Tesori di due Muse in Campidoglio di Francesco Vincitorio
Tesori di due Muse in Campidoglio APERTA IERI A ROMA LA MOSTRA «GUGGENHEIM VENEZIA - NEW YORK» Tesori di due Muse in Campidoglio Per la prima volta esposti insieme sessanta capolavori raccolti grazie all'acume e alla passione di due donne: Peggy Guggenheim e Hilla Rebay - Da Picasso a Kokoschka, da Modigliani a Chagall, a Mirò ROMA — Da ieri, con il titolo «Guggenheim VeneziaNew York», sessanta opere della Fondazione Guggenheim sono esposte in Campidoglio. Percorrendo la Pinacoteca Capitolina che, vuotata dei quadri antichi, le ospiterà fino al 28 marzo, il pensiero corre a Palazzo Pitti a Firenze, dove, pochi mesi fa, furono presentate cento opere del Museo di Praga. Non tanto per fare confronti, magari tra una fondazione privata e un'istituzione pubblica, quanto per una sorta di continuità che subito emerge dalla visita. In quell'occasione fiorentina, come diceva il sottotitolo, il percorso era: «da Monet a Picasso». Qui (con alcune «presenze» comuni, come quelle di Léger, Kokoschka, Mirò e lo stesso Picasso) si va dal primo Braque a Pollock. In un certo senso — implicita contrapposizione a vari, recenti tentativi, onnicomprensivi e un po' generici — una rigorosa linea ideale: quella dell'Avanguardia. Parola oggi un po' in disgrazia ma che, per i più, conserva intatto un fascino particolare. Le opere provengono, quasi pariteticamente, dalle due col lezioni di Venezia e di New York. Senza tema di enfasi, si può ribadire che sono autentici capolavori. Non intendono, di certo, riassumere tutta la storia dell'arte del primo cinquantennio del nostro secolo. Tuttavia sia pure con parecchie e vistose assenze, per lo meno a grandi linee, ne segnano il corso principale. Ossia quello che partendo dalle rivoluzioni cubista, futurista ed espressionista, attraversando il Dadaismo e il Surrealismo, arriva alla nascita dell'Action painting statimi tense. Capolavori raccolti grazie alla passione e all'acume di due donne: Peggy Guggen heim e Hilla Rebay, ispiratrice degli acquisti del magnate So lomon R. Guggenheim. Testimonianze di un collezionismo illuminato, esposte per la prima volta insieme. Oltre a utili raffronti, per quanto concerne le opere di Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, dato il maggiore spazio a disposizione, la possibilità di sentire, compiutamente, la magica irradiazione del Maiastra di Brancusi, la carica innovativa di Schwitters e di Picabia, il senso di mistero di Magritte, la forza dirompente del primo Pollock. Circa quelle provenienti dal celebre museo della 5' Strada, un'occasione rara di vedere pitture quasi leggendarie. Basti citare La città e La torre Eiffel in rosso di Delaunay. La povera terra del Tirolo di Franz Marc o // compleanno di Chagall. Per quanto riguarda gli italiani, cinque le opere, tutte memorabili: Balla con Automobile: rumore, velocità del 1912, Severi ni con Balleri¬ na-mare e con il Treno della Croce Rossa, il famoso Sogno del poeta di De Chirico, un bellissimo ritratto di Modigliani. Un tempo si sarebbe detta una crestomanzia. Cioè un fior da fiore che, considerato anche il ristretto numero dei lavori e il modo semplice e chiaro con cui sono stati esposti, può consentire un rapporto molto intenso tra il pubblico e le opere. La possibilità di studiarne ogni particolare e penetrare, realmente, a fondo, nel loro significato. Senza mitizzazioni, capire ciò che l'artista voleva dire, quale contributo intellettuale e spirituale egli ha portato alla storia dell'uomo e della società. Stando però alla confusione riscontrata all'inaugurazione nonché in precedenti esperien-1 ze, è forse il caso di aggiungere: folla permettendo. Si tratta, com'è noto, di un fenomeno che sta assumendo dimensioni macroscopiche, dovuto all'influenza dei mass media e dell'accresciuta richiesta di conoscenza e di partecipazione. Larghe masse di cittadini, specie di giovani, che vogliono sapere, vedere. Un problema non facile ma che bisognerà decidersi ad affrontare. Tenendo conto, soprattutto, dello squilibrio esistente e sempre più crescente tra il numero delle persone che accorre a questi avvenimenti e quello che visita i musei. Uno squilibrio di cui questo temporaneo smantellamento della Pinacoteca Capitolina è, appunto, una spia elo- quente. Francesco Vincitorio
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