I due carabinieri condannati a morte sapevano troppo d'un traffico d'armi

I due carabinieri condannati a morte sapevano troppo d9un traffico d'armi I due carabinieri condannati a morte sapevano troppo d9un traffico d'armi Cominciato in assise il procesr o ai presunti mandanti del duplice assassinio del maggio 77 a Moncalieri: quattordici imputati (otto per omicidio premeditato) - Depone un ex militare: era l'infiltrato in caserma della banda? Tonino Gubbioni e Giuseppe Terminiello, i due carabinieri uccisi a Moncalieri la notte del 2 maggio '77. caddero in un agguato mortale ordinato dai capi di un'organizzazione criminale di cui avevano scoperto le trame. E il processo incominciato ieri in seconda corte d'assise dovrebbe scrivere la vera storia sul loro assassinio, sulla loro condanna a morte. Alla sbarra, i presunti mandanti, i fratelli Santo, Giuseppe e Francesco Miano, i fratelli Carmelo e Sebastiano Messina. Alfonso Cammarata; quelli indicati come gregari, Francesco Di Gennaro. Carmelo Puglisi. Devono rispondere di omicidio premeditato. Con loro ci sono Pietro Billieux, Francesco Giolitto, Rocco Martelli, Antonio Chessa, Claudio Franco, accusati assieme ai primi 8 di associazione per delinquere. Al gruppo va aggiunto Salvatore Farre Figueras, ritenuto il killer, già condannato a 30 anni di carcere per il duplice omicidio e che ora risponde soltanto di associazione per delinquere. Questo processo si aggancia alia decisione della corte d'assise che in primo grado nel luglio '77 condannò Farre Figueras all'ergastolo (pena poi ridotta in appello) e ordinò un supplemento di istruttoria per chiarire le esatte circostanze in cui erano stati uccisi Gubbioni e Terminiello. Un impulso decisivo alle indagini fu dato dai parenti dei due carabinieri uccisi che in tutti questi anni, con i loro le¬ gali di parte civile, si sono battuti per arrivare alla verità. Gubbioni e Terminiello sapevano di aver messo le mani su qualcosa di grosso, un traffico di droga e di armi che forse dovevano servire a gruppi terroristici (su questo aspetto inquietante sta indagando ancora l'ufficio istruzione). L'arresto di un ladro di formaggi che sapeva però molte cose sull'organizzazione aveva dato loro la «dritta». I due carabinieri avevano messo sotto pressione i locali frequentati dal «giro», erano riusciti ad individuare «l'ufficio» nel retro di un bar che i Messina usavano per lo spaccio della droga, scoperto un locale in via Zara 15 dove si trovava un arsenale di armi. A quel punto, secondo l'accu- sa. i capi dell'organizzazione ordinavano la loro condanna a morte. Ad eseguirla fu, per i giudici, Salvatore Farre Figueras. L'«assenso» all'esecuzione sarebbe partito da Santo Miano, in carcere a Novara, rre testimonianze precise, di Salvatore Giamporcaro, il ladro di salumi, Antonio Ribaudo. compagno di cella a Novara del Miano e Dominique Murriel Bouillon hanno portato sul banco degli imputati i presunti vertici e la base dell'organizzazione. Infine c'è Antonio Chessa, il personaggio più inquietante della vicenda. Per l'accusa è l'elemento dell'organizzazione «infiltrato- nella caserma dei carabinieri. Il Chessa avrebbe fornito informazioni all'organizzazione sui turni di servizio dei colleghi in cambio di «tangenti». Ieri è toccato proprio all'ex carabiniere aprire la serie degli interrogatori. -Conoscevo Cammarata da un paio di anni — ha detto — mi dava delle informazioni soprattutto sulle macchine rubate, una volta mi fece anche arrestare un tizio-. Dalla gabbia ha urlato Cammarata: 'Brutto bastardo-. Confuso e a disagio. Chessa ha cercato di convincere i giudici (pres. Bonu, p.m. Tinti) che lui al massimo dava notizie sui suoi turni di servizio non di quelli dei colleghi. Il presidente Bonu ha faticato due ore per strappargli qualche ammissione. Ad un certo punto è esploso: «TVon ci faccia perdere tempo». Poi. durissimo: «Afa lei si rende conto di quello che è successo ai suoi colleghi?Si sforzi di dire la verità: Tutto inutile. L'ex carabiniere ha continuato a negare anche le cose più ovvie dette in istruttoria. Una sequela di • non so», «mi ricordo ma non mi vienew, ha costellato l'interrogatorio. Vano l'invito del presidente ad avere un po' di coraggio. Nel vuoto sono cadute anche le sollecitazioni dei difensori avvocati Altara e Bertolino. L'imputato ha ammesso di aver avuto un diverbio con Terminiello e Gubbioni che avevano scoperto il suo «ruolo» e che informò della discussione il Cammarata. Pressato e un po' disorientato dalle domande insistenti ha ggiunto con un filo di vo¬ ce: • Cammarata mi disse che potevo stare tranquillo, Terminiello e Gubbioni avrebbero fatto una brutta fine». Si legge nal rinvio a giudizio: «La teste Bouillon (convivente di un intimo amico dei Miano) ha rivelato che era stato preparato un agguato anche con l'aiuto di un carabiniere complice del Miano. Toccherà alla Corte chiarire in dibattimento il dubbio: Ma da quel che si è visto sarà molto duro per i giudici sollevare il velo per far luce una volta per tutte su questa storia. Il processo continua oggi.

Luoghi citati: Cammarata, Messina, Moncalieri, Novara