Domina la prudenza al congresso del pci

Domina la prudenza al congresso del pei Si conclude oggi l'assise regionale Domina la prudenza al congresso del pei Tutti gli interventi in linea con la direzione nazionale - Solo una timida (e unica) voce di dissenso Lanima filosovietica del pei piemontese è emersa in un solo intervento: cosi il terzo giorno del congresso regionale di Palazzo a Vela si è chiuso con un dibattito molto prudente, in linea con i deliberati della direzione nazionale e con la relazione d'apertura del segretario uscente, Athos Guasso. Tanto che un giovane iscritto ha commentato dalla platea: «La base teme di screditare l'immagine del partito di fronte all'opinione pubblica: non si pronuncia in termini franchi, per non essere strumentalizzata e far gridare all'eresia». Solo il segretario della trentanovesimo sezione di Torino, Rebbio, non ha esitato ad esprimere le proprie opinioni anche con spunti polemici. «La situazione in Italia — ha detto — è ben più. grave di quella polacca ed il pei non è preparato ad affrontarla». Ancora: «Se nei Paesi dell'Est si è realizzata solo una parte del socialismo, ciò è dovuto all'imperversare dell'imperialismo. Per questo non è finita la spinta dì propulsione della rivoluzione d'ottobre». Nessuno fra gli intervenuti, ha, in verità, sconfessato quell'avvenimento; tutti hanno però condannato l'evolversi della situazione che ha portato all'attuale -volontà di potenza» dell'Urss, ponendola quasi sullo stesso piano del blocco imperialista che ruota intorno agli Stati Uniti d'America. Di qui la necessità di inventare una «terza via» al sociali- smo, che porti 'alla libertà e all'autodeterminazione dei popoli». Ma, attenzione — ha ammonito Lucio Libertini —, senza tradimenti: -Se cento volte si presentasse una Rivoluzione d'Ottobre, cento volte dovremmo schierarci con quella rivoluzione, poiché le contraddizioni sono successive, determinate dai processi involutivi e di potere burocratico che sono avvenuti in quell'area e che hanno portato sia a ritardi in politica economica, sia ad una logica di potenza». E Giancarlo Pajetta, pur compiacendosi della cautela e del senso di responsabilità dimostrati nel dibattito, è stato ancora più esplicito quando ha richiamato il partito, nei suoi singoli esponenti, alla ragione, affermando che 'Situazioni gravi, crisi che si ripetono, drammi del passato dai quali non si sono tratte le dovute lezioni, richiedono svolte improrogabili, mutamenti anche. radicali... Il leader, probabilmente rivolto a chi come Cossutta si è posto in contrasto con la segreteria sui rapporti con il socialismo reale dell'Urss, ha ricordato che 'l'inerzia del dogmatismo è un pericolo grave». Ed ha concluso invitando i comunisti piemontesi ad approfondire il dibattito per giungere ad un confronto di idee che garantisca, l'unità del partito. Se la crisi polacca e la politica sovietica hanno in piccola parte incrinato la facciata unitaria di questo secondo congresso regionale, l'unità d'intenti è stata riscoperta sui temi della politica interna: dal caso Italia al caso Piemonte, affrontati da tutti gli interventi. Fra gli altri Gianotti, Fassino, Bertinotti (segretario Cgil) hanno analizzato i problemi della grande impresa, con la Fiat in primo piano. U vicepresidente della giunta regionale Sanlorenzo ha fornito le cifre della recessione piemontese: 140 mila disoccupati, 40 mila «cassintegrati», 337 aziende in crisi. Oggi le conclusioni dell'ori Tortorella e il voto a scrutinio segreto. Giuseppe Sangiorgio

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Stati Uniti D'america, Torino, Urss