate applaudivano in piedi con calore la regista Margarethe von Trotta: il grande interesse che ha accompagnato nell'aula dei gruppi parlamentari la presentazione in anteprima per i deputati di Anni di piombo è forse il segno di un bisogno di capire, di riflettere sulle origini e motivazioni anche individuali del terrorismo, nel passato tedesco come nel presente italiano. Si sa che il film, premiato col Leone d'Oro all'ultimo Fe stivai di Venezia, si ispira alla storia di Gudrun Ensslin, giovane terrorista detenuta nel supercarcere di Stammheim e trovata cadavere nella sua cella il 18 ottobe 1977, come Andreas Baader e Jan-Cari Raspe, suoi compagni nella Rote Armee Fraktion; e alla storia di sua sorella Christiane Ensslin, militante di sinistra e femminista, che criticava la scelta armata di Gudrun ma non l'abbandonò durante la clandestinità o la prigionia e ha continuato ad amarla oltre la morte, dedicandosi interamente alla ricerca della verità sulla sua fine. Film di sentimenti e di psicologie, seguito con attenzione emozionata e rispettosa, Anni di piombo ha suscitato tra i deputati-spettatori reazioni molto personali, e molto diverse anche tra rappresentanti dello stesso partito: non capita di frequente e non è magari un brutto segno. Entusiasta Nilde Jotti: 'Stupendo, bellissimo film; ricorda lo stile di Ingmar Bergman. Ci vedo in profondità tutta la storia della Germania, non ci vedo alcuna ambiguità». Critico invece il deputato comunista, poeta e saggista, Edoardo Sanguineti: «Non mi piace. In sostanza, da qualunque intenzione sia nato, è un caso di "apologia indiretta"; e non mi persuade la riduzione interpretativa del fenomeno terrorista a un dramma psicologico e familiare». Entusiasta Tina Anselmi -Molto buono, nel suo modo cosi asciutto di raccontare una vicenda terribile. Strano che sia stato definito un film sul terrorismo: è su una persona, sulla sua storia, le sue motivazioni, i suoi sentimenti». Critico invece il deputato democristiano Antonio Marzotto Caotorta: «La regista nutre una segreta ammirazione verso la terrorista Marianne: ne fa in fondo un'eroina, una martire della repressione poliziesca». Ma non si tratta di una divisione tra donne più sensibili | al .-privato-, e uomini più preoccupati del «politico», se è critica anche la deputata comunista Morena Amabile Pagliai: «C'è una sorta di identificazione della sorella non terrorista con l'altra: qui il film è tanto bello quanto ambiguo, forse pericoloso specialmente psgmper il pubblico giovane» : e se risulta invece molto positivo il giudizio del deputato repub-blicano Oscar Mammi: «/Zfilm non giustifica il terrori- smo né lo esalta, al contrario ne illumina le radici esisten-rtali, che non sono le sole ma esistono. E' importante rico-noscere la violenza e quindi il terrorismo dentro di noi: so- prattutto adesso che in Italia si è tentati di considerare il terrorismo un fenomeno esogeno, venuto dall'esterno». «Macché ambiguo. Mi piace molto», è l'opinione di Stefano Rodotà, indipendente di sinistra; e Carlo Galante Garrone, pure indipendente di sinistra: «Film di pensiero, di riflessione, e che fa riflettere. Forse ridondante in qualche episodio, tuttavia tale da tenere desta e, quel che conta, convinta e commossa l'attenzione». Ammirato Giacomo Mancini, uno dei rarissimi de putati socialisti presenti (pressoché totale l'assenza dei craxiani): «C'è una grande angoscia, e un grande coraggio: un film italiano sul caso Moro quando si farà, nel Duemila?». Giudizi contrastanti anche all'interno del gruppo di Lotta Continua, dei radicali e dell'estrema sinistra. Mentre alcuni non hanno apprezzato in Anni di piombo l'approccio psicologico-sentimentale anziché socio-politico, il film è piaciuto al deputato Marco Boato: «Troppi, in Germania come in Italia, temono che cercare di capire significhi giustificare; non è cosi, e il film lo dimostra in modo problematico e critico ma non ambiguo»; ed è piaciuto pure al deputato Mimmo Pinto: •Film sul terrorismo oppure su due sorelle, sulla loro storia, sui loro genitori e il loro ambiente? E' tutte e due le cose. Anche da noi il terrorismo è fatto di fratelli fuori del carcere e fratelli carcerati, di gente comune che vive in mezzo a noi, di storie come questa». La regista ha avuto della serata un'impressione molto favorevole: «Ko visto che in Italia non si teme di discutere le radici del terrorismo anche a livello istituzionale. Mi sembra che da voi, all'opposto di quanto accade in Germania, politica e cultura siano strettamente unite». Anche alcuni magistrati impegnati nei prò cessi di terrorismo hanno chiesto «per informazione» di vedere il film. Lietta Tornabuoni
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