Ambrosiano, la verità entro il mese di Marco Borsa
Ambrosiano, la verità entro il mese La riunione del Consiglio dovrebbe formalizzare l'ingresso di Bagnasco Ambrosiano, la verità entro il mese Secondo alcune fonti la quota della banca milanese nelle mani del finanziere di Lugano sarebbe delì'1,50% MILANO — La conferma ufficiale dell'ingresso di Orapio Bagnasco nel Banco Ambrosiano non c'è ancora, probabilmente perché bisogna attendere il consiglio di amministrazione di martedì 26 gennaio prima di veder formalizzata l'intera operazione. Entro quella data, oltre tutto, è probabile che si chiarisca anche la posizione di Carlo De Benedetti che, se dovesse uscire, lascerebbe libero un posto di vicepresidente in cui potrebbe insediarsi Bagnasco. I collaboratori del finanziere di Lugano, tuttavia, ammettono che un'operazione con l'Ambrosiano è in corso, anche se non del tutto perfezionata; tendono però a ridimensionarne la portata indi¬ cando una quota di capitale intorno all'I,50 per cento, cioè circa 750 mila titoli, e si mostrano scettici sulla possibilità che il venditore sia stato lo Ior (Istituto opere di religione) come invece indicano le fonti bancarie che hanno segnalato nei giorni scorsi la cessione del pacco Ambrosiano in mano al Vaticano attraverso la Indosuez di Parigi, una banca che lavora da tempo con le finanze del Papa. La possibilità, del resto, dell'ingresso di nuovi grossi azionisti nell'Ambrosiano era già stata preannunciata da Roberto Calvi in una intervista ad un settimanale nell'autunno scorso, dove il presidente dell'istituto milanese metteva in relazione questo tipo di operazioni con la necessità di dare una base più solida e meno frazionata al capitale Ambrosiano dopo l'aumento di 240 miliardi della primavera, che faceva salire il numero dei titoli a cinquanta milioni. L'ingresso di Bagnasco nell'Ambrosiano ha rilanciato la candidatura del finanziere di Lugano per il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Secondo fonti politiche, infatti, la de vedrebbe con favore la soluzione Bagnasco anche per il Corriere, preferendola a quella Cabassi, che godrebbe invece dell'appoggio soprattutto dei socialisti. Le stesse fonti sottolineano che l'amministratore della Rizzoli e azionista al 102 per cento Bruno Tassan Din, ha ripetutamente fatto intendere che non sarebbe disposto a cedere la propria quota senza l'avallo democristiano, che potrebbe avere con l'ingresso di Bagnasco. In realtà l'acquisto della Rizzoli-Corriere della Sera, indirettamente attraverso la Centrale o direttamente attraverso una qualche finanziaria del gruppo Interprogramme, porrebbe delicati problemi riguardanti il mercato editoriale dal momento che Bagnasco è azionista, sia pure modesto, anche del gruppo Caracciolo, concorrente del gruppo Rizzoli. La contemporanea presenza in due fra i maggiori gruppi editoriali italiani si scontrerebbe con la legge sull'editoria, da pochi mesi approvata dal Parla¬ mento, che vieta le concentrazioni oltre certi limiti di tiratura, già superati dal gruppo Rizzoli prima della ristrutturazione che ha portato alla chiusura di due testate quotidiane, l'Occhio e il Corriere di Informazione. Marco Borsa
Persone citate: Bagnasco, Bruno Tassan Din, Cabassi, Carlo De Benedetti, Roberto Calvi
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