De Michelis: «Gli Usa ci aiuteranno se diremo no al gasdotto siberiano» di Ennio Caretto
De Michelis: «Gli Usa ci aiuteranno se diremo no ai gasdotto siberiano» Concluso il viaggio del ministro delle Partecipazioni statali in America De Michelis: «Gli Usa ci aiuteranno se diremo no ai gasdotto siberiano» Il governo Reagan ha promesso di favorire le importazioni di tecnologie dall'Italia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Attraverso il ministro delle Partecipazioni statali, Gianni De Michelis, che ha concluso ieri la visita di dieci giorni negli Stati Uniti, il governo Reagan ha rinnovato la richiesta che l'Italia rinunci alle esportazioni tecnologiche per il gasdotto siberiano. In cambio ha offerto una stretta collaborazione nel settore energetico, non solo con forniture di carbone, ma anche attraverso «joint ventures», del tipo appena realizzato tra l'Eni e la Occidental Petroleum, e con investimenti italiani negli Stati Uniti. Il governo Reagan si è inoltre detto pronto a favorire le importazioni dall'Italia, soprattutto di tecnologie e prodotti specializzati, e ad aiutarci a superare contenziosi come quello sul «dumping» degli acciai, cosa che darebbe un forte impulso alla ripresa economica del nostro Paese. Al di là delle polemiche sul gasdotto siberiano—ha detto De Michelis — è chiaro che gli Usa non solo sono convinti delle capacità dell'«azienda Italia», ma sono anche disposti a farne una delle sue mag glori partner industriali e commerciali. Il ministro delle Partecipazioni statali ha ammonito, però, che il governo Reagan è prossimo «a una decisione, sul gasdotto: 'Non posso indi care delle scadenze precise, ma ho la sensazione che si tratti di giorni, al massimo di settimane». A quanto gli ha riferito il collega americano del Tesoro Regan, esso non esclude di dare, in cambio, ga ranzia della sospensione delle forniture di cereali all'Urss, «Su questo punto un dibattito è in corso nell'amministrazione repubblicana», ha dichia rato De Michelis, 'quello che li ha trattenuti finora è che, in assenza dei loro, i cereali potrebbero essere forniti a Mosca da nazioni come il Canada e l'Argentina». , Alle argomentazioni che gli venivano presentate per sondare la disponibilità italiana alla rinuncia delle esportazio ni tecnologiche in Russia, De Michelis ne ha contrapposte alcune altre. In primo luogo, ha sottolineato che l'Italia non si può scostare, su di un problema di tale gravità dal resto dell'Europa. Inoltre, il nostro Paese ha bisogno di energia al più presto, e in misura notevole, per la metà degli Anni 80: in caso contrario si troverebbe in piena crisi. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti, comunque, ha messo in rilievo De Michelis, egli non ha tratto l'impressione che la controversia sul gasdotto siberiano possa danneggiare le nuove prospettive di «partnership» italo-americana. Il ministro delle Partecipazioni statali ha visitato New York, Los Angeles, San Francisco, Washington, e le loro comunità industriali e italo-americane. A Washington stato ricevuto dal ministro del Tesoro Regan, da quello del Commercio Baldrige, da quello degli Interni Edwards e dal sottosegretario di Stato Stoessel. Ha avuto riunioni anche con il leader della confederazione sindacale Kirkland e i leader delle più grandi corporation, da Garvin della Exxon a Roderick della U. S. Steel, da Brown della A.T.T. a Wilson della Boeing. In concreto, De Michelis ha altresì discusso degli accordi tra l'Agusta e la Mar¬ tin Manetta e tra la Comsat e la Stet, che dovrebbero portare un notevole contributo allo sviluppo della tecnologia italiana. «Lo scopo della mia visita — ha detto De Michelis ai giornalisti in una breve conferenza stampa alla fine del viaggio, — ero innanzitutto di gettare le basi di un miglioramento della qualità e della quantità dei rapporti economici tra gli Usa e l'Italia». «Sono convinto — ha aggiunto — che questo sia il momento opportuno per noi per en- trare nel mercato americano. Esso può diventare una delle componenti decisive della nostra ripresa industriale». Sino a che punto la politica sugli acciai può danneggiare l'intesa che si viene delineando a livello governativo? Alla domanda, De Michelis ha dato una risposta ottimistica, come già a quella sul gasdotto siberiano. Egli ha messo in rilievo che in realtà l'Italia non e sullo stesso piano degli altri Paesi contro cui le grandi aziende americane hanno presentato ricorso in tribunale: essa, infatti, si limita a vendere negli Stati Uniti tubi alla U. S. Steel, e ha in progetto di vendere anche gli impianti per la loro produzione. Il pericolo, ha detto, è tuttavia che «si faccia di ogni erba un fascio». Al termine del viaggio. De Michelis ha tenuto alla Casa italiana della Columbia University una conferenza sulla situazione economica e politica italiana, in cui ha asserito che il 1982 sarà un anno decisivo, e ha riproposto tra le riforme da attuare, in primo luogo, quella strutturale diretta alle grandi imprese e all'industria pubblica. Ennio Caretto
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