Reagan resuscita il mito americano e scatena l'entusiasmo del Congresso

Reagan resuscita il mito americano e scatena l'entusiasmo del Congresso Interminabili applausi durante il messaggio sullo stato dell'Unione Reagan resuscita il mito americano e scatena l'entusiasmo del Congresso La «rivoluzione federalista» annunciata dal Presidente è stata accolta dal gelido silenzio dei democratici - Ma quando Reagan ha esaltato l'eroismo del Paese, tutto il Parlamento in piedi lo ha acclamato DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — In un brillante discorso, sottolineato da 21 applausi dei repubblicani e dal gelido silenzio dei democratici, il presidente Reagan ha posto l'altra sera le basi di un'autentica rivoluzione civile — o «controrivoluzione», come la chiama lo storico Arthur Schlesinger. Davanti al Congresso riunito in assemblea plenaria per il tradizdo naie messaggio annuale «sullo stato dell'Unione», egli ha avanzato un progetto di riforma costituzionale che distruggerebbe di fatto il New Deal di Roosevelt e la grande società di Johnson. L'attuazione del progetto, sempreché superi l'opposizione democratica al Congresso richiederà 6 anni circa di lavoro. Dopo l'88, nella visione reaganiana, l'America tornerebbe a essere «te federazione di Stati sovrani... suggerita dai padri fondatori*. Il governo federale, in altre parole, abdicherà, a molte sue prerogative a favore delle autorità locali, in base al principio che la democrazia è tanto più ef f i cace quanto più diretta, e la burocrazia centrale «è un peso sulle spalle della gente: U senso dell'abdicazione è che non più il governo ma i singoli Stati dell'Unione saranno responsabili dei servizi sociali L'importanza — veramente storica — del «messaggio» di Reagan non sta solo in questo piano di restaurazione ma anche — o forse soprattutto —nello squarcio che apre nella psicologia dell'uomo. Rea gan è uno dei presidenti più «ideologizzati» che l'America abbia avuto in questo secolo. Quando è chiamato a decidere su questioni di fondo, se gue l'istinto o la passione ( l'impegno di parte. Eletto sulla base di una piattaforma che contemplava un new be ginning, un «nuovo inizio» all'Interno del Paese e il riarmo per una riaffermazione di potenza all'estero, Reagan procede alla sua realizzazione in curante delle difficoltà economiche e dei pareri contrari dei suoi ministri e consiglieri Dispone di due armi formidabili: un magistrale controllo dei «mass media» e una straordinaria forza di persua sione personale. Come condizioni lo stru mento economico all'ideolo già, il presidente Reagan lo ha dimostrato con il rifiuto di aumentare le tasse. La sua piattaforma elettorale prevedeva la riduzione della spesa pubblica, lo sgravio fiscale, la «deregolamentazione» dello Stato e dell'industria, il rafforzamento del dollaro, questa linea egli si atterrà — ha detto — anche in presenza di un deficit di bilancio che potrebbe sfiorare i 100 miliardi di dollari: non altre impo slcsdectdsmgrps ste quindi, ma tagli di 63 miliardi di dollari nei servizi sociali nel prossimo triennio, smantellamento dei ministeri dell'Istruzione e dell'Energia, eliminazione di 75 mila incarichi statali. Il deficit — ha detto il Presidente — calerà gradatamente per effetto di questa strategia. «Ci aspettano mesi duri — ha ammesso Reagan — ma la colpa è degli errori del passato, non del mio programma, che è in vigore da soli quattro mesi; e comunque, già si preannuncia la ripresa per la seconda metà dell'anno: Una voce autorevole si è levata però contro tale tesi: quella del governatore della Riserva federale Volcker. Ignorando la congiuntura. che si riassume in una terrificante percentuale di disoccupati, il 9 per cento, per concentrarsi sulla riforma costituzionale, il Presidente ha giocato d'azzardo. Il suo progetto federalista conserva al governo solo la direzione del sistema pensionistico e di quello sanitario: istruzione, trasporti, tessere annonarie e sussidi finanziari per le famiglie povere vengono delegati ai singoli Stati. E' previsto un meccanismo finanziario «equo» per tale trasferimento, ma non a torto i democratici insistono che non potrà funzionare alla perfezione. In un anno in cui i due terzi del Parlamento devono essere rinnovati, e in cui Wall Street aspettava disperatamente la riduzione del deficit pubblico, un tale gioco d'azzardo potrebbe. ritorcersi ai danni di Reagan e dei repubblicani. Ma se riuscisse, gli Stati Uniti si troverebbero di fronte al maggiore cambiamento degli ultimi 50 anni, e alla sanzione della tesi che «è finito il tempo delle garanzie» dello Stato all'individuo. Per la prima volta nella storia americana, al discorso di Reagan ha fatto seguito alla televisione la dura critica dei democratici, in una trasmissione di mezz'ora. Ma è stata una vecchietta, non un parlamentare, a colpire il segno. •Questo è un altro Hoover — ha detto riferendosi al Presi¬ dente della grande crisi —. La differenza è che Hoover era esplicito e brutale. Reagan è charmant e ti seduce: La verità di questo giudizio è stata chiara alla tv. Reagan non ha avuto bisogno di leggere una sola riga del discorso, e ha trascinato il Congresso a un applauso interminabile, in piedi, quando ha esaltato l'eroismo americano, indicando due uomini tra il pubblico: il senatore Denton, prigioniero per 7 anni in Vietnam, e il giovane Skutnik, che due settimane fa si gettò nelle acque gelate del Potomac a Washington, per salvare una passeggera dell'aereo caduto, il Boeing dell'Air Florida. Ennio Carette

Luoghi citati: America, New York, Stati Uniti, Vietnam, Washington