Dopo otto anni l'Inquirente archivierà lo scandalo Anas di Giuseppe Fedi
Dopo otto anni l'Inquirente qrchivierà lo scandalo Anas Il voto finale previsto fra un mese, ma l'esito sembra scontato Dopo otto anni l'Inquirente qrchivierà lo scandalo Anas I commissari de e psi e il presidente Reggiani (psdi) sarebbero orientati a non ritenere responsabili i ministri coinvolti - Spagnoli (pei): «Questa vicenda è l'ultima dimostrazione che l'Inquirente è un istituto nefasto che deve essere abolito» ROMA — Auletta dei gruppi a Montecitorio, ore 9: all'Inquirente, riunita in seduta pubblica, s'apre il sipario sull'atto conclusivo di un caso, lo scandalo Anas, che si trascina in commissione da ben otto anni. Una vicenda di aste truccate che risale al '68. Una lunga serie di irregolarità in concorsi d'appalto per opere autostradali che ha coinvolto, assieme a poco meno di 300 imputati, anche tre ministri dei Lavori Pubblici dell'epoca, i socialisti Mancini e Lauricella e U de Natali. In un complesso intreccio di procedure giudiziarie rallentate, fra pastoie burocratiche, ombre di sospetto, riaffiora il fantasma di uno scandalo che s'avvia verso l'epilogo. Tutto, naturalmente, sarà deciso con un voto. E da quel che si sa, la maggioranza della commissione sembra orientata ad archiviare il caso, non essendo emerso alcun elemento di reato nei riguardi degli ex ministri che invece, secondo le ipotesi dei magistrati, potevano essere coinvolti, per favoreggiamento, nel meccanismo delle aste truccate. Voterano sicuramente per l'archiviazione gli otto corri' missari de e i due socialisti, cui dovrebbe unirsi anche il presidente della commissione, il socialdemocratico Reggiani. I «colpevolista, intenzionati a votare per il rinvio della vicenda al Parlamento in seduta comune, sono i sei commissari del pei, il missino Franchi e l'indipendente di sinistra Riccardelli. Il radicale Stanzani si asterrà dal voto per protesta, attuando «un gesto di disobbediema civile» contro l'Inquirente e il suo modo di procedere nelle indagini, in quanto nessun giudizio è «credibile e accettabile: Ugo Spagnoli, vice presidente del gruppo comunista, rincara la dose: un istituto nefasto che dev'essere abolito o quanto meno limitato ai reati di alto tradimento o di attentato alla Costituzione. Per tutto il resto l'Inquirente è deleteria, va cancellata al più presto, prima che combini altri guasti. Tutti, a parole, sono d'accordo, ma poi...: Otto anni di lavori non sono stati sufficienti per far luce sullo scandalo Anas. •E' l'ultima dimostrazione che l'Inquirente è inidonea ad affrontare processi di grande ampiezza. Tanto più quando, come è avvenuto finora, il carattere politico della giustizia finisce per distorcere l'andamento stesso delle procedure, e il modo di condurre le istruttorie finisce per svuotarle o distorcerle. Il passaggio del tempo, i lunghi decorsi hanno un loro significato: Nell'aula, piena di decine e decine di fascicoli, davanti al banco della presidenza sono presenti una cinquantina di avvocati. Difendono gli ex ministri e i quasi trecento imputati «laici». L'avvio della seduta è lento, s'inizia infatti con la chiamata delle parti, prima di definire l'ordine dei lavori. Una riunione ristretta dell'ufficio di presidenza decide quindi a maggioranza che i difensori parlino per primi o presentino memorie a partire dal pomeriggio. Le arringhe prenderanno verosimilmente un lungo periodo di tempo. Successivamente, prima del voto finale previsto fra circa un mese, i due relatori, il socialista Janelli e il de Beorchia, esporranno le loro convinzioni e le loro conclusioni. Undici commissari, come abbiamo accennato, propenderebbero per l'archiviazione e otto per il rinvio degli «imputati» alla Camera. Un'archiviazione di misura e come tale revocabile attraverso la raccolta delle firme. Infatti, perché la decisione dell'Inquirente sia definitiva occorre il voto favorevole dei quattro quinti (16) dei commissari. Ma l'ipotesi della raccolta delle firme è del tutto remota. L'istruttoria sullo scandalo dell'Anas è stata avviata nel '74, quando era in vigore il vecchio regolamento dell'Inquirente, quello tuttora applicabile. Tale normativa richiede la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento: un numero di sottoscrizioni che sarebbe quasi impossibile raggiungere. Dopo otto anni, un tempo record, questo «tribunale» del Parlamento è ancora impegnato a far luce su un episodio di corruzione iniziato nel '68.1 fatti si sono svolti in un ampio arco di tempo, quando alla guida del dicastero dei Lavori Pubblici si alternarono Mancini, Lauricella e Natali. Secondo le ipotesi più at¬ tendibili, un gruppo di persone estranee all'amministrazione avrebbe installato delle microspie nello studio dell'allora direttore generale dell'Arias, Chiatante. I congegni sarebbero serviti ad intercettare le telefonate del funzionario per venire a conoscenza delle cifre base d'asta — i cosiddetti «numeretti» — stabilite per gli appalti di opere pubbliche. Il «gruppo d'ascolto», capeggiato, sembra, dall'ingegnere Pontedera, ovvero Marino Fabbri, avrebbe poi rivenduto le informazioni ad alcuni imprenditori che si aggiudicavano a colpo sicuro gli appalti. Una truffa con la quale gli organizzatori pare abbiano guadagnato oltre due miliardi. Le bobine, sulla cui utilizzazione si sono impantanati a lungo i lavori dell'Inquirente (la Cassazione ne ha sancito l'illegittimità come elemento di prova), conterrebbero particolari giudicati «compromettenti» non solo per Chiatante ma anche per i politici. Giuseppe Fedi
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