II figlio della Thatcher trovato salvo nel deserto di Mario Ciriello

II tìglio della Thatcher frovaio salvo nel deserto Dopo sei giorni a 450 chilometri da Tamanrasset II tìglio della Thatcher frovaio salvo nel deserto Con i due compagni - La notizia comunicata al premier inglese dal collega algerino - «Sono stanchi, ma in buona salute» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — «Mark è quasi certamente salvo». Quando Denis Thatcher ha telefonato ieri questo breve messaggio dalla remota Tamanrasset al numero 10 di Douming Street a Londra, il viso di Margaret, la moglie, si è bagnato di lacrime. Ma erano lacrime di gioia, di felicità: cancellavano le tracce lasciate da molte, da troppe ore d'angoscia, di disperazione. Tale era stata la sua paura di non rivedere più il figlio che mercoledì aveva pianto in pubblico, sotto gli occhi delle telecamere; e, come dicono i giornali, la 'Signora di ferro» si era rivelata una madre fragile e tremante. La notizia le è poi stata confermata personalmente dal primo ministro di Algeri. Ieri mattina un Hercules C -130 dell'aviazione algerina ha avvistato la Peugeot del giovane. Più tardi l'organizzatore del rally ha raggiunto Mark Thatcher e i suoi due compagni, la copilota Anne- Charlotte Verney e il meccanico Jean Garnier, con il suo aereo, sul quale li ha caricati. «Sono stanchi, ovviamente, ma in buona salute» ha detto in un messaggio radio. I tre erano all'estremo Sud dell'Algeria, a circa 450 chilometri da Tamanrasset, in una regione molto aspra, dove il Sahara non si presenta con sabbie e dune, ma con distese lunari, balze scoscese, pietraie allucinanti. Erano scomparsi sei giorni fa con la loro Peugeot bianca, mentre partecipavano al rally Parigi-Dakar, un'avventura di lOmila chilometri Nelle prossime ore, dunque, i dispersi dovrebbero essere a Tamanrasset, dove li attendono soccorritori e giornalisti. Qui Mark Thatcher, un giova notto di 28 anni, abbraccerà il padre Denis, che, dinanzi al l'esasperante suspense, era partito martedì da Londra per seguire, dal centro di ricerche, la lunga e ardua operazione. (La stampa inglese riserva non poche critiche agli orga- nizzatori del rally, ma elogia la tenacia dell'Algeria e del vicino Mali). Mark Thatcher è un pilota non privo di doti, anche se non di classe tale da poter aspirare ai massimi titoli. Irrequieto, smanioso, senza molto garbo politico, ha avuto non pochi scontri con la madre. Non ha completato gli studi di ragioneria, ma sta cercando adesso di lanciare una propria agenzia di consulenza aziendale. All'inizio dell'anno era partito da Parigi con i due compagni francesi per affrontare un rally che, secondo gli esperti, è troppo spesso causa diretta o indiretta di molti drammi. Giunto in prossimità del Mali, il gruppo di Mark Thatcher era scomparso. Subito, un turbine di notizie e di voci alimentava le ipotesi più angosciose. Un giorno dopo l'altro, un'ora dopo l'altra si rivelavano false le informazioni di un salvataggio nel deserto del Mali, del passaggio della vettura attraverso uno dei posti di frontiera tra l'Algeria e il Mali e, infine, di un rapimento politico» ad opera di guerriglieri del Polisario. La televisione francese aggiungeva: Anne-Charlotte Verney e Claude Garnier sono già stati liberati. Mark sarà trattenuto come ostaggio». La verità è invece ben diversa: un guasto meccanico ha isolato i tre Mercoledì, Margaret Thatcher era arrivata all'Imperiai Hotel di Londra per un banchetto. Con gli occhi arrossati, la voce incerta, aveva detto ai cronisti: «I am very worried, sono preoccupatissima, non so nulla». Nella hall dell'albergo, i suoi nervi avevano ceduto, il premier aveva pianto per 30 secondi sulla spalla di un detective. Si era ricomposta a fatica, poi nuove lacrime. Si era appoggiata tremante, smarrita, alla vetrina di una boutique. Alla fine, aveva alzato il capo, si era presentata sorridente al pranzo offerto dai piccoli imprenditori. E, dopo un discorso di 25 minuti, aveva risposto a tutte le domande sulla politica del governo. Mario Ciriello (A pag. 8: L'arte di sopravvivere nel Sahara correndo un rally). portogallo 5;pagNA™ 0ULED DJElLALI MAROCCO /*■* .HASSI MESSA0UDP 5* ALGERIA B4CHEMW8 7/ TIMEIA0UINE-^TIX, I MALIM? ^TUHJGOUNE TIMBUCTU' BAKA ««««.«S* «—ALTO i ■/yy ni? '"geria Dalla Francia al Senegal attraverso Algeria, Mali e Alto Volta: il «rally» Parigi-Algeri-Dakar unisce Europa e Africa nel segno dell'avventura e dello sport motoristko. La gara è aperta alle auto, alle moto e ai camion. La partenza è avvenuta 0 1* gennaio da «Place de la Concorde», l'arrivo è previsto il 20 gennaio sulla spiaggia di Dakar. Si tratta più di un «raid» che di un «rally» vero e proprio. Diecimila i chilometri in programma, con 17 prove speciali a cronometro e una dozzina di tappe in territori desertici e inospitali. Il caldo, la sabbia, la polvere e le insidie di un percorso non facilmente identificabile costituiscono le principali difficoltà della corsa, cui si sono iscritti 351 concorrenti (125 moto, 3 «sidecar»», 19 camion, 20 vetture normali e 184 a quattro mote motrici), tra ad 13 equipaggi italiani Nessun campione di «rally» ha preso parte alla competizione, che, in realtà, è aperta soprattutto agli appassionati del «fuoristrada».