Il soffitto foderato di esplosivo cinque persone arrestate a Biella di Remo Lugli

// soffitto foderato di esplosivo cinque persone arrestate a Biella Trovati in una villa 1500 candelotti, 700 detonatori, 800 metri di miccia // soffitto foderato di esplosivo cinque persone arrestate a Biella In carcere il figlio del proprietario della casa e quattro complici - La gelatina veniva prelevata un poco alla volta da una cava e rivenduta - Sette ore di ricerche nell'alloggio Forse rifornivano anche i terroristi della zona DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BIELLA — Il sottotetto di una villetta a Pralungo, pochi chilometri a monte di Biella, era foderato di pannelli di eternit. «Per isolare l'ambiente dal caldo e dal freddo» secondo l'affermazione del proprietario. Ma i carabinieri, non convinti, hanno tolto i pannelli e nell'intercapedine hanno trovato dell'esplosivo. Molto: 170 chili di gelatina in 1500 candelotti e poi 700 detonatori, 800 metri di miccia detonante, una pistola calibro 38 con relative munizioni, altre munizioni per fucile mitragliatore Fai 762. E l'elenco è ancora lungo, di cose minori. Sono stati arrestati in cinque: il figlio del proprletrio della casa, Piero Giacobone, 26 anni, e Giovanni Barbari, 25 anni da Panzone, Salvatore Reale, 24 anni da Roasio, Plaviano Rolando, 32 anni, da Caspinta, Ernesto Grandine, 22 anni da Pralungo. Questo esplosivo e queste munizioni servivano alla malavita o al terrorismo? Può essere vera la prima ipotesi, ma i carabinieri ritengono molto probabile anche la seconda. Tutti questi paesi citati appartengono all'area biellese e il Biellese, si sa, ha pesanti tradizioni in fatto di terrorismo. Proprio a Biella in città, il primo settembre '76 due brigatisti rossi. Lauro Azzolini e Calogero Diana, uccisero, sparandogli a bruciapelo, il vicequestore Francesco Cusano. Poi furono scoperti due altri arsenali: il primo, quattro anni fa, in una tomba di famiglia nel cimitero di Cossila San Grato, una frazione di Biella; il secondo, nel marzo '80, in un orto a Occhieppo Per l'arsenale del cimitero venne arrestato e condannato a un paio d'anni di reclusione Renato Cornacchia appartenente alla famiglia titolare dei loculi, n Cornacchia, rimesso in libertà, tornò al centro di una indagine antiterrorismo: nel giugno scorso si ritenne che nei pressi della località Magnano nel Biellese avesse ricevuto dalle mani di Marina Premoli, piellina, e del suo compagno Cesare Maino, delle borse contenenti armi e documenti, poi da lui nascoste e più tardi rinvenute dai carabinieri. Tra le armi dissotterrate nell'orto di Occhieppo c'era anche la Nagant che avrebbe ucciso Carlo Casalegno. Per quel rinvenimento era stato arrestato il tipografo Sergio Corti, di 42 anni. Sempre nel Biellese Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, uccisa ih un conflitto a fuoco, aveva fondato una colonna delle bierre, poi smantellata dopo le rivelazioni di Patrizio Peci. Pure in zona erano stati arrestati Marina Premoli e Cesare Maino. La Premoli è fra le quattro donne evase il 3 gennaio scorso dal carcere di Rovigo, un motivo che ha indotto i carabinieri ad intensificare le indagini in questa zona. Ecco come si arriva, nell'ambito di queste indagini, al nuovo arsenale. I carabinieri scoprono in un cascinale abbandonato vicino a Mas serano, cinque candelotti. Fanno un appostamento e bloccano, mentre sta per ritirarli, Giovanni Barban. Interrogato, afferma di averli comperati per andare a pesca e indica come venditori Salvatore Reale e Plaviano Rolando. Il Reale è originario di Ragusa, abita a Roasio dove fa il decoratore, in Svizzera era stato arrestato per spaccio di stupefacenti ma poi era evaso. Il Rolando aveva avuto a che fare con la giustizia per piccoli reati contro il patrimonio. I due ammettono di avere avuto la gelatina da Ernesto Grandine. La trafila si allunga. Grandine faceva il carpentiere nell'alta Valle del Cervo, in una cava La vallata è disseminata di cave per l'estrazione della sienite della Balma, un granito fra i più duri che esistano (fu esportata persino negli Stati Uniti per costruire le banchine del porto di New York). Nelle cave, ovviamente, si adoperano candelotti di dinamite. L'uso dell'esplosivo è regolato da una legge precisa, il quantitativo di gelatina prelevato al mattino per la giornata deve essere consumato tutto, ogni eventuale quantitativo residuo deve essere distrutto prima di notte, nelle cave non devono rimanere candelotti, appunto per evitare smercio illecito o furti. Però non tutti rispettano queste norme: proprio di recente alcuni proprietari di cave sono stati arrestati per infrazioni di questo tipo. Il Grandine, dunque, si era procurato la gelatina e, associato a Piero Giacobone, il figlio del proprietario della villetta di Pralungo. la vendeva a 25.000-30.000 lire ogni candelotto da 150 grammi. Il Giacobone era autista di pullman dell'ex Ata, ora «Gestione diretta trasporti», azienda dell'amministrazione provinciale di Vercelli, e faceva ogni giorno la linea della Valle del Cervo. Probabilmente aveva trasportato poco per volta 1 170 chili di dinamite con lo stesso pullman carico di passeggeri. Nel sottotetto di casa propria aveva via via sistemato l'esplosivo creando il deposito al quale lui e il socio Grandine attingevano ogni volta che dovevano effettuare una consegna. Questo è uno degli interrogativi a cui ancora devono dare una risposta gli inquirenti: a chi venivano venduti i candelotti? Ai pescatori di frodo, come il primo arrestato ha cercato di far credere, cosa che sembra davvero poco probabile?; oppure ai delinquenti comuni, ad esempio, per gli attentati del racket?; o. come si supponeva all'inizio, ai terroristi o anche a loro? Il padre di Piero Giacobone era capo bigliettaio dell'Ata, ha lasciato il servizio da un paio d'anni. Anche la madre, prima operaia, aveva lavorato per qualche anno all'Ata, gestendo una biglietteria. Piero Giacobone non gode in paese buona fama: ancora ragazzotto, era stato sospettato autore di f urtarelli. Quando nella notte tra giovedì e venerdì scorso i carabinieri sono entrati nella casa e hanno incominciato a perquisirla la madre del giovane, sofferente di cuore, è stata colta da un collasso. I primi candelotti sono stati trovati all'inizio della perquisizione, nel garage, dentro una lattina da caffè. Al grosso dell'arsenale, nel sottotetto, i carabinieri sono arrivati soltanto al mattino, dopo sette ore di ricerche. Remo Lugli