Reagan legherà a un'apertura polacca il «messaggio sullo stato del mondo»

Reagan legherà a un'apertura polacca il «messaggio sullo stato del mondo» Reagan legherà a un'apertura polacca il «messaggio sullo stato del mondo» Il discorso del Presidente all'inizio del mese - «Svolta negativa» anche solo il mantenimento delle attuali misure - Scetticismo sulla prossima fine dello stato d'assedio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — La Casa Bianca ha accolto con soddisfazione l'esito della riunione della Nato di Bruxelles e con scetticismo la dichiarazione di Varsavia secondo la quale la legge marziale in Polonia potrebbe finire il primo febbraio prossimo. Un portavoce ha dichiarato che «proseguono i preparativi per misure di emergenza» nel caso che la crisi polacca si aggravi. Egli ha indicato che la Casa Bianca considererebbe una svolta negativa «anche solo la continuai. ..e degli attuali provvedimenti contro Solidarnosc». Il portavoce ha fatto capire che il primo febbraio costituisce una scadenza importante per il presidente Reagan. La situazione polacca a quella data sarà determinante per il tono che egli darà al suo •Messaggio sullo stato del mondo» qualche giorno più tardi. Il messaggio sarà un discorso programmatico di politica estera, da tenersi probabilmente davanti al Congresso. Mentre per il momento la superpotenza mantiene un atteggiamento di attesa, e conserva aperte le comunicazioni con Mosca, si riserva di cambiare tutto il mese prossimo. A tale scopo agisce a due livelli. internazionale e interno. A livello internazionale, preme per la riunione di Parigi del 19 prossimo, dove verranno esaminate le eventuali riduzioni nell'export di alte tecnologie all'Urss, a partire da quelle per la costruzione del gasdotto siberiano. A livello interno, procede con i piani di riarmo. Il portavoce della Casa Bianca ha ieri sottolineato che se anche il deficit del bilancio statale si dimostrasse eccessivo, il Presidente apporterebbe tagli modesti, non sostanziosi, agli investimenti militari. Reagan non intende trovarsi in una posizione di debolezza verso il Cremlino, vi sia o no la distensione. Le spese belliche preventivate da Reagan sono le più alte della storia americana e confermano la sua volontà di non concedere alcun vantaggio all'Urss. Per il 1983, Reagan ha stanziato 215 miliardi di dollari (250 mila miliardi di lire) e per il 1984 ben 280 (330 mila miliardi). Parte dei finanziamenti andranno al nuovo missile intercontinentale MX e al nuovo bombardiere atomico Bl. Ma il Presidente si concentrerà innanzitutto sul rafforzamento della Marina, che rischia di vedersi sottrarre il controllo degli oceani da quella sovietica, nonché sulle comunicazioni e sulla sorveglianza tramite satellite artificiale. Ciò non significa che egli rifugga dal negoziare Una bozza del 'Messaggio sullo stato del mondo» è già alla Casa Bianca. Fu presentata dal Dipartimento di Stato lo scorso ottobre, ma Reagan preferì accantonarla, a favore del suo appello sulle trattative per l'-opzione zero» in Europa, ossia lo smantellamento di tutti i missili a medio raggio di terra. Compilato da Haig e dall'altera sottosegretario Clark (oggi direttore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca al posto di Alien) quel primo messaggio toccava tutte le principali crisi internazionali, e impostava i rapporti con l'Urss sulla base della reciprocità. Se la crisi polacca non venisse risolta entro il primo febbraio, esso diverrebbe ancora più attuale. Reagan se ne servirebbe per introdurre nuove sanzioni contro il Cremlino e spingere gli alleati ad aderirvi nonostante le loro esitazioni. Di fatto, in una situazione di confronto, la superpotenza sospenderebbe ogni contatto con il colosso comunista, quindi anche i negoziati di Varsavia e i preparativi successivi all'incontro Haig-Gromyko del 26-27 del mese. Il Presidente lascerebbe la porta aperta solo al vertice con Breznev, in discussione ormai da mesi, come fece Kennedy nel '61 con Kruscev. Il vertice, in questo caso, avrebbe un unico senso: accertare se e in quali termini la convivenza è possibile. A Washington, il ricordo del summit di Vienna tra Kennedy e Kruscev è ancora vivo. Si nota che non seguì un periodo distensivo: poco più di un anno dopo vi fu anzi la crisi di Cuba, la più grave della storia dei rapporti postbellici Est-Ovest. Fino alla visita di Kossighin a Johnson nel '67, i rapporti rimasero tesi: stavano migliorando quando nel '68 l'Urss invase la Cecoslovacchia. Ennio Care tto