Vaticano e Londra, rapporti riallacciati Il Papa: la Polonia è vittima di Yalta di Marco Tosatti

Vaticano e Londra, rapporti riallacciati Il Papa: la Polonia è vittima di Yalta L'annuncio del Pontefice ieri nell'udienza al corpo diplomatico Vaticano e Londra, rapporti riallacciati Il Papa: la Polonia è vittima di Yalta Le rispettive legazioni saranno elevate al rango di ambasciata e nunziatura - Riaffermato il diritto dei popoli a scegliere liberamente il regime politico - Riferimenti al Medio Oriente e ai drammi dell'America Latina ROMA — La ferita secolare fra Roma e Londra si è quasi completamente chiusa: Giovanni Paolo II ha annunciato ieri, nell'udienza tradizionale d'inizio d'anno riservata al corpo diplomatico, che Gran Bretagna e Santa Sede hanno elevato le rispettive legazioni al rango di ambasciata e di prò nunziatura. In pratica, ciò significa la ripresa di regolari relazioni diplomatiche fra i due Stati, quali non esistevano da quattro secoli, cioè dall'epoca di Enrico vni. Una frattura storica che ha lasciato ancora qualche anacronistico retaggio: fra l'altro la proibizione di salire al trono dell'isola per sovrani, o principi consorti, cattolici. Il primo prò nunzio a Londra sarà monsignor Bruno Heim, nato a Olten, in Svizzera, 71 anni fa; era il delegato apostolico presso la corte d'Inghilterra. Un analogo •gradino* gerarchico salirà il suo collega britannico, Sir Mark Evelyn Heath, fino a ieri inviato straordinario e ministro plenipotenziario in Vaticano per conto di sua maestà Elisabetta II e promosso ambasciatore. Ma il ristabilimento di rapporti diplomatici «normali», giustificato fra l'altro dall'ascesa continua del cattolicesimo nel Regno Unito (è diffuso nel 10 per cento della popolazione) non cancella il contenzioso esistente. Il punto principale di divergenza è costituito dall'Ulster. E' significativo che nel comunicato emesso dalla Santa Sede ci si preoccupi di ricordare che la Conferenza episcopale irlandese è unica, senza differenze fra Nord e Sud, Ma il discorso rivolto ai diplomatici dal Pontefice ha toccato solo brevemente i rapporti con la Gran Bretagna, dove Giovanni Paolo II si recherà nel luglio di quest'anno. Il Papa ha tracciato un'ampia panoramica della situazione mondiale. Le condizioni della Polonia lo fanno soffrire «non meno di quelle di altri popoli*. Ed ha posto un chiaro riferimento, molto critico, alla spartizione in blocchi seguita ai colloqui di Yalta: «/I fatto delle riparti¬ zioni in sfere di egemonia, che hanno potuto avere la loro origine in situazioni particolari e contingenti, non dovrebbe giustificare la loro persistema, a maggior ragione se esse tendono a limitare la sovranità altrui. Ogni popolo deve poter disporre di sé stesso in ciò che riguarda la libera determinazione del suo destino*. Ricordato ancora una volta lo •stato di guerra' in vigore nel suo Paese, la detenzione di migliaia di cittadini «specie d'intellettuali e di responsabili dell'organiszazione operaia libera*, e la costrizione morale «imposta ai cittadini per sopravvivere e lavorare', ha voluto affermare la sua partecipazione alle sofferenze di altri popoli: «Non è solo il figlio della Polonia che soffre, ma anche il capo visibile della Chiesa cattolica*. E con tono più deciso ha aggiunto: «Non si può tacere quando sono in pericolo i diritti inviolabili dell'uomo e quelli non meno sacri di diverse nazioni». L'America Centrale («un macabro bilancio mensile») è al primo posto dell'elenco, seguita dal Medio Oriente. E c'è chi ha voluto leggere un riferimento a Israele in un accenno alla 'rigidità delle posizioni intransigenti». Né il Pontefice ha dimenticato il terrorismo, («una piaga ancora aperta»), nel nostro Paese e in Irlanda, e gli esiliati politici, dal Sud-Est asiatico all'Afghanistan Il Pontefice si è augurato che si possa, tramite gli organismi internazionali, mettere a punto un piano d'azione 'perché in ogni Paese si ponga fine alla tragedia dell 'esilio'. Ed ha ribadito il diritto per i popoli 'di scegliersi liberamente l'organizzazione sociale alla quale essi aspirano. Cosi nella vita internazionale si dovrebbe denunciare tutto ciò che attenta alla libera espressione della volontà delle nazioni.. Marco Tosatti

Persone citate: Bruno Heim, Elisabetta Ii, Giovanni Paolo Ii, Mark Evelyn Heath