Il Gran Capo dell'Orchestra rossa

E Gran Capo dell'Orchestra rossa E' MORTO TREPPER, DIABOLICA SPIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE E Gran Capo dell'Orchestra rossa Polacco, generale dell'Armata rossa, allo scoppio del conflitto organizzò una rete di trecento agenti sovietici - Comunicò a Mosca i più gelosi segreti militari del Terzo Reich - Catturato dalle SS a Parigi, riuscì a ingannarle e a evadere - Tornato in Urss nel '45, Stalin lo accusò di doppio gioco e lo fece rinchiudere in un carcere per dieci anni TEL AVIV — E' morto ieri a Gerusalemme l<eopold Trepper, l'uomo che durante la seconda guerra mondiale capeggiò la rete spionistica sovietica denominata «Orchestra rossa». Aveva settari tassette anni. Fu la più grande spia della seconda guerra mondiale, superiore a Rudolf Rossler detto 'Lucy; a Elyesa Bastia alias « Cicero* e allo stesso Richard Sorge: a differenza di costoro, infatti, non agì mai da solo ma seppe creare una rete spionistica — {a «Rote Kapelle*. l'mOrchestra rossa* — che copriva Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e allungava i propri tentacoli persino sull'impero di Hitler fino a raggiungere Goering. Come dovette ammettere l'ammiraglio Canaris, capo dell'Abwehr, le preziosissime informazioni politiche e militari che per tre anni Trepper trasmise a Mosca da ogni angolo d'Europa «costarono alla Germania oltre duecentomila morti». Trepper era un ebreo polacco, di modesta famiglia e di eccezionale intelligema, nato a Neumerk, nel dintorni di Zakopane, il 23 febbraio 1904. Allo spionaggio, lui che aveva studiato storia e letteratura con l'intenzione di dedicarsi alla carriera universitaria, giunse quasi per caso: diventato agitatore comunista e fuggito in Urss negli Anni Venti, si legò infatti d'amicizia col generale Orlov. capo dello spionaggio russo. A 35 anni, già generale dell'Armata Rossa, Trepper era un uomo dal viso duro come il granito, capelli biondi e ondulati, occhi grigio-chiari, di media statura, robusto, «un uomo, — dirà di lui lo scrittore Claude Spaak, fratello del ministro belga, che lo conobbe e lo aiutò nel periodo del lavoro clandestino —, che dava sempre prova di infinita umanità». Nel gergo dei servizi segreti V'Orchestra» è la rete spionistica, gli 'Strumenti* sono gli informatori o agenti, il 'pianista* è il radiotelegrafista. la *scatola musicale* è la radio clandestina e mobile. L'organizzazione che fra il 1939 e il 1940 Trepper costituì in Europa contava su quasi trecento agenti e diciotto radio; lui teneva le fila — assieme ai luogotenenti Leon Grossvogel e Hillel Katz — dietro il paravento di una ditta di import-export con sede a Bruxelles e filiali a Parigi e Amsterdam. A Berlino, Trepper arruolò un corrispondente di eccezione: l'ufficiale della Luftwaffe Harro Schulze-Boysen, pronipote dell'ammiraglio von Tirpitz e protetto di Goering (ch'era stato suo testimone di nozze). Membro della sezione stampa del ministero dell'aeronautica e professore incaricato all'Accademia degli affari esteri, Harro radunò attorno a sé un gruppo di antinazisti (come Arvid von Harnack, Adam e Greta Kuchkoff) e, col loro aiuto, trasmise a Trepper i più gelosi segreti militari del Terzo Reich: i piani per l'offensiva di Mosca, la grande puntata contro l'Ucraina, il progetto della campagna 1942 nel Caucaso. Fu a questo punto che il controspionaggio tedesco passò all'attacco: prima sgominò le reti di Bruxelles e Amsterdam, poi spazzò via quella di Berlino, grazie a una incredibile imprudenza del Centro di Mosca (i sovietici, ritenendo il loro codice impenetrabile, trasmisero in un messaggio a Bruxelles l'indirizzo dei tre agenti berlinesi): il 31 agosto '42 il gruppo di Schulze-Boysen fu arrestato al completo e la rete venne distrutta con trentasei condanne capitali. Per V'Orchestra rossa* fu un colpo mortale, anche perché parecchi agenti catturati accettarono di collaborare in quello che, nel gergo spionistico, si chiama «funkspiel», il gioco radio: Yefremov, capo di Bruxelles, e Victor Sokolov, detto «/Cent», capo di Marsiglia, passarono dalla parte dei tedeschi e, fingendo con Mosca di essere riusciti a sottrarsi alla cattura, conti- nuarono a trasmettere notizie che però erano preparate dalla Gestapo. Il lungo dramma di Trepper ebbe inizio proprio in quei giorni: il Gran Capo — come lo chiamavano i suoi agenti — era riuscito, si, a sfuggire all'arresto ma doveva avvertire subito Mosca dell'infame gioco che stavano conducendo i suoi ex collaboratori. Rischiando cento volte l'arresto e la morte Trepper stabilì finalmente un contatto attraverso il partito comunista francese; tuttavia Stalin gli fece rispondere che mai, come in quel momento, *Kent* e Yefremov avevano mandato notizie più importanti ed esatte. Che fare? Braccato in tutta la Francia, tradito dai suoi compagni, abbandonato da Mosca — che ora, anzi, cercava cinicamente di farlo sopprimere perché sapeva quanti pericolosi segreti custodiva il Gran Capo — Trepper decise di sviare le ricerche delle SS fingendosi morto (grazie a un certificato di decesso rilasciato da un compiacente medico) e di raggiungere l'Urss attraverso la Spagna. Una spiata, però, lo fece cadere in trappola il 24 novembre '42 mentre si trovava dal dentista a farsi curare un dente. Ma, appena nelle mani dei nazisti, il Gran Capo intuì che essi, in qualche modo, avevano bisogno del suo aiuto e cominciò quindi abilmente ad acquistarsi la loro fiducia arrivando prima a dare informazioni riservate sulla rete e poi a fare anche i nomi di alcuni suoi agenti. Questo grande gioco psicologico proseguì per mesi: da una parte il capo delle SS, Giering, e il suo aiutante, l'ufficiale SS Berg, convinti che Trepper stava passando al loro campo; dall'altra il Gran Capo che si piegava alle spietate leggi dello spionaggio al punto di tradire i compagni, per scoprire quale manovra celasse la Gestapo e per riuscire a informarne Mosca tempestivamente. In questa sottilissima, estenuante schermaglia i nazisti giunsero al punto di permettere a Trepper di uscire dal carcere e andare a passeggio per Parigi, accompagnato dal solo Berg, per vedere se il Gran Capo tentava la fuga o cercava qualche agente. Trepper, pur comprendendo di avere i giorni contati, seppe resistere e continuare il gioco. Finalmente, negli ultimi giorni del febbraio '43, VSS Giering gli rivelò il mistero: Himmler desiderava stabilire un contatto con l'Urss per concordare una pace separata e il Gran Capo doveva chiedere al Centro di Mosca di mandare a Parigi un emissario. In realtà i nazisti volevano soltanto fingere di trattare con i russi per indurre gli alleati occidentali a far la pace con loro, consentendogli però di rivolgere a Est tutto lo sforzo militare. Trepper intuì immediatamente questo disegno e rispose a Giering che un simile contatto non poteva essere preso da uno dei soliti 'pianisti* ma doveva passare attraverso un canale di altissima fiducia: Juliette. un'agente della rete ch'era in contatto con la direzione del partito comunista francese. A notte, nella sua cella, approfittando del sonno dei guardiani, Trepper scrisse un rapporto rivelatore per il Centro, usando un suo codice particolare in cui mischiava ebraico, polacco e yiddish. Se il documento fosse stato scoperto dai nazisti ci sarebbero voluti almeno tre interpreti per decifrarlo e Trepper — come confesserà in seguito — avrebbe approfittato di quelle ore per togliersi la vita. Ma il rapporto non venne scoperto; anzi, raggiunse Mosca. L'indomani, infatti, il Gran Capo — d'accordo con l'ignaro Giering — si recò da Juliette. che lavorava in una pasticceria: là, fingendo di consegnarle il messaggio dettato dalla Gestapo, le passò il rapporto per Mosca con una lettera indirizzata a Jacques Duclos, a quell'epoca segretario del Comintern: «Caro compagno, ti supplico di fare l'impossibile per trasmettere questo documento a Dimitrov e al Comitato centrale del partito comunista bolscevico. A Mosca c'è qualcosa che non va. Non è escluso che un traditore si sia infiltrato nei nostri servizi». Cosi la Gestapo era stata giocata e, prima che i nazisti si accorgessero dell'inganno, Trepper giocò anche Giering. Il 13 dicembre '43 VSS Berg fu colpito da un attacco d'ulcera e il Gran Capo, con noncuranza, gli disse: «Conosco una farmacia dove hanno una medicina prodigiosa. E' quella del dottor Bailly, al 15 di rue de Rome. Perché non la manda a prendere?». «Andiamo noi, io e lei, subito, ribatté Berg che si torceva dal dolore. Prendiamo una macchina dell'ufficio». In dieci minuti arrivarono alla farmacia. Trepper scese e aspettò che l'ufficiale lo seguisse: era deciso ad abbatterlo nel negozio, a calci e pugni, cercando poi di sparire in mezzo alla folla. Ma Berg, che si comprimeva lo stomaco gemendo, gli fece un cenno: «Vada lei. Faccia presto. Non ne posso più». Il Gran Capo entrò disinvolto in quella farmacia che, come lui sapeva da tempo, aveva un'altra uscita in rue de Rocker: la Gestapo non lo rivide più. Trepper arrivò a Mosca nel giugno '45 e andò al Centro chiedendo del suo maestro di spionaggio, il generale Orlov. Ma era stato fucilato. Trovò, invece, un ordine di comparizione davanti alla polizia. Fu chiuso alla Lubianka e vi rimase dieci anni: Stalin lo accusava di aver fatto il doppio gioco e di essersi salvato denunciando i suoi compagni. Lo liberarono, riabilitandolo, alla fine del '55, e Kruscev volle che il Gran Capo, assieme alla moglie Ljuba, andasse da lui al Cremlino per la colazione. Fu un pranzo squisito e interminabile ma — raccontò Trepper in seguito — neppure una parola venne spesa su quei dieci anni trascorsi in prigione. Solo alla fine, quando stava per uscire. Kruscev gli batté sulla spalla e salutandolo gli mormorò: «Tutti possono sbagliare, newero?». Nel '57 Trepper potè lasciare l'Urss con la moglie eitre figli e tornare in Polonia dove cominciò a riordinare appunti e scritti per un libro di memorie. Ma il passato ritornava: vent'anni dopo, nel 74, i servizi segreti francesi gli mossero la stessa accusa di Stalin e allora, deluso, stanco e malato, Trepper abbandonò l'Europa e si ritirò in Israele portando con sé i segreti della più strabiliante avventura spionistica di questo secolo. Giuseppe Mayda fili Londra, novembre 1973. Trepper giunge nella capitale britannica per una serie di conferenze