I giovani sono con Berlinguer gli anziani turbati ed incerti di Ezio Mauro

I giovani sono con Berlinguer gli anziani turbati ed incerti I giovani sono con Berlinguer gli anziani turbati ed incerti Incontro con i militanti comunisti della base - Terracini: «Non escludo che Mosca tenti di provocare scissioni nel nostro partito, escludo che ci riuscirà. Indietro non torniamo» ROMA — -Come tutte le mattine ho preso in mano l'Unità e la mia scopa da spazzino, e sono andato al lavoro; racconta Claudio Siena, 39 anni, segretario della sezione «Cinecittà* del pei romano. •Ho aperto il giornale, ho letto, e, dico la verità, non volevo crederci. Afa come, invece di discutere, i sovietici ci scaricano addosso insulti, dicono che i nostri dirigenti hanno tradito il socialismo. Altro che "strappi" e forzature da parte nostra. Sono loro che cercano l'incidente e vogliono la rottura: e chi tra noi ha ancora certe nostalgie, farebbe bene a capirlo». Alle sei di sera, finito il lavoro, alla •Cinecittà* come in quasi tutte le sezioni del pei romano le vecchie nostalgie sono venute a galla, insieme con l'orgoglio di partito offeso dall'attacco della Pravda al nuovo corso di Berlinguer. Quando Claudio Siena ha chiesto agli iscritti della sua sezione che cosa pensavano di questo conflitto tra il pei e il pcus, si è alzato Tolmino Lucarini, 61 anni, «levigatore di pavimenti* di professione, tessera comunista dal '42: «/o sono d'accordo con Mosca — ha detto —.evi spiego perché. Sono anni e anni che noi comunisti italiani mettiamo l'Urss sotto processo, e vogliamo fare i giudici degli altri. Loro dovevano forse stare zitti e non reagire? Quando sento certe "novità" nel partito, faccio fatica a non reagire io stesso. L'altra sera sono andato via dal congresso del pei romano, perché stavo per interrompere Pajetta, e la sua lunga requisitoria contro i Paesi dell'Est. Eh no, compagni: se il peso dell'Urss, e la sua potenza militare venissero meno, la classe operaia di tutto il mondo farebbe un salto indietro non di cento, ma di trecento anni, perché il capitalismo è sempre quello del primo maggio di Chicago. Ricordiamocelo». Allora è questo il primo effetto della scomunica che viene dall'Est, lo scontro tra le due anime del partito? «Sto¬ rie », spiega Massimo Marzullo. 34 anni, segretario della sezione di fabbrica della «Fatine», un'azienda metalemccanica con 260 iscritti al pei. 'Certo, tra noi c'è qualcuno soddisfatto, perché quelle stesse critiche che aveva rivolto alle nuove tesi del pei in politica internazionale, oggi le vede riprendere dalla Pravda. Ma sono casi marginali. La provocazione sovietica è troppo forte. Anche chi aveva qualche dubbio sulla linea del partito, si sente offeso. Il Cremlino non lo sa, ma con un 2ttacco cosi rozzo, cosi pesante, così diretto, ci ha rimesso '.utti d'accordo». • Ma certo — incalza Nino Giammarco, 34 anni, iscritto alla sezione "Centro" —, nessuno si lascia più ingannare da un articolo che sembra scritto trent'anni fa, ai tempi in cui Lenin attaccava Kaut- sky. Quella gente, a Mosca, crede di avere il monopolio del marxismo. E si sente autorizzata a fare dello sciacallaggio, come quando specula sul terremoto al Sud, o tenta operazioni più pericolose, come quando chiede alla classe operaia italiana di non riconoscere più come suoi rappresentanti gli attuali dirigenti del pei. Insomma, é qualcosa di peggio d'una scomunica. Ma, io dico, ben venga. Cosi ci libereremo della vecchia zavorra del mito dell 'Urss». •SI — aggiunge Ambretta Diamanti, vent'anni di tessera, rappresentante sindacale alla "Fìnmare" —, l'Urss deve adattarsi ai tempi. Anche chi come me ha criticato certe posizioni del pei sulla Polonia, perché in Solidarnosc c'erano un po' troppi reazionari, non può accettare attacchi come quello della Pravda. E' una reazione sbagliata, che rischia di diventare un boomerang, e di isolare l'Urss». •Anch'io mi sono trovato in gran parte d'accordo con le riserve del compagno Cossutta — dice Marcello Tavella, operaio metalmeccanico, 34 anni, iscritto al pei dal '71 —, ma oggi, sia pure a malincuore, devo dire che l'Urss ha sbagliato, e non accetto quella specie di scomunica che ci ha buttato addosso, anche se non accetterei una rottura con Mosca». •Rompere sarebbe sbagliato — spiega Stelvio Garasi, 32 anni, iscritto dal '67 alla sezione "Campitelli" —, perché la Rivoluzione d'Ottobre non è certo fallita, nonostante quello che dicono certi ultimi documenti del pei. Possono aver fallito gli uomini, questo si, ma il sistema funziona». E i vecchi, le vecchie tessere, cos'hanno da dire? «Per me, quella rivoluzione è una bandiera che sventola ancora — ammette Mario Pompili, 72 anni, iscritto dal '43 —, e per questo la svolta di Berlinguer mi ha un po' scosso, con le sue critiche all'Urss. Poi ci ho pensato su, e mi sono accorto che la Russia dal '56 in poi non ci ha mai dato una mano, anzi ha sempre trascinato il socialismo in mezzo ai guai. Cosi adesso quella scomunica non mi impressiona. Dicano, scrivano, facciano pure. A me dispiace: però il pei non deve rinculare di un millimetro». Dal fondo della storia del pei, Umberto Terracini spiega che i passi indietro non sono più possibili: 'Scomunica? Diciamo che quello di Mosca è un richiamo, un rimprovero, un preavviso. Ma non può portare a scissioni: non escludo che Mosca possa tentare una rottura di questo tipo, ma escludo che per quanto profondi siano i legami di molti gruppi interni al pei con il pcus, si arrivi a una scissione. Come sono certo che questo attacco non frenerà la marcia del pei. Certi giudizi sono stati meditati a lungo, non possono essere superati per un volgere di alba e di tramonto». Ezio Mauro