Roma sarà la prima tappa di Mubarak in Occidente di Igor Man
Roma sarà la prima tappa di Mubarak in Occidente Il 30 gennaio su invito del presidente Pertini Roma sarà la prima tappa di Mubarak in Occidente ROMA — // presidente egiziano Hosni Mubarak sarà a Roma il 30 gennaio in visita ufficiale, su invito di Sandro Pertini. Lo ha annunciato ieri il ministro di Stato agli Affari Esteri egiziano, Butros Ghali, in una conferenza stampa all'aeroporto di Fiumicino, dove aveva fatto scalo nel suo volo alla volta di Belgrado. « Roma — ha detto — sarà la prima tappa in Occidente del presidente Mubarak nel viaggio che lo porterà a Parigi, Washington, Londra e Bonn. Il fatto che il viaggio cominci a Roma ha un valore simbolico: vuol dimostrare l'importanza che l'Egitto annette alle relazioni tra il Nord e il Sud del Mediterraneo. Per di più l'Italia ha deciso di partecipare alla Forza di pace nel Sinai, gliene siamo riconoscenti, ringraziamo il governo e il popolo italiano». Perché il ministro Butros Ghali si reca in Jugoslavia? «Per dare nuovo impulso al non allineamento. Sono già stato in India, mi recherò anche in Africa. Stiamo preparando un summit dei Paesi non allineati da tenersi possibilmente in febbraio». Per l'Egitto di Hosni Mubarak, ha spiegato Butros Ghali, il non allineamento implica non già l'equidistanza ma una politica di equilibrio fra le due superpotenze. Insomma, l'Egitto desidera mantenere i rapporti in certo senso privilegiati con gli Stati Uniti, sema perder d'occhio l'Urss. Tutto ciò, ovviamente, nella prospettiva (ma questo Ghali non l'ha detto in maniera cosi esplicita) di un riavvicinamento agli altri Paesi arabi. Al Cairo il segretario di Stato americano Haig non è riuscito a strappare a Mubarak l'adesione a una «dichiarazione di principi» sull'autonomia in Cisgiordania da sottoscrivere con Israele prima del 26 aprile, data del ritiro israeliano dall'ultimo lembo di Sinai. Cionostante, come ha affermato Butros Ghali, «i negoziati continueranno nel supremo interesse della pace. Non pretendiamo di avere il monopolio della soluzione globale della crisi, ma poiché, fino a questo momento, non esistono alternative valide agii accordi di Camp David, continueremo a trattare ad oltranza per trovare un punto d'incontro che tenga conto dei reali interessi dei palestinesi». (Come si sa, per l'Egitto l'autonomia deve essere il ponte per arrivare all'autodeterminazione; Israele, invece, non vuole andare oltre un'autonomia alle persone, mera mente amministrativa). E il piano Fahd? «Finora non trova consensi in seno al la famiglia araba, né vede d'accordo gli Stati Uniti e Israele. Sicché ci tocca conti nuare per la strada intrapre sa, quella del negoziato ad ol tranza, unica alternativa alla guerra». Circa le iniziative europee, Ghali ha ripetuto quanto ave¬ va detto a Colombo al Cairo il 5 gennaio scorso; l'Egitto le osserva con interesse, ma si augura una maggiore consonanza con la politica americana. Infine, riferendosi alle preoccupazioni di re Hussein sull'avvenire della Cisgiordania, Butros Ghali ha affermato di non credere che Israele voglia annettersi la West Bank, non fosse altro perché «ha firmato gli accordi di Camp David», che prevedono appunto la concessione dell'autonomia. «La via della trattativa — ha concluso — è l'unica praticabile, come i fatti hanno dimostrato. Negoziando con ostinazione e pazienza siamo riusciti a ottenere la restituzione di Sharm el-Sheik e degli aeroporti di Eziom e Eitam. Certo al momento esistono divergenze fra noi e Israele sull'autonomia, ma sono convinto che perseverando nel negoziato sarà possibile arrivare un giorno a una soluzione del problema. L'importante è non stancarsi, credere nel dialogo». Ottimismo di facciata? Saranno i fatti a parlare, e forse prima di quanto non si creda. Igor Man
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