Gli addetti ai servizi domestici chiedono meno lavoro e più soldi

Gli addetti ai servizi domestici chiedono meno lavoro e più soldi 11 contratto collettivo, scaduto lo scorso giugno, non è stato ancora rinnovato Gli addetti ai servizi domestici chiedono meno lavoro e più soldi Il contratto collettivo per gli addetti ai servizi domestici è scaduto il 30 giugno 1981. ma il suo rinnovo, che dovrebbe disciplinare questo rapporto di lavoro per il successivo biennio, non è ancora avvenuto. In un incontro svoltosi a tal fine nello scorso dicembre, i rappresentanti sindacali della categoria hanno presentato alla controparte (Nuova collaborazione) una serie di richieste che modificano e in qualche caso innovano la normativa vigente nel settore. Eccone alcune: a) riduzione da dieci ad otto ore giornaliere dell'orario di lavoro per le colf conviventi; b) 26 giorni di ferie per tutte, qualunque sia la loro anzianità di servizio: c) congruo aumento dei minimi salariali per le conviventi e revisione delle aliquote orarie per le altre colf; d) raddoppio dell'indennità sostitutiva di vitto ed alloggio; e) aumento da 20 a 26 giorni, per ogni anno di servizio, dell'indennità di anzianità, ed altre migliorie di minore, ma non ultimo conto. La delegazione di «Nuova collabora¬ zione» che rappresenta i datori di lavoro ha dichiarato, però, di non potere accogliere queste richieste, perché ne verrebbe un onere insostenibile al datore di lavoro domestico che è «oggi il più indifeso», perché deve sottostare alle condizioni di mercato determinate dalla domanda, accettare gli orari secondo le disposizioni della lavoratrice e pagare le imposte sul salario e sui relativi contributi, dal momento che nessuno di questi costi è deducibile dai redditi soggetti airirpef. La predetta delegazione riconosce che la categoria degli addetti ai servizi domestici è tuttora ingiustamente esclusa da alcune importanti prestazioni previdenziali (per esempio, l'indennità di malattia) che però chiamano in causa il legislatore perché «non si può chiedere al singolo datore di lavoro di accollarsi oneri di tipo assistenziale». A queste argomentazioni i sindacati ne oppongono altre tendenti soprattutto a ravvicinare la tutela normativa e mutualistica della colf a quelle più coni piute ed antiche degli altri prestatori d'opera. Ad ogni modo, le parti hanno deciso di incontrarsi nuovamente il 18 gennaio e, come succede sempre in questi casi, i contrasti finiranno per sfociare in una soluzione di compromesso che non potrà non tener conto della particolare natura di un rapporto in cui il datore di lavoro non ha per fine il profitto, come nell'industria, nel commercio, nei servizi ecc. Il nuovo contratto potrebbe essere inoltre lo strumento più idoneo per l'effettiva tutela di quelle colf catturate con mirabolanti promesse nel Terzo Mondo eppoi costrette ad accettare dei posti dove le violazioni delle norme contrattuali e degli obblighi assicurativi non vengono denunciate per il timore del licenziamento e quindi di un forzato ritorno ai più poveri Paesi di origine. Sarebbe opportuno infine tener presente che l'osservanza di questo contratto non riguarda solo gli abbienti, ma tanta parte della popolazione anziana che — resa invalida dall'età ed emarginata dalla solitudine — ha nella colf un aiuto indispensabile, ma purtroppo anche la voce più dispendiosa del suo magro bilancio. Osvaldo Paita

Persone citate: Osvaldo Paita