Taccuino di Vittorio Gorresio

Chi può fare Pamore in Svizzera Taccuino di Vittorio Gortesio Chi può fare Pamore in Svizzera Andai subito di corsa ad ascoltare il notiziario radio non appena fui arrivato a Zurìgo la settimana passata, e debbo dire che la mia fu una decisione felice, che mi immetteva nel vivo cuore di un problema che gli svizzeri si sono visti porre in questi giorni: è il caso, o no, di rivedere alcuni articoli del codice penale in materia di sesso e buon costume? Le norme relative ora vigenti sono piuttosto rigorose, come è da attendersi in un Paese generalmente propenso a meritorie austerità in quasi tutti i campi del vivere, cosi che a un certo punto, tempo fa, il governo aveva dato incarico a una commissione di esperti di studiare se non fosse opportuno, data l'evoluzione in corso dei costumi, attenuare poco o tanto la severità delle leggi, per adeguarle alla mentalità dei nostri giorni, che non saranno dissoluti ma certo più spregiudicati di quelli di una volta. Dunque, la sera del mio arrivo a Zurìgo la radio riferiva sul progetto di riforma suggerito dalla commissione degli esperti, e sulle reazioni suscitate nei diversi Cantoni, fra i differenti partiti, e nelle varie associazioni cui era stato sottoposto per un apprezzamento consultivo. Avverto subito che le reazioni sono state un diffuso, praticamente generale rifiuto di qualsivoglia forma di liberalizzazione in materia di sesso e buon costume. Con la morale non si scherza, la grande maggioranza degli svizzeri non vuole correre avventure nell'educazione dei giovani, e a ogni buon conto a Berna, capitale federale, sono già state depositate 1S0 mila firme, raccolte in pochi giorni, per chiedere un referendum popolare nel caso disperato che il governo e il Parlamento volessero un giorno accogliere le proposte riformatrici degli esperti, che in realtà non mancano di audacia, non soltanto nell'ottica morigerata degli svizzeri ma direi anche in quella di ogni altro Paese conosciuto. Cominciando dal poco, cioè dalle questioni che appaiono di rilievo minore, è stata bocciata la proposta di stabilire al quattordicesimo anno la cosiddetta «maggio- re età sessuale» che oggi matura a sedici anni. Fra conservatori e innovatori sembra possibile un compromesso — ho ascoltato alla radio — sicché non è da escludere che l'età legale per far l'amore sarà fissata in Svizzera d'ora in avanti al compimento del quindicesimo anno, tenendoci anche in debito conto che in generale esso coincide con il termine degli obblighi scolastici. E ci si vede anzi una chiara ispirazione eticopedagogica: prima lo studio e poi l'amore. E' anche un incentivo a ottenere di essere promossi a scuola. I quindici anni sono del resto maggiore età sessuale nei Paesi limitrofi alla Svizzera (Francia, Germania, Austria, Italia) e per una volta i gelosi elvetici esclusivi rimuoverebbero un po' di diffidenza nei confronti degli stranieri. Sia però chiaro che una volta sola non fa regola. A proposito di pornografia si è difatti respinta la proposta di adottare la molto liberale legislazione tedesca. E ho sentito alla radio che non si vuole essere travolti da una folata maledetta di «vento del Nord». I cantoni Valais, Vaud, Friburgo e Jura sono per il mantenimento della massima severità: Berna e Neuchàtel si accontenterebbero di dichiarare fuori legge riproduzioni di scene erotiche con la partecipazione di bambini e di animali, mentre il partito democristiano non sarebbe contrario alla depenalizzazione della pornografia a uso degli adulti, fatta salva una stretta vigilanza sui produttori e vendi¬ tori di ogni sorta di pornomateriale. Sarebbe troppo lungo, impossibile, dar conto di tutta la casistica della riforma suggerita dagli esperti, e converrà pei tanto limitarsi a cogliere fra i tanti solo i tre punti che mi sembrano essenzialmente indicativi. Gli omosessuali, che aspiravano a una piena equiparazione di trattamento con gli eterosessuali nell'eventualità di un'insorgenza penale, seno stati delusi: soltanto a San Gallo e nel semi Cantone di Basilea Campagna è stato dato il responso che l'omosessualità non costituisce aggravante in caso di reati contro il buon costume. Punto secondo: gli esperti avevano proposto di depenalizzare l'incesto tra fratelli e sorelle, e fra ascendenti e discendenti a partire dal diciottesimo anno di età, essendo scientificamente provato che i rapporti incestuosi non comportano alcun danno genetico. Però a dispetto degli esperti e tanto peggio per la scienza, qui la ripulsa è stata generale: «Siamo sbalorditi», hanno risposto quasi tutti i Cantoni, tanto romandi quanto alemanici e ladini, salvo — eccezione singolare — i Cantoni Ginevra e Neuchàtel, dove si ritiene, come la radio ha informato la sera stessa del mio arrivo in Svizzera, che sarebbe giusto decriminalizzare i rapporti incestuosi tra fratello e sorella. Mi sono riservato come ultimo punto sintomatico un'abbastanza larga adesione alla proposta di punire la violenza carnale fra i coniu gi. Il partito democratico di centro e il socialista sostengono difatti che non c'è motivo di proteggere la donna contro 1 agire di uno sconosciuto per poi mancare di proteggerla contro l'agire del coniuge. Anche il regnante Papa Giovanni Paolo II aveva enunciato qualche cosa di simile, dicendo che commette «adulterio nel cuore» il marito che usa della moglie al solo fine del proprio soddisfacimento sessuale. Evidentemente era stato cosi persuasivo che anche in un Paese di veraci riformatori quali Zwingli e Calvino, l'ammonimento del Papa di Roma sta per essere addirittura tradotto in norma di revisione del codice penale.

Persone citate: Calvino, Giovanni Paolo Ii, Jura