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Giovane rapita e uccisa Ritrattano 8 2 imputati Chiavari: prima udienza del processo Giovane rapita e uccisa Ritrattano 8 2 imputati GENOVA — Hanno ritrattato quasi tutto, ammettendo solo di aver bruciato il corpo della ragazza perché spaventati per la sua morte. Quindi niente sequestro e soprattutto niente omicidio. Queste le novità della prima udienza, a Chiavari, nel processo a carico di Alberto De Barbieri, di 30 anni, di Moconesi (Genova), amico della vittima, e di Giuseppe Gaeta. 23, di Chiavari, accusati del sequestro di Anna Maria Galvano, 23 anni, studentessa alla «Cattolica» di Milano, figlia di un notaio di Saranno: il corpo della giovane fu ritrovato bruciato, nel novembre del 1980, in un bidone per le immondizie nell'entroterra di Chiavari. I due imputati vennero arrestati qualche giorno dopo dai carabinieri e accusati del sequestro, dell'uccisione, della soppressione del corpo della ragazza. In tribunale (il processo non si celebra in corte d'assise per un complicato meccanismo procedurale) a essere interrogato per primo dal presidente Giovanni Pagliari- ni è stato Alberto De Barbieri. Il giovane ha raccontato come avvenne il suo incontro con Anna Maria Galvano l'I 1 novembre del 1980 a Milano. •Siamo andati assieme a pranzo — ha detto — e abbiamo bevuto molto. Poi l'ho accompagnata da un professore di spagnolo. Lei era ubriaca e non voleva andare a casa in quello stato. Abbiamo girato un po' in auto e a un tratto mi sono accorto che era morta. Da quel momento non ho capito più nulla». Quindi, sempre secondo la versione fornita ieri in tribunale da De Barbieri, le telefonate alla famiglia con le richieste di riscatto (700 milioni) e l'incenerimento del cadavere sarebbero stati fatti per sviare le indagini e per paura. Anche Giuseppe Gaeta ha ribadito questa tesi. Ha detto che durante gli interrogatori con i carabinieri e in istruttoria aveva accusato l'amico perché questi a sua volta l'aveva indicato come autore del delitto. p. 1.