Il gabbiano di Segrate di Oreste Del Buono

Il gabbiano di Segate LA TALPA DI CITTA' Il gabbiano di Segate LA DIFFERENZA. Pare proprio che questa volta nevichi sul serio. Alzo gli occhi al cielo, e i fiocchi di neve diventano neri. Lo so, è stupido e puerile, ma il ricordo è tanto irresistibile quanto involontario. Altre mattine di avvio al lavoro con il buio e la neve. Ma un sacco di tempo fa, quando ero prigioniero dei tedeschi. Oh, è solo per crogiolarmi nella differenza. Si migliora sempre, non c'è tregua al progresso. Allora, il lavoro a cui venivo avviato non era di concetto ed era all'aperto. L'8 settembre mi aveva impedito di terminare il corso all'Accademia Navale e, senza grado, ero finito tra la truppa, marinai e soldati, e subito costretto alla fatica. Se fossi stato ufficiale, avrei potuto restarmene in lager a meditare sul bene e sul male, a coltivare nell'ozio la frustrazione della sconfitta, la consunzione della rivalsa, invece, come accademista abortito, ero qualcosa di meno di un marinaio e di un soldato, uno studente incapace, alle prese con i problemi più grossolani e immediati. Cosa ci toccherà fare oegi? Nevica, non nevica? Cosa ci spetterà da mangiare?... Batto i piedi in piazzale Slisa, aspettando il pullman della Mondadori che mi porti al lavoro, a Segrate. Certo, non c'è neppure da fare il confronto. Oggi ho ai piedi delle scarpe oneste, non degli zoccoli fraudolenti e attaccaticci. La neve si stacca subito dalle suole. Il confronto non sussiste addirittura. Mi manca qualcosa, però, rispetto ad allora. C'era sempre uno che cantava allora, in prigionia, prima che ci avviassero al lavoro. Un prigioniero russo o un prigioniero jugoslavo, una voce slava, insomma. Cantava, nonostante tutto, di gioia. E poi gli si univa un ita lianuzzo con O sole mio. Qui non canta nessuno. E c'è qualcosa in più, invece. Le automobili degli abitanti dei dintorni, ammucchiate sul marciapiede per la sosta not turna, esercitano i loro motori per affrontare i percorsi accidentati della città. I motori vanno e vanno, sbadigliano e ruggiscono, i tubi di scappamento eruttano gas. Lo stomaco si satura di nausea. Una nausea che dà alla testa. Ma non posso allontanarmi dal punto di ritrovo. Prima o poi il pullman emergerà dalla neve per caricarci e portarci fuori città Un minimo di pazienza, Occorre apprezzare ogni giorno come donato... L'ALLUCINAZIONE Mol te volte sono il primo ad arrivare al secondo piano della cattedrale emergente dal lago artificiale, il sogno barocco in cemento armato che il celebre architetto Niemayer ha progettato per la Mondadori a Segrate Accendo tutte le luci, perché non so bene quali siano i tasti riservati al loculo del «Giallo» nell'open space. Devono essere quelli zona 14 e zona 15, ma non sono sicuro; tutte le volte che imparo, vengo trasferito a un altro piano. I Traslochi Franzosini, la più antica ditta italiana del genere, qui dentro lavorano quasi a tempo pieno per coniugare possibile e impossibile. Il neon, freddamente e ardentemente lampeggiando, scava, disseppellisce, tira a galla un settore dopo l'altro nel labirinto di effimere spartizioni con cui ciascuno cerca di reinventarsi limiti e difese. Lontano, sulla scrivania della segretaria del Giallo il telefono già ronza, esigente e scontato. Non accelero il passo, potrei scommettere circa il tenore della telefonata. Procedo nel labirinto, le varie proprietà abusive sono segnate dà qualche fotografia di famiglia, brandelli di ordini di servizio o notiziari Ansa, note spese inevase, titoli di vecchi errori e controsensi appiccicati ai mobiletti per renderli diversi, personalizzarli. Qua e là, addirittura oggetti personali abbandonati, un maglione immenso con delle toppe arancioni sui gomiti, un ombrello non molto protettivo, un berretto abbastanza malridotto, un grembiulino da chellerina azzurro. Stacco la cornetta... «Redazione del Giallo?...». L'interlocutrice non aspetta neppure il mio assenso, ha fretta di porre la seconda domanda: «Mi sapete dire i titoli delle opere di Agatha Christie che intendete pubblicare prossimamente?...». Scommessa vinta. Agatha Christie è morta nel 1976, ma l'affetto e l'avidità del pubblico del Giallo Mondadori per i suoi libri non accenna minimamente a scemare. Continuiamo a ristamparli. Rispondo automaticamente, è la nostra benefattrice, la nostra patrona, la nostra santa. Santa Christie, e sup sempre sia lodata. E dire che un tempo non mi piaceva neppure tanto, che uomo di scarsa fede. Ormai ne tengo un'immaginetta devotamente appiccicata sul mobiletto in dotazione. Ma stamani ho qualcosa in testa che non mi torna esattamente. E' possibile che, prima, entrando, abbia sentito il richiamo di un gabbiano?... LA SOPRAVVIVENZA. «Ma certo che può esserci un gabbiano...» mi dice G. B. Lavizzari, direttore addetto alla Presidenza della Mondadori, ma anche Presidente della Lipu, Lega Italiana Protezione Uccelli. Il suo ufficio è al quinto piano, il pianò dei massimi dirigenti, davanti a quello del Vicepresidente Mario Formenton. Attraverso la vetrata il paesaggio è splendido: dal tentativo di nevicata fallito è venuto fuori un incredibile sole malinconico ma non per questo meno radioso. Di là dal bosco spogliato dall'inverno, prima delle case, si intravede un pezzo della ruota del Luna Park Idroscalo, il parco di divertimenti teoricamente perenni. Un mezzo Prater. «Non mi prenda alla lettera... Io sono un outsider in materia... » dice il mio interlocutore. «Pare che i gabbiani tipicamente pelagici si vadano estinguendo, perché i mari sono diventati sempre più deserti d'acqua... L'inquinamento, il velo d'olio, eccetera... 1 gabbiani non stret- tornente pelagici, invece, si spingono a cercare qualcosa da mangiare nell'entroterra, e pare che si vadano sviluppando... Non hanno da temere i cacciatori, non sono appetiti... In questo senso sono più fortunati degli stessi rapaci che, anche se dichiarati protetti, vengono abbattuti spesso e volentieri... ». Sono contento: non soffro di allucinazioni. Almeno non di questa di sentire il richiamo di un gabbiano fantasma. E, d'altra parte, se, pur essendo nato in un'isola, non riconoscessi il richiamo di un gabbiano, non saprei proprio cosa fare ulteriormente di me. Ho girato un ufficio dopo l'altro in cerca di conferma al mio dubbio. La maggior parte della popolazione Mondadori mi ha trattato con diffidenza e scetticismo, ma, alla fine, ho trovato chi mi poteva dare l'informazione «La vecchia zoologia, in fondo, era una zoologia da zoo... Come un'antropologia da carceri... La zoologia sul campo è un poco una novità...» dice il mio interlocutore, e insiste nel dichiararsi un outsider. «I gabbiani svernano a Segrate, poi se ne tornano su... Sempre meglio quest'acqua che quella del lago di Costanza d'inverno... Nella città o comunque nelle immediate vicinanze si sfamano di rifiuti, si alimentano alle discariche... I gabbiani sono ad alta valenza ecologica...». Insomma, hanno un apparato digerente eccezionale, mandan giù tutto. Ma è l'ora di mensa, vado a mangiare anch'io: oggi, forse, c'è la pizza, che manca da troppi giorni. Mi porto dietro un fascicolo della rivista della Lipu, Uccelli, prò avibus. L'iscrizione alla Lega costa poco, e poi danno la rivista gratis. Lire 10.000. Non ci si fa più nulla con una somma simile... GRAFFITI MILANESI. E' una frase che dev'essere piaciuta a chi l'ha scritta la prima volta. L'ho già letta in metropolitana, la ritrovo, imbrattata su un manifesto pubblicitario, alla fermata del pullman che mi ha riportato da Segrate. Mi è impossibile non rileggerla ancora una volta: «Quando crederai di essere giusto, allora sarai diventato un pirla... ». La prossima volta che la rileggo, deciderò se sia un ammonimento o un programma. Non si sa mai... Oreste del Buono

Persone citate: Agatha Christie, Franzosini, Lavizzari, Mario Formenton, Mondadori, Park Idroscalo

Luoghi citati: Citta', Segrate