La Fracci e la Cortese in lotta per l'amore d'un fauno in frac

La Fracci e la Cortese in lotta per l'amore d'un fauno in frac Al Malibran di Venezia «Bilitis et le faune» di Menegatti La Fracci e la Cortese in lotta per l'amore d'un fauno in frac VENEZIA — Un morbido gineceo liberty che sarebbe piaciuto a Isadora Duncan. Tra veli floreali, cuscini sparsi in un'abbagliante scenografia bianca, le ninfe indossavano lunghe tuniche trasparenti, mentre le strumentiste distillavano preziosi suoni di Debussy, Grecismo e femminismo, proprio come li declinava la divina Isadora, nel Bilitis et le faune che la Fenice ha creato l'altra sera al teatro Malibran, esso stesso già cornice «déco» con i suoi mosaici e il suo sipario intessuto di fili d'oro. Un'operazione rischiosa quella intrapresa da Beppe Menegatti che ha curato an¬ che la regia. In sostanza, attorno al nucleo coreografico àeìVAprès-midi d'un faune, conservato nell'archetipo di Nijinsky, anche se travestito diversamente, si è costruito un assemblaggio di altre musiche di Debussy, evocandone pure la matrice poetica di Mallarmé e la falsa archeologia ellenizzante delle Chansons de Bilitis di Pierre Louys. Ma il fauno appare in frac in salotto e resta, unico maschio, in preda ai richiami erotici, con sottintesi saffici, delle sei danzatrici, della narratrice, della cantante, e delle strumentiste, tutte coinvolte nel gioco. Il pretesto è offerto da una delle canzoni: La partita di astragali, nella quale Louys narra come due donne giochino ai dadi l'amato. L'ambientazione, curata con raffinato gusto da Luisa Spinatela, evoca subito un momento importante della cultura parigina inizio secolo, quello appunto dell'incontro tra Debussy e Pierre Louys. Ma il suggestivo contenitore non riesce a reggere sempre l'ora e mezzo di spettacolo continuato e a motivarlo senza cadute di interesse. Indubbiamente le due artiste leader del gruppo femminile, Valentina Cortese e Carla Fracci, corrispondono pienamente all'immagine richiamata. La Cortese recita i versi parnassiani (purtroppo in versione italiana) con una punta di ironia, abbigliata come Sarah Bernhardt, con coroncina d'organza di fiori bianchi sul capo. La coreografia del delicato spettacolo doveva essere affidata al franco-romeno Gheorge Caciuleanu, rivelazione di Venezia danza '81 ma, in seguito ad una malattia, è stata assunta da un altro francese, Jean-Pierre Bonnefous, a lungo attivo al l'Opera di Parigi e al New York City Ballet di Balanchi ne. E' la sua prima coreografia europea dopo i debutti americani, ma bisognerà sospendere il giudizio, poiché il suo intervento appare qui molto timido e marginale e la parte più significativa, appunto l'Aprèsmidi d'un faune, è offerta nella ricostruzione di Miskovitch dall'originale di Nijinsky. Purtroppo il fauno, che è l'aitante ma poco espressivo Gheorghe Iancu, invece che nel famoso costume maculato di Bakst, appare in ridicole braghette azzurre da bagno e parte dell'evocazione poetica subito si disperde. Accanto a lui non è soltanto la ninfa impersonata con sottile eleganza da Carla Fracci, ma anche il corteggio delle fanciulle costituito dalle brave Aurora Ber. ; ! li. Iride Sauri, Lisa Markuson. Isabella Solazzi e Antonella Stroppa. La parte musicale, sostenuta dal gruppo femminile della Fenice, è apparsa esemplare e decisamente affascinante l'intervento solistico nelle Chansons de Bilitis e nei Trois poèmes di Mallarmé del mezzosoprano Marilyn Schmiege, che possedendo un bel fisico da ballerina si è agevolmente inserita tra le interpreti di danza. Cosi come è avvenuto del resto anche con Valentina Cortese Luigi Rossi Caria Fracci durante le prove di «Bilitis et le faune» al teatro Malibran

Luoghi citati: New York, Parigi, Venezia