Pellizza e Morandi 70 anni di disegni tra l'800 e il '900 di Angelo Dragone

Pellizza e Morandi 70 anni di disegni tra i'800 e il '900 LE MOSTRE D'ARTE A TORINO Pellizza e Morandi 70 anni di disegni tra i'800 e il '900 m..Jn questi ultimi giorni — scriveva Pellizza da Volpedo a Vittorio Pica nel gennaio 1901 — ho potuto meglio armonizzare due bozzetti. Essi mi tentano ora più. dei quadri... Li intitolerei: Il ponte e Membra stanche: In realta soltanto nell'anno seguente ne avrebbe impostato i dipinti: per finire il secondo (intitolato poi Emigranti) nel 1905. dopo una lunga elaborazione cui si deve, tra l'altro, anche il bellissimo disegno, più grande del quadro, esposto in questi giorni nella mostra «Disegni '800 e '900» ordinata nella saletta della galleria «Il collezionista» (via della Rocca 11, ma suonare al 10). Anche se la ragione prima dei suoi quadri era sempre la pittura, il Pellizza teneva ad affermare nelle stesse sue opere la «missione tutta umana e civile» di un'arte che non doveva essere tanto «per l'arte» quanto «per la vita». Nella vasta pagina del disegno esposto, che potè risentire delle coeve ricerche del Quarto Stato e dell'astrazione cromoluminosa del Sole (1904), al patetico sentimento delle opere giovanili si è evidentemente sostituita l'ampia scansione spaziale con cui le figure «armonizzano» attraverso gesti ed atteggiamenti che rivelano il senso introspettivo di figurazioni che giungono ad elaborare la realtà esterna, per offrirne davvero una «intensificazione». La mostra spazia cronologicamente per una settantina d'anni; da un disegno, Sul balcone, «replica» del quadro dipinto da Segantini nel 1892, ad una Natura morta di Morandi del 1962: pochi oggetti, qui, di semplicissima struttura, che hanno consentito al maestro bolognese di farne qualcosa di essenziale, basato tutto sulla luce, i contorni appena rinforzati da una discriminante ombra tonale. L'esposizione comprende ancora alcuni studi di Zandomeneghi, una curiosa incisione di Boldini, con qualche suo schizzo e il grande acquerello con la pungente sensualità di uno dei suoi nudi femminili; la salda Figura (1916) di Carrà e altri fogli di Sironi, de Chirico e Rosai. * * Quasi sulle orme di Patrik Procktor, di cui è stato assistente nel 1972-73. l'inglese Phelan Black (n. 1948 a Bralntree, Essex) espone per la prima volta in Italia alla Galleria L'Approdo» (via Bogino 17). Pittore e scultore, ha studiato a Londra facendo, per vivere, i mestieri più diversi, compresi quelli del falegname e del muratore, sempre pronto tuttavia a mettersi a dipingere ogni volta che un certo tema poteva interessarlo. Gli bastava allora anche una scatola di colori, qualche foglio di carta e un paio di pennelli. I suoi acquerelli rivelano cosi la spontaneità del suo temperamento, ma anche la consapevolezza della lunga tradizione cui il pittore attinge. Non rappresentano che brani di vita: delle nuvole che passano nel cielo come una Veduta di Firenze dalla collina fiesolana, un Nudo steso su un tappeto o il riflesso d'una finestra sullo schienale d'una poltrona, in quegli interni dove a volte l'interesse del pittore più della figura sembra privilegiare l'umile angolo di un ambiente colto con autentico spirito di poesia. Nel riecheggiare ancora una volta la recente valorizzazione dell'artigianato artistico d'Oltralpe — cui ultimamente era stata dedicata un'intera esposizione parigina, «Les Métiers d'Art en France» — la nuova mostra del Centro culturale Franco-Italiano di via Donato presenta i «Ricami selvaggi» di Lucienne Lanski. Vi si scoprono immagini di uccelli e nidi tra gli alberi, figure angeliche e donne-farfalle che si affidano al sottile filo colorato d'un liberissimo ricamo capace di farne altrettanti motivi di surreali iridescenze. Da Weber (via S. Francesco da Paola 4), i più recenti lavori di Marcello Jori (Merano 1951, risiede a Bologna, caro a Barilli) rinunciano al supporto fotografico di cui sin qui l'artista si era valso. Ne risulta potenziata l'immaginazione, sicché egli sembra andar per mari e galassie, senza rinunciare però a penetrare, in un suo dipinto, le ordinate strutture d'un cristallo. * * E' soltanto la traccia d'un contorno a far argine alle luministiche graniture del carboncino o al groviglio dei segni sottili che emergono dalle incisioni di Janos Bencsik (n. Budapest 1945) ospite dell'Art Club (via Brofferio 3). Basta tuttavia a dar forma all'espressionismo delle sue figurazioni altrimenti scomposte in un neomanierismo che sa di Giacometti e del Pontormo insieme. , . _„ Angelo Dragone Domani sulla rete 1

Luoghi citati: Bologna, Budapest, Firenze, Italia, Londra, Torino, Volpedo