Il primate Glemp: così nelle carceri ho visto nascere l'odio tra polacchi

Il primate Glemp: così nelle carceri ho visto nascere l'odio tra polacchi Il primate Glemp: così nelle carceri ho visto nascere l'odio tra polacchi Questo è un estratto dell'omelia del primate di Polonia, Monsignor Glemp, letta domenica nella cattedrale di Varsavia, nella traduzione dell'inviato di The Times nella capitale polacca, Roger Boyes. Esaminiamo i problemi morali sollevati dall'internamento. Prima, permettetemi di fare alcune osservazioni personali dopo una visita alla prigione di Olszynka - Grochow, dove sono internate molte donne. Poiché non vi sono collegamenti telefonici, non ho potuto preannunciare il mio arrivo. Il direttore del carcere mi ha trattato con cortesia, e mi ha permesso di vedere tutte le celle, di confessare alcune donne e di celebrare la Santa Messa. So bene che non tutti i centri di internamento sono del livello di questo carcere di Varsavia. Vi sono indicazioni secondo le quali i preti hanno problemi se cercano di avvicinare i loro parrocchiani. Il regolamento al quale sono sottoposti gli internati è duro. Dipende molto dal livello culturale e dall'umanità del comandante, ed in una certa misura anche dagli internati stessi. I secondini generalmente trattano i prigionieri che già conoscono la vita del carcere a causa di condanne precedenti meglio degli oppositori intellettuali. La Chiesa non sta rinunciando Ha sua opera umanità ria e pastorale. A Varsavia c'è un comitato che interviene in favore degli internati, e ha già ottenuto qualche risultato. Nello stesso tempo, tenta d'organizzare l'invio di pacchi di cibo e di abiti. Ritengo che questi comitati, composti per metà di religiosi, per l'altra metà di laici, se non esistono ancora nelle altre diocesi deb bano essere costituiti. Per i preti è invece molto difficile vedere coloro che hanno un'imputazione. Ci rendiamo conto del fatto che il nostro aiuto agli internati può contribuire soltanto in modo limitato ad alleviare le loro sofferenze. Vi sono state molte sofferenze. Voglio ora considerare il problema morale di come si debba venire a patti con queste sofferenze. Poiché ho visitato le celle delle donne internate insieme con due preti, le guardiane si sono comportate generalmente con discrezione. Tuttavia, in tre celle le porte sono state tenute spalancate, e una donna in uniforme è rimasta sulla soglia controllando il primate e le prigioniere. Ho visto la reciproca ostilità di queste donne che stavano runa di fronte all'altra, quelle in uniforme e quelle internate. Non si conoscevano, non avevano neppure avuto l'opportunità di far sorgere animosità personale. Ma il rapporto era chiara- mente un rapporto di odio. Da una parte c'è il timore che le internate siano persone pericolose, e dall'altra c'è una profonda avversione per le donne in uniforme, perché rappresentano il potere. Questo abisso che ho visto con i miei occhi sulla porta delle celle sta trascinando sempre più con sé la nostra società e pone problemi morali. Non vogliamo vivere in una società spaccata: una leadership che ordina e impone, e la gente che deve accumulare il suo odio in silenzio. Da una parte, come dall'altra, vi sono figli della stessa nazione. Conosco madri preoccupate per la sorte delle loro famiglie. Che cosa mai ha portato a queste divisioni? Copyright «Time Newspapers» e per l'Italia «La Stampa»

Persone citate: Glemp, Roger Boyes

Luoghi citati: Italia, Polonia, Varsavia