«Il mattone tutto di acciaio porterà la disoccupazione»

«E mattone tutto di acciaio porterà la disoccupazione» «E mattone tutto di acciaio porterà la disoccupazione» Pareri contraddittori tra gli impresari di prefabbricati - Preoccupate una trentina di imprese edili tradizionali - La nuova casa costa troppo? La casa di acciaio e plastica continua a far discutere, nel bene e nel male suscita interesse. E, mentre l'amministrazione municipale sta preparando la delibera per affidare al «Coste» (Consorzio per lo sviluppo delle tecnologie edilizie) la progettazione del primo edificio del genere (dovrà sorgere su un'area di borgata Parella fra le vie Pietro Cossa e Servais), a Palazzo civico arrivano richieste di informazioni e di chiarimenti. Tutti vogliono capire quale potrà essere il futuro di un'ipotesi di lavoro, avanzata da un gruppo di aziende ed accolta dal Comune, per produrre alloggi in officina, rilanciando settori in crisi come quelli dell'indotto auto, della plastica, dello stampaggio che potranno — se l'idea funzionerà —essere riconvertiti alle nuove tecnologie per l'edilizia. Per ora si sentono voci, nascono curiosità e preoccupazioni talvolta eccessive: è infatti difficile giudicare senza conoscere nei dettagli il progetto. Le prese di posizione a favore o contro la novità possono tuttavia risultare utili ad un confronto di opinioni serio, suffragato dall'esperienza, in grado di indirizzare scelte importanti per l'economia e per la vita di Torino e della regione. Dice Giacomo Mascheroni, rappresentante di una società di prefabbricati leggeri (alloggiamenti per cantiere): «A noi l'esperimento interessa molto, anche solo dal punto di vista tecnologico. Può aprire nuove prospettive e nuovi mercati. Se poi le case di acciaio — e questo è da dimostrare — costeranno meno, tanto di guadagnato-. Meno favorevole il giudizio di Dante Bonvicino, titolare di una ditta di prefabbricati pesanti. 'Produciamo pannelli per l'edilizia da vent'anni — afferma. Potremmo realizzare 600-800 alloggi all'anno. Ma il mercato non tira e la media scende. Abbiamo tuttavia all'attivo settemila appartamenti, ora ne stiamo costruendo 354 per il Comune e l'Iacp, ad un costo di 450 mila lire il metro quadro, inferiore quindi rispetto all'ipotesi di spesa per la casa di acciaio e plastica che dovrebbe aggirarsi — a quanto è stato affermato — fra le 600 e le 800 mila lire il metro quadro». Negativo infine il parere di una trentina di aziende del settore edile tradizionale, i cui rappresentanti si sono riuniti per valutare l'ipotesi del «Coste» e quella della Regione di affidare la costruzione di circa 40 mila alloggi (in sei anni) ad imprese che abbiano «precisi programmi di r'movamento tecnologico». Al termine dell'incontro i titolari di queste ditte hanno inviato lettere al presidente della Regione. Enrietti, al sindaco Novelli, all'assessore municipale Vindigni. al Collegio costruttori, ai sindacati ed agli artigiani edili con la richiesta di essere consultati, prima di giungere a scelte come quella della casa di acciaio e plastica, che potrebbero portare ad «una maggiore disoccupazione», ponendo «in conflitto d'interesse settori diversi dell'industria». Un ventaglio di opinioni dunque, voci discordanti che dimostrano quanto sia ormai importante un chiarimento fra il «Coste» e gli altri addetti ai lavori: un confronto diretto, per sbarazzare il campo da dubbi e timori che, conosciuto il progetto, potrebbero non aver ragione di esistere. Giuseppe Sangiorgio

Persone citate: Dante Bonvicino, Enrietti, Giacomo Mascheroni, Giuseppe Sangiorgio, Pietro Cossa, Vindigni

Luoghi citati: Torino