Rakowski: la libertà è ancora lontana Prima riunione tra vescovi e governo

Rakowski: la libertà è ancora lontana Prima rianione tra vescovi e governo Per il vice premier polacco è necessario prima risanare l'economia Rakowski: la libertà è ancora lontana Prima rianione tra vescovi e governo In un'intervista a «Stern» ha parlato di «cinque difficili anni» - Ma si faranno le riforme, alle quali la Polonia «è condannata» - Walesa resterà internato - Si sperava che ieri la Chiesa ne ottenesse la liberazione VARSAVIA — Si è svolta ieri la prima riunione della commissione mista governo-episcopato dopo la proclamazione dello stato d'assedio. Lo ha confermato in una conferenza stampa il vice primo ministro Rakowski. Il vice premier non ha fornito particolari, limitandosi ad affermare che la Chiesa è considerata un partner per la soluzione dei problemi più importanti e ha un posto preminente nella visione politica futura del Paese. Dall'incontro, si diceva, i vescovi speravano di ottenere la liberazione di Walesa, ma Rakowski ha affermato che il leader sindacale resterà internato. Ha inoltre annunciato che il ritorno alla normalità avverrà gradualmente, ed è ancora lontano. In un'intervista al settimanale tedesco Stern ha anzi precisato che il governo punta alla stabilizzazione economica per ripristinare la libertà, e che per raggiungere questo obiettivo occorreranno -cinque difficili annU. Ma, una volta raggiunte queste condizioni, ha detto a Stern, riprenderanno le riforme, alle quali la Polonia «é semplicemente condannata: La richiesta occidentale di liberare gli internati è «irreale», ha concluso nella conferenza stampa, e neppure le pressioni più brutali faranno cambiare parere alla Giunta. I vescovi sperano di ottenere da questi incontri con i rappresentanti dello Stato quei gesti distensivi senza i quali, secondo loro, la spirale della violenza sarà inevitabile. E la Giunta conta in questo modo di mascherare, soprattutto agli occhi dell'opinione pubblica occidentale l'abisso del suo isolamento politico. Nell'omelia pronunciata domenica, alla vigilia di questo incontro, il Primate aveva notevolmente alzato il tono, rimproverando alle autorità di non aver ancora fatto nulla per far si che i polacchi .si uniscano in uno sforzo comune». L'immagine delle mondazioni che devastano la regione di Plock «può essere estesa a tutto il nostro Paese... anch'esso attanagliato dai ghiacci della paralisi, dalla mancamo di un piano e di prospettive... Noi deploriamo tutto ciò; e se anche vi fosse la volontà di aiutarsi a vicenda, continuiamo a non vedere questo piano d'azione, questa iniziativa che potrebbe essere accettata da tutti: Dopo aver accusato il potere di contare soltanto sulla forza, il Primate ha ricordato che «tri sono sempre nuovi arresti, mentre tanti internati aspettano ancora di essere liberati: Ha ripetuto la condanna delle dichiarazioni di lealtà al regime che vengono imposte ai funzionari, pena il licenziamento. «7n questo modo aumenta la schiera della gente ostile al potere: E ha concluso: «La Chiesa vuote unire, ma per ripristinare la collaborazione occorre il dialogo. Non basta intimidire e licenziare; alla gente bisogna parlare: La mattina, dopo un mese, la radio polacca aveva ripreso a trasmettere la Messa domenicale che gli operai dei cantieri Lenin avevano ottenuto con gli accordi di Danzica. •Resta con noi, Signore. Il giorno si è oscurato, e sai quanto abbiamo bisogno di Te»: queste parole hanno concluso la predica, ispirata alla lettera dal carcere di un capo dell'insurrezione del 1863 contro i russi, e incentrata sulla »forza» data da Dio nei «momenti che agli uomini sembrano disperati». In un'intervista all'agenzia Pap, il vicepresidente della Commissione di controllo del poup ha affermato: «Nelle prime tre settimane dello stato d'assedio 1300 persone sono state espulse dal partito, 272 sono state esonerate dai loro incarichi, 289 hanno avuto sanzioni e 360 sono state diffidate. Dobbiamo semplicemente regolare i conti con tutti i calunniatori, i bugiardi e i demagoghi. Chiaramente, tutto questo non ha nulla a che vedere con la rivincita o la vendetta... Sono in gioco soltanto la verità, la sincerità e la giustizia». L'undicesimo bollettino dell'organizzazione di «Solidarietà» di Varsavia incomincia a circolare sotto banco. Contiene un appello del presidente Bujak e del vicepresidente, Kulerski, e del responsabile sindacale della fabbrica Vrsus, Janas. I tre, che si nascondono dal 13 dicembre, fanno 12 «raccomandazioni» affinché il sindacato libero resti presente «in fabbrica, in strada, nelle code, nelle case. Chi non l'ha ancora fatto dovrebbe restituire la tessera, non dirsi più "Se non lo faccio io, qualcuno peggiore di me lo farà al mio posto", continuare l'ostracismo contro i collaborazionisti e creare "Gruppi di Solidarietà" con i vicini ed i colleghi di lavoro». Il bollettino cita una frase del maresciallo Pilsudski («Essere vinti ma non sottomettersi è già una vittoria») e aggiunge: •Fate attenzione, alcuni hanno già finito di sentirsi liberi. Rifletti; hai mica gettato le armi? Hai forse paura di dire ad alta voce quello che senti a Radio Europa Libera? Affretti il passo quando per strada c'è un controllo dei documenti? Hai paura di chiedere notizie di un internato o di un collega licenziato? Ricorda che il maggior alleato della Giunta è la paura. Ricorda che la Giunta ha aperto le porte della nostra patria all'occupante, e che cooperare con l'occu- \ pante equivale al collaborazionismo». Nelle dichiarazioni di fedeltà al regime, che il Primate ha nuovamente condannato, viene chiesto ai funzionari di rinunciare alla tessera di «Solidarietà», pena il licenziamento. Questo «stupro delle coscienze», come lo definisce la Chiesa, non avviene soltanto nei confronti dei dipendenti statali, ma anche contro il personale dell'amministrazione giudiziaria ed i giornalisti, i cui contratti vengono confermati soltanto dopo «colloqui» nel corso dei quali coloro che non sono stati subito allontanati devono dichiarare di essere d'accordo con la proclamazione dello stato d'assedio. Il portavoce del governo. Urban, ex giornalista, ha recentemente detto ai giornalisti stranieri, non senza humour, che la situazione dei suoi ex colleghi «non è uniforme: alcuni sono sovraccarichi di lavoro, altri si godono vacanze inattese». Queste dichiarazioni di lealtà hanno come base giuridica una circolare di un alto funzionario della presidenza del Consiglio, il generale Janisweszki, datata 17 dicembre, le cui copie incominciano a vedersi soltanto in questi giorni Bernard Guetta Copyright U- Monde c per l'Italia 1.a Stampa

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