L'antica rotta del neo-Raìss di Igor Man

L'antica rotta del neo-Raiss OSSERVATORIO L'antica rotta del neo-Raiss Il disgelo tra il Cairo e Mosca si accentua sempre di più; il presidente Mubarak appare deciso a correggere la rotta dopo la lunga «sbandata» filoamericana di Sadat, durata dieci anni. E' di ieri l'annuncio del ministro degli Esteri egiziano. Ramai Hassan Ali: il governo cairota ha chiesto ai sovietici l'invio o, meglio, il ritorno, di 66 esperti «per la realizzazione dei piani di sviluppo». Si pensava che Mubarak attendesse la data fatidica del 26 aprile (quando dovrebbe avvenire lo sgombero degli israeliani dall'ultimo lembo del Sinai) per tornare alla vecchia politica, cara a Nasser, detta del pendolo, una sorta di nonallineamento caratterizzato da calcolate oscillazioni tra Est e Ovest; e ciò nel solco di una secolare costante storica dell'Egitto. Ma già il 14 gennaio, durante la sua rapida conferenza stampa all'aeroporto di Fiumicino, il ministro di Stato agli Esteri. Butros Ghali, aveva parlato dei suoi viaggi in India, di quello a Belgrado, intesi a «rafforzare» il movimento dei Paesi non allineati. L'Egitto, spiegò Ghali. non è per l'equidistanza fra Usa e Urss, ma per una posizione «equilibrata». Insomma, l'America è destinata a rimanere l'interlocutore privilegiato, non fosse altro perché senza i due miliardi di dollari l'anno che il Cairo riceve da Washington sarebbe il disastro; però gli egiziani sentono l'urgenza di riprendere con Mosca rapporti «regolari e proficui». Nel settembre scorso Sadat decretò l'espulsione degli esperti russi, in numero di circa 500, in seguito alla «scoperta» di un presunto complotto contro il suo regime. Oltre agli esperti, Sadat cacciò l'ambasciatore. Wladimir Polyakov, 4 diplomatici e due giornalisti accreditati al Cairo che avrebbero tramato insieme con l'ex primo ministro El Zayyat. Tre settimane dopo la cacciata dei russi (la seconda nella storia del regime sadatiano). il terzo Raiss cadeva sotto i colpi di un commando integralista. Due mesi dopo, Zayyat veniva scarcerato, e, poco dopo, fu annunciato che l'Urss avrebbe cooperato alla ristrutturazione della diga di Assuan. Contestualmente, l'Egitto accoglieva la richiesta sovietica di aumentare il suo personale all'ambasciata del Cairo. Ancora oggi le rispettive ambasciate sono rette da incaricati d'affari; ma il 24 gennaio Mubarak ha detto allo Spiegel che la nomina di ambasciatori al Cairo e a Mosca è «inevitabile». Cosi come inevitabile si prospetta il rilancio del dialogo politico. I russi realisticamente appaiono disposti a dimenticare tutte le umiliazioni subite per tentare di reinserirsi in un Paese-chia ve quale l'Egitto, e quest'ul timo, altrettanto realistica mente, pensa che, dopo la fine de facto di Camp David, non sarà facile passare a una successiva fase di negoziato senza il contributo c il tacito assenso di Mosca Paradossalmente, la normalizzazione dei rapporti con il Cremlino sarà forse il primo passo verso il ritorno dell'Egitto in seno alla Umma, la grande «famiglia» araba. Igor Man Mubarak: ritorno alla politica del pendolo tra Est e Ovest