Bologna: scoperta una stele per la strage alla stazione di Vincenzo Tessandori

Bologna: scoperto una stole per la strage affa sfazione Donata da un familiare di due delle 85 vittime Bologna: scoperto una stole per la strage affa sfazione La cerimonia ieri in pBOLOGNA — Una stele per ricordare una mostruosa strage recente; un processo per non dimenticarne un'altra, lontana nel tempo e sfumata nella memoria, e per cercare di far giustizia. La stele, in vetro, donata dal parente di due vittime del massacro alla stazione nell'agosto 1980, reca gli 85 nomi degli uccisi. Sono le 17 di ieri, in piazza del Nettuno, quando, presente il sindaco Renato Zangheri, il monumento viene scoperto: è il crepuscolo di una giornata fredda e piovosa, la gente si ferma, molti si tolgono il cappello, gli occhi di tutti scorrono su quell'elenco posto accanto al sacrario dei caduti nella lotta di Liberazione. Lo stato delle indagini sgomenta, le ultime scarcerazioni, decise dal giudice istruttore la settimana scorsa, hanno lasciato sbigottiti. E ora, in un Consiglio comunale straordinario, si parla delle mille, forse insuperabili difficoltà per arrivare ai responsabili. Rassegnazione e collera sembrano essere lo stato d'animo più diffuso. Non parla Zangheri, che è stato malato ed è ora sostituito dal vicesindaco, Gabriele Gherardi, socialista. E Gherardi assicura di provare •sdegno e amarezza» per la strada senza uscita in cui pare essersi infilata l'inchiesta. Non conforta la volontà ripetuta dai giudici di voler comunque arrivare a fondo. Ripete Gherardi che si vuole «il» colpevole, non «un» colpevole. E parla anche Torquato Secci, che nella strage ha perso il figlio. E' il presidente dell'Associazione familiari delle vittime e lamenta come ormai anche il ricordo di quel terribile 2 agosto 1980 sia vivo in Emilia e in Umbria, ma ormai sbiadito altrove. Quindi ha toccato un tema che sta a cuore ai familiari non meno che ai giudici: l'apporto che hanno dato i servizi segreti e che dovrebbero ancora dare. «Se non provvedono i servizi a fornire informazioni, potremo pensarci noi», ha detto Secci e molti hanno pensato che alludesse all'ipotesi di istituire una taglia. A notte il Consiglio, assai composto e compatto, ha votato un documento che ha riscosso approvazione, dai comunisti ai liberali, e che con¬ iazza del Nettuno, presenferma l'appoggio all'Associazione anche se non sottoscrive ogni parola dei duri commenti espressi all'indomani della scarcerazione di Dario Calore e Sergio Pedretti, accusati di aver organizzato l'attentato. Nell'aula della corte d'assise, intanto, continua il processo per la strage sull'Italicus, avvenuto il 4 agosto 1974. Si tenta di scoprire chi, con te il sindaco Zangheri . una bomba fatta scoppiare sul treno in corsa, assassinò 12 persone e ne feri 44. E continua l'interrogatorio di Francesco Sgrò, già bidello all'Università di Roma. Siamo alla ventinovesima udienza e la verità sembra ancora molto lontana. Con i suoi innumerevoli racconti, Sgrò non contribuisce certo a facilitare 11 compito dei giudici. L'imputato, che deve rispondere di calunnia, ha tenuto a sottolineare come ogni dichiarazione sia stata «fatta liberamente». Menzogne e menzogne: Sgrò ammette di averne dette molte e, forse, l'unica verità fu proprio la prima, quando raccontò a un avvocato romano, Aldo Basile, di aver visto uno scatolone con qualcosa che gli era sembrato una bomba nello scantinato della facoltà di fisica, due settimane prima della strage. Dire e smentire: all'imputato è riconosciuto il diritto di dichiarare ciò che vuole per difendersi e Sgrò ne abusa. Forse soltanto dai confronti chiesti dal p.m. Luigi Persico si riuscirà ad avere un quadro meno incerto sulle cento verità dell'ex bidello. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Umbria