Che cosa si sono detti a Yalta di Ferdinando Vegas

Che cosa si sono detti a Yalvq Come si è svolta, e quali tappe l'hanno preceduta, la conferenza che ha segnato il destino dell'Europa Che cosa si sono detti a Yalvq Dai colloqui di Casablanca tra Churchill e Roosevelt alla conferenza di Teheran, con Stalin - Incontrandosi a Mosca con il capo sovietico, il premier inglese aveva già proposto una divisione in sfere d'influenza - In una settimana di conversazioni, si affrontarono il problema della Germania, e quelli polacco, dell'Europa liberata e delle Nazioni Unite - Ma nelle formule approvate c'era già il germe della guerra fredda Il «mito di Yalta», come rilevava mercoledì scorso su queste colonne Arrigo Levi, è ormai dissipato sul piano storico; a meglio convincersene è tuttavia opportuno vedere che cosa avvenne effettivamente a Yalta, partendo dalle premesse e considerando la situazione politica e militare in cui, al momento della Conferenza (4-11 febbraio 1045), si trovavano i «tre grandi» alleati, Stati Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna. Due anni prima, nel gennaio 1943, Churchill e Roosevelt si erano incontrati a Casablanca, dove fu concordato e reso pubblico il principio della «resa incondizionata* da imporre alla Germania, al Giappone e all'Italia. Il presidente americano intendeva cosi placare la diffidenza di Stalin, che si era rifiutato di intervenire a Casablanca, per la mancata apertura del 'Secondo fronte' attraverso la Manica, convincendolo che gli alleati occidentali non avrebbero concluso quella pace separata che era il timore ricorrente del dittatore sovietico. Questa assicurazione parti- colare non offriva però base sufficiente per fondarvi relazioni veramente amichevoli tra gli alleati; e nemmeno bastava, in generale, l'impegno posto da Roosevelt nel coltivare la cooperazione con Stalin, fiducioso di poterla mantenere anche nel dopoguerra. Già durante la g 'rra, col mutare della situazione militare e politica, si rinfocolarono gli antichi e mai sopiti sospetti reciproci e si delinearono sempre più nettamente i contrasti d'interessi. Quando Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrarono per la prima volta, a Teheran, alla fine del novembre 1943, il destino dell'Europa orientale, e della Polonia in particolare, fu oggetto di discussione tra Stalin e Roosevelt: il primo non ammetteva assolutamente che fosse ricostituito un 'Cordone sanitario* alle frontiere occidentali del suo Paese e, quanto alla Polonia, voleva sia un governo «amico» a Varsavia, sia l'assegnazione definitiva all'Unione Sovietica della vasta porzione orientale (etnicamente, però, non polacca) che Mosca, d'accordo con Hitler, si era annessa nel settembre 1939. Roosevelt da una parte comprendeva la posizione di Stalin, che in fondo era dettata dall'obiettivo fondamentale dell'Unione Sovietica, la ricerca della sicurezza; d'altra parte, sapeva quanto gli americani fossero attaccati al principio dell'autodeterminazione dei popoli, sancito nella Carta Atlantica, ed aveva inoltre le sue preoccupazioni elettorali, per i voti dei 6-7 mi lioni di americani di origine polacca. In sostanza, in una conversazione privata con Stalin, egli fece capire che non si sarebbe opposto allo spostamento dei confini della Polonia (compensata ad Occi dente a spese della Germa- nia), né all'annessione degli Stati baltici, purché Stalin fosse comprensivo delle sue difficoltà interne. La questione non era però affatto risolta e si ripresentò in tutta la sua gravità a Yalta, secondo e ultimo incontro tra Roosevelt, Churchill e Stalin. Al momento dell'apertura della Conferenza, i sovietici si trovavano a neppure 70 chilometri da Berlino; avevano infatti anticipato al 12 gennaio l'offensiva prevista per una data successiva, venendo cosi incontro alla richiesta alleata di alleggerire la situzione sul fronte occidentale, dove Hitler aveva sferrato, il 16 dicembre, la conf rof fensiva delle Ardenne. Ben più che la carta militare, le vere carte di Stalin erano altre, anzitutto la situazione di fatto, con l'Armata Rossa nell'Europa orientale, i proconsoli sovietici a Bucarest e a Sofia, il «Comitato di Lublino» insediato a Varsavia dal 1° febbraio, come governo provvisorio polacco. A Yalta, comunque, non vi fu alcuna concessione dell'Europa orientale all'Unione Sovietica, per la semplice ragione che essa era già avvenuta: nell'ottobre 1944, allorché Churchill, incontrandosi a Mosca con Stalin, gli propose, sostenendone l'approvazione, la famosa divisione dell'Europa sud-orientale in sfere di influenza, secondo preci¬ se percentuali. Cosi la Grecia ricadeva nella sfera occidentale, la Jugoslavia era spartita a 50/50, Bulgaria, Romania ed Ungheria rientravano nella sfera sovietica. E' vero che questo accordo non aveva il minimo valore legale ed è anche vero che gli Stati Uniti, contrari alle sfere di influenza, non l'accettarono mai. Ma era tuttavia una realtà politica, che completava quella militare. Roosevelt dovette quindi condurre a Yalta una battaglia diplomatica molto difficile. Yalta non fu né •l'alba di un nuovo giorno*, come disse Hopkins, il consigliere di Roosevelt; né «il punto alto del successo diplomatico sovieti¬ co e corrispondentemente il punto basso americano*, a giudizio dello storico americano Chamberlain. Invece, secondo Diane Shaver Clemens, autrice di un fondamentale studio intitolato appunto »Yalta*, *l'unico modo realistico di considerare Yalta è di guardare ad essa come a una tradizionale situazione diplomatica di negoziati, astratta dal suo contesto carico di emotività*. Di che cosa si discusse, su che cosa ci si accordò a Yalta? Stando ai verbali della Conferenza, gli argomenti principali riguardarono la Germania, le Nazioni Unite, il Giappone, la Polonia e l'Europa liberata. Circa la Germania, oltre al¬ l'occupazione e al controllo degli alleati dopo la disfatta, si stabili che dovesse pagare riparazioni, prendendo come base la proposta sovietica di un totale di 20 miliardi di dollari, per metà destinati all'Unione Sovietica. Sulle Nazioni Unite, superato lo scoglio della procedura di voto al Consiglio di sicurezza, ci si accordò per la Conferenza costitutiva il 25 aprile a San Francisco. Quanto al Giappone, si fissò l'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro di esso a tre mesi dalla fine della guerra in Europa e furono precisati i guadagni territoriali che Mosca avrebbe conseguito. Le difficoltà maggiori sorsero sulla questione della Polonia, che presentava due problemi, i confini e il governo. Il primo fu risolto assegnando i territori orientali all'Unione Sovietica, con lievi rettifiche a favore della Polonia, e rinviando «la determinazione finale della frontiera occidentale... alla Conferenza della pace* (sarà, di fatto, la linea Oder-Neisse). Per il governo si concordò questa formula: 'Il governo provvisorio che attualmente è in carica in Polonia (quello importato dai sovietici) dovrà pertanto essere riorganizzato su più ampie basi democratiche con l'aggiunta di personalità democratiche nella Polonia stessa e di emigrati*, e si chiamerà allora 'governo provvisorio polacco di unione nazionale*; esso «si impegnerà a tenere al più presto libere elezioni sulla base del suffragio universale e del voto segreto*. La 'Dichiarazione sull'Europa liberata*, infine, riaffermava esplicitamente il principio della Carta Atlantica circa il 'diritto di tutti i popoli di scegliere la forma di governo sotto il quale essi vogliono vivere*. Yalta. Il presidente americano Franklin D. Roosevelt e il premier inglese Winston Churchill si consultano durante la Conferenza Esagerava certamente Stettinius, il segretario di Stato americano presente a Yalta, scrivendo che l'Unione Sovietica « ha fatto agli americani e agli inglesi concessioni maggiori di quelle che sono state fatte ai sovietici stessi*. E' indubbio, però, che Roosevelt aveva ottenuto due risultati che gli premevano, sulle Nazioni Unite e sull'ingresso in guerra dell'Unione Sovietica contro il Giappone; aveva pagato dei prezzi, sulle riparazioni tedesche e soprattutto sulla Polonia ma, stando alla lettera degli accordi, aveva assicurato libere elezioni ai polacchi e l'autodeterminazione ai popoli dell'Europa liberata. Purtroppo queste assicurazioni, che per Roosevelt avevano valore sostanziale, per Stalin erano pure formule verbali, da trascurare se gli eventi successivi l'avessero consigliato. E cosi infatti avvenne, ben presto dopo Yalta, ma questa, come usa dire, è un'altra storia, la storia della 'guerra fredda* ancora imprevedibile nel febbraio 1945. Ferdinando Vegas