Preso Senzani, cervello delle Br con altri dieci terroristi a Roma di Giuseppe Zaccaria

Preso Senzani, cervello delle Br con altri dieci terroristi a Roma Irruzione della Digos in tre covi, forse imminenti nuovi arresti Preso Senzani, cervello delle Br con altri dieci terroristi a Roma Si conoscono solo alcuni nomi, tra i quali quello del torinese Lino Vai - Trovati sei missili, granate anticarro, documenti e schedari sugli uomini più importanti d'Italia - L'operazione è partita il 4 gennaio dall'arresto dei due giovani nel centro Il questore conferma: si preparavano a rapire Romiti ROMA — 'Non sparate»: alle armi spianate degli agenti, Giovanni Senzani, 39 anni, il criminologo che durante il «caso D'Urso» era venuto alla ribalta come «cervello» delle Brigate rosse, ha reagito l'altra notte con un moto di terrore. Sorpreso nel sonno, l'ideatore della strategia che un anno fa aveva spinto i brigatisti a spedire «interviste» ai settimanali, ha alzato immediatamente le mani. E come lui hanno fatto altre due persone scoperte nel covo: un giovane, e Susanna Andreoli, una fisioterapista che da mesi nascondeva il super-ricercato. Nelle ore successive, la Digos ha catturato in tutto undici presunti brigatisti, ha recuperato armi di estrema potenza (fra cui sei missili, due terra-aria e due terra-terra e al cuni bazooka), ha ritrovato documenti e allarmanti piani d'attacco a carceri e uffici pubblici. Per il numero, e il peso spe cif ico degli arrestati, si tratta forse della più grossa opera zione antiterrorismo condotta a Roma da qualche anno a questa parte. Purtroppo, gli arresti dell'altra notte difficilmente potranno influire sulla soluzione dell'«affare Dozier», sebbene da mezza Italia stiano convergendo su Roma numerosi. magistrati: Senzani (che durante la lati tanza si è tagliato la folta barba, lasciando solo i baffi) e gli altri vengono indicati come i leaders dell'ala «secessioni sta» delle Brigate rosse. Fra i sequestratori del generale americano e i terroristi arrestati nelle ultime ore Roma, da tre, quattro mesi, si sarebbe infatti verificata una frattura insanabile. Riprendendo i temi «movimentisti che già erano stati di Valerio Morucci e Adriana Faranda, il criminologo — spiegano i magistrati romani — era da tempo in aperto dissenso con l'ala «militarista» del partito armato. Un dissenso centrato sui metodi, non sugli obiettivi: falliti i tentativi di ricomposizione, Senzani si era dissociato dalle Brigate rosse, e da qualche tempo stava tentando di costituire, basandosi sui resti della «colonna romana», un'organizzazione in qualche modo diversa. n primo passo della nuova formazione armata — spiegano adesso alla Digos — avrebbe dovuto consistere in un'azione clamorosa, che nelle speranze dei terroristi avrebbe dovuto anche condurre a un primo «autofinanziamento», n sequestro dell'amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti, o di un suo familiare. Commentando brevemente gli arresti dell'altra notte il questore di Roma, Giovanni Pollio, ha sostenuto che sull'obiettivo della «colonna Senzani» non si possono più nutrire dubbi, anche se poi non ha voluto chiarire se fra i documenti ritrovati nei tre «covi» qualcosa confermi questa tesi. E' proprio dal fallito agguato di via della Vite che, comunque, l'operazione della scorsa notte trae origine. La storia di questo «blitz», fra pochi giorni, probabilmente sarà tutta da raccontare: i documenti, i «piani d'attacco» ritrovati l'altra notte, le armi, già da soli sembrano disegnare una strategia nuova, e più pericolosa. Ma i punti essenziali dell'operazione sembrano emergere già in modo chiaro. Lunedi scorso, in via della Vite, grazie a un fortunato intervento erano stati arrestati due brigatisti che, a bordo di una «Ritmo» targata Torino, erano appostati a poca distanza dall'abitazione dell'amministratore delegato della Fiat. Altre auto, all'intervento della polizia, erano riuscite ad allontanarsi. Il questore di Roma ieri sera ha detto che quella forse era una specie di «prova generale»: è chiaro comunque che in questi ultimi giorni i terroristi arrestati in via della Vite (Stefano Petrella ed Ennio Di Rocco) devono aver fatto più di un'ammissione. Indosso avevano fra l'altro alcuni mazzi di chiavi: l'indicazione che ha collegato quelle chiavi ad altrettanti indirizzi (i «covi» scoperti l'altra notte sono tre) non può essere venuta che dagli arrestati. Ed ecco scattare l'operazione della scorsa notte. Giovanni Senzani, Susanna Andreoli sono stati colti nel sonno in un appartamento del quartie re Collatino, in via Ugo Pesci 20. Poco dopo, nel «covo» è giunto un altro giovane, bloccato anche lui. Degli altri appartamenti non si conosce ancora l'esatta ubicazione. Si sa comunque che si trovano tutti nella periferia Sud di Roma. A questo punto, resterebbe da parlare degli arrestati: ma dal riserbo della questura di Roma e del Viminale sono filtrati solo pochissimi nomi. I presunti «secessionisti» finiti in carcere, come s'è detto, sono in tutto undici: uno però si trova in stato di fermo. Di essi, oltre alla Andreoli (di lei si sa solo che dovrebbe essere di origine sarda, che in passato faceva l'insegnante di ginnastica, e che da qualche tempo lavorava come fisioterapista al'Unità sanitaria locale di Marino, ai Castelli Romani), sì conoscono solo i nomi di Giuseppina Delogu, Luciano Farina e Lino Vai. Quest'ultimo, torinese, è l'uomo che aveva preso a noleggio le auto usate dal «commando» che lunedi scorso si era appostato in via della Vite: è fratello di una nota terrorista, Angela Vai. Alle persone arrestate l'alti a notte viene collegato poi un altro nome: quello di Pasquale Acanfora, ritenuto uno dei leaders della «colonna napoletana» delle Br, presunto autore del sequestro di Ciro Cirillo. Manca però ogni conferma. Le Indicazioni più allarmanti, restano cosi quelle che sembrano derivare dall'esame delle armi e dei documenti sequestrati. C'erano missili «terra-aria» e «terra-terra» di fabbricazione francese e sovietica, granate anticarro che mostrano iscrizioni in carat ter! cirillici, decine di pistole, due fucili. Ancora più impressionante sembra il contenuto delle carte ritrovate nel tre «covi»: uno schedario coi nomi, gli indirizzi e le abitudini degli uomini più importanti d'Italia, piante di ministeri e carceri. Giuseppe Zaccaria Roma. Missili e bazooka fra le armi sequestrate nel covo