Sartre nei segreti di Napoli 1936

Sartre nei segreti di Napoli 1936 ESCE A PARIGI UN SUO RACCONTO «FELLINIANO» FINORA INEDITO Sartre nei segreti di Napoli 1936 «Dépaysement» è stato appena pubblicato nel primo volume postumo della Plèiade, con alcuni suoi romanzi e le pagine «tagliate» e finora ignote della «Nausea» - Doveva essere un testo di transizione proprio tra questo libro e i racconti di «Il muro» - Lo scrittore trovò «sbagliata» la novella napoletana, che però oggi ci aiuta a capire uno dei suoi momenti di crisi DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARIGI — Nell'estate del '36 Sartre parte con Simone de Beauvoir per un maggio stendhaliano in Italia: Napoli, Roma, Venezia. Tre anni prima ha fatto una prima insita Oltralpe: a Venezia si è dedicato al Tinte-retto, ha amato i toni spezzati, la luce reale, drammatica, dei suoi quadri (e ha coerentemente detestato il lirismo del Tiziano, già incontrato al Prado). Ora, a Napoli, i due giovani turisti, lui ha 31 anni e lei 28, vanno sul Vesuvio, a Posillipo, al Palazzo Reale, a Paestum, a Pompei. A Pompei Sartre spera di scoprire «la vera vita dei romani, una vita più giovane, più brutale di quella che ci hanno insegnato a scuola». Ma è deluso dal classicismo degli affreschi «pieni di banalità» del museo, dalle numerose scene dominate da Teseo e da Achille, tanto lontane da quelle che dovevano essere le preoccupazioni dei banchieri, dei commercianti, degli armatori di Pompei. Dipinti che rivelano, per Sartre, una cultura convenzionale: e scrive subito all'amica Olga Kosakiewicz (con la quale lui e Simone hanno deciso di essere un «trio», in verità molto effimero): «Mi è parso, se vuole, che, anche nel loro tempo (i romani), fossero già l'antichità...». Sartre usa il lei (il vous) con Olga. E'un'abitudine che rispetterà fino alla morte anche con la compagna della sua vita, come accade tra i coniugi nelle famiglie della grande borghesia francese. E' un Sartre tutto immerso in problemi squisitamente turistico-culturali che si muove tra Napoli, Paestum e Pompei in quell'anno così carico di avvenimenti politici Nel mese di maggio, in Francia, ha vinto il fronte popolare di Leon Blum: ma i due professori, lui è appena stato designato al liceo di Laon e lei al liceo Molière di Parigi, non hanno votato, si sono limitati ad assistere «con entusiasmo» al successo elettorale della sinistra. La sola partecipazione politica pen sabile, per entrambi, è l'iscrizione al pcf, ma ci sono «troppe cose contro per farlo Quindi restano spettatori. In luglio è esplosa la guerra civile in Spagna: ma la coppia ha lasciato Parigi senza preoccuparsi eccessivamente poiché «la disfatta dei ribelli (franchisti) sembra certa». In quell'estate i due giovani scrittori hanno deciso di mettere tra parentesi la storia, di farla aspettare. Sono dominati da altri interessi, da altre preoccupazioni. Prima della partenza per l'Italia, l'editore Gallimard ha respinto Melancholia (che l'anno seguente verrà pubblicato dallo stesso Gallimard ma col titolo La nausea e leggermente ripulito nel linguaggio giudicato troppo crudo) e Sartre ha accusato il colpo. Il rifiuto non l'ha lasciato indifferente. Ha appena superato la crisi, sei mesi di allucinazioni e depressioni, sfovocate dalla mescalina che si è fatto iniettare per scrivere un libro sull'immaginazione. Sotto il sole mediterraneo si scopre sulla soglia dell'età della ragione, ha l'impressione che la sua vita sia ormai •fatta», esita, tenta di trovare una via che gli consenta di rompere col passato e al tempo stesso di continuare a vivere nella problematica del¬ l'uomo solo, isolato, che l'ha assorbito per dieci anni. E da quella breve estate napoletana nascerà un racconto dal titolo significativo: «Dépaysement; un titolo che tradotto ha un giusto doppio senso: smarrimento e lontananza dal proprio ambiente. Un racconto inedito, che Sartre giudicò non riuscito e che quindi non pubblicò, e che ora troviamo nel primo volume postumo della Plèiade, in cui sono raccolti i suoi romanzi, insieme con altri inediti relegati in appendici: i tagli fatti con l'accordo di Sartre a La nausea e un diario dei giorni precedenti alla prigionia, nel 1940, e sul primo periodo nei campi di concentramento, a Baccarat e poi nello Stalag XIID. L'apparato critico di Michel Contat e Michel Rybalka ha chiesto più. di dieci anni di lavoro, anche per la dispersione dei documenti o addirittura l'assenza di archivi sartriani. Dapprima del resto Sartre non voleva essere immortalato nella Plèiade, considerando quella prestigiosa collezione «una pietra tombale». Poi Simone de Beauvoir e alcuni giovani amici del Maggio '68 lo convinsero ad accettare la proposta di Gallimard. Lo scrittore aveva tuttavia avuto un giusto presentimento. Il primo volume è apparso dopo la sua morte. E' in effetti una pietra funeraria, resa preziosa dal lavoro di Contat e Rybalka, due sartriani entusiasti ma lucidi, e da quel racconto napoletano che Sartre (seguendo il consiglio di Simone de Beauvoir) giudicò «rate», e che invece risulta importante, forse non equilibrato, ma giovane, esitante, come per appunto Sartre, con i suoi occhiali da seminarista, in quella Napoli del '36. Ritorniamo a quell'estate. Un giorno Simone de Beauvoir va ad Amalfi sola, perché a Sartre non interessa. Lui si aggira per le strade di Napoli, nel tentativo di penetrare, di prendere contatto con la vita brulicante, sordida, sospetta della città. Nella sua mente le riflessioni sul tempio di Nettuno, appena visitato a Paestum, si confondono col desiderio d'avventura, che cerca percorrendo via Roma, «nera come un'ascella», e le impomatate via Umberto e via. Garibaldi, e i vicoli piagati nascosti sui loro fianchi. Scopre la parentela immonda tra l'amore e il cibo: il padre che addenta con slancio le natiche della figlioletta nuda, la carne pallida delle donne, che sembra bollita nella sporcizia, le innumerevoli madonne, bianche e nere, e le montagne di dolci, colorati come porcellane dipinte, le ghirlande di limoni, le fette di angurie sanguigne, le lingue di bue, i prosciutti esibiti come gioielli. Sono immagini felliniane e ancor più felliniano è l'episodio erotico successivo alla passeggiata naturalista. Ecco due uomini che propongono al giovane turista francese di fargli visitare la città nascosta, la Napoli segreta. E Sartre finisce, tutt'altro che riluttante, l'avventura è infine arrivata, in un bordello. Nel 1974 lo ricordava ancora, anche se nel frattempo aveva dimenticato persino il titolo di quel suo racconto inedito. A Simone de Beauvoir che l'interrogava (il dialogo è nella Cérémonie des AdieuxJ lo ha descritto con la precisione di trentotto anni prima nello stendere il racconto sotto l'impulso dei ricordi ancora vivi: una stanza rotonda, con un divano circolare appoggiato al muro, e un altro divano avvolto attorno a una colonna, una donna matura, scura, corvina, robusta, e una più giovane, graziosa, entrambe nude, che imitano svogliatamente le famose posizioni pompeiane della Villa dei Misteri. La più anziana è il maschio. Il racconto occupa un posto di rilievo nell'evoluzione dell'opera di Sartre: doveva essere un prolungamento di La nausea, la quale era l'introduzione all'esistenza. «Dépaysement»^, dice Michel Rybalka nel presentarlo, doveva invece indicare il momento in cui qualcuno è realmente là ed esiste. Doveva essere un testo di transizione tra La nausea e i racconti che poi sarebbero stati raccolti sotto il titolo II muro. Ma alla resa dei conti, Sartre decise che c'era un divario troppo grande di tono per mettere la novella napoletana all'inizio del volume in progettazione. Un'esitazione significativa che colloca il racconto in una posizione di stallo: né prolungamento né una nuova partenza, dicono i curatori del volume della Plèiade. Un'opera «sbagliata» che aiuta a capire il Sartre di quel lontano '36. Lo scritto è a tratti naturalista, anche se Sartre non amava gli scrittori naturalisti. Le allusioni al fascismo sono rare, c'è un solo cenno alla guerra d'Etiopia e neppure uno a quella di Spagna. No, non è un racconto impegnato. Da «Dépaysement» non affiora il substrato dell'Italia di quell'epoca. Sartre in quell'estate pensa a se stesso, è immerso in un estetismo minore, come gli accadrà altre volte nei periodi di crisi. E' probabilmente anche per questo che decise di chiudere definitivamente in un cassetto quel frutto della sua prima esperienza napoletana. Pubblicò tuttavia qualcosa sulla rivista «Verve»: un racconto ridotto, soltanto descrittivo di Napoli, epurato dell'episodio del postribolo, sotto il titolo «Nourritures». Bernardo Valli Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir in una celebre immagine che rìsale agli anni giovanili (Archivio «La Stampa»)