Il pci critica il psi: «Per la P2 non si indaghi solo sul Corriere»

Il pei critica il psi: «Per la P2 non si indaghi solo sul Corriere» Polemica tra i due partiti sui compiti della commissione parlamentare Il pei critica il psi: «Per la P2 non si indaghi solo sul Corriere» Secondo i socialisti invece la vicenda del quotidiano è uno dei punti nodali collegati al potere della loggia di Celli ROMA — Ad alimentare la polemica tra comunisti e socialisti ci si è messa anche la P2. 'L'audizione del dottor Tassan Din — ha dichiarato Alberto Cecchi, coordinatore del parlamentari comunisti all'interno della commissione d'inchiesta — ha dato luogo a molti commenti, interpretazioni e giudizi. Anzitutto, ancora una volta, appare sorprendente ed anche grave, che così disinvoltamente si facciano circolare fuori della commissione brani degli interrogatori, testi tra virgolette, notizie morbosamente confezionate su presunti, circostanziati particolari dei lavori della commissione: • Chi agisce cosi — ha detto ancora l'esponente comunista — nella migliore delle ipotesi non avverte di creare imbarazzi ed intralci al regolare svolgimento del nostro lavoro. Sorprende, poi, l'insistenza con cui si continua a considerare la commissione d'inchiesta come organo precipuamente destinato ad indagare sulla vicenda Rizzoli-Corriere della Sera». Cecchi cita ad esempio l'-4vanti!» di ieri mattina che esorta a riflettere sulla deposizione di Tassan Din e sulle contraddizioni del suo comportamento. «1 suoi compiti prioritari — ribatte Cecchi — la commissione deve stabilirli in base a molte considerazioni e giudicando la portata e la gravità anche di altri aspetti dell'attività della Loggia P2, che non possono essere lasciati in ombra per nessun motivo». In disaccordo con quest'ut tima dichiarazione si è mostrato un altro rappresentan te della commissione P2, il socialista Seppia secondo il quale «te dichiarazioni e le interviste rilasciate dall'avvocato Pecorella e da Tassan Din, dopo le loro testimonianze rese alla commissione con il permanere di ambiguità e reticenze, confermano ulteriormente che la questione Corriere della Sera è uno dei punti nodali collegati alla presenza e al potere della P2». «Ecco perché — ha aggiunto — si renderà necessaria una nuova audizione di Tassan Din e, se occorrerà, un confronto con altri testi.. Anche per Achilli, altro deputato socialista, leader della sinistra del partito, le vicende del gruppo Rizzoli dimostrano che -la P2 è ancora viva con la sua presenza ricattatoria e che è più che mai necessario denunciare le conniven ze e procedure per un chiarimento di fondo». .Alla luce di queste vicende — secondo Achilli — appaiono più chiari anche i risvolti più inquietanti dello scandalo Eni-Petromin ed il ruolo svolto in quell'occasione dall'avvocato Umberto Ortolani e dalla stessa P2». Ancora più duro nei confronti del direttore generale della Rizzoli si mostra il vicesegretario del psdi. Puletti. «A tutt'oggi — dice — nulla di sicuro e di concreto si conosce circa la proprietà delle azioni del Corriere». .La ripresa del giornale — aggiunge —, il superamento delle attuali difficoltà economiche e il rispetto del pluralismo scaturiscono dal mutamento della maggioranza proprietaria, possibile solo se si rimuove l'ostacolo Tassan Din». Su sollecitazione della procura generale della Cassazione, intanto, la terza commissione del Consiglio superiore della magistratura ha già avviato il procedimento disciplinare sui magistrati i cui nomi risultano negli elenchi della P2. Dopo un'istruttoria durata poco più di tre mesi il sostituto procuratore generale Grossi, che ha lavorato in stretta collaborazione con il p.g. Sofo Borghese, ha trasmesso al Csm — che fungerà da giudice di merito in questa delicata vicenda — un dossier con le posizioni dei quindici magistrati inquisiti, con le richieste di rinvio a giudizio e con 'l'atto di incolpazione». I magistrati in odore di P2 che rischiano una sanzione disciplinare (dalla semplice censura alla rimozione) sono: Giacomo Randon, pretore dirigente ad Arezzo; Paolo Zucchini, giudice a Roma; Domenico Pone, pretore a Roma; Elio Siggia, pretore a Roma; Vittorio Liberatore, presidente del tribunale di Ancona; Guido Barbaro, presidente della Corte di Assise di Torino; Giuseppe Renato Croce e Giovanni Palaja, ex segretari al Csm; Antonio Stazione, giudice a Forlì; Salvatore Cassata, giudice a Marsala; Salvatore Pastore, già addetto all'ufficio studi del Csm; Domenico Raspini, presidente di tribunale di Ravenna; Giovanni Vincenzo Placco, pretore a Roma; Paolo Nannarone. giudice a Perugia; Mario Marsili, p.m. ad Arezzo e genero di Gelli. r con