Questo povero cuore maltrattato

Questo povero cuore mgjjruttato I cardiopatici in assemblea discutono sull'assistenza Questo povero cuore mgjjruttato Accuse alla Regione e all'Usi: carenze e ritardi - Attrezzature per 750 milioni sono ancora imballate - «Solo l'abnegazione dei medici fa funzionare la riabilitazione» Recenti statistiche confermano che il 48 per cento delle morti in Piemonte sono dovute a malattie cardiocircolatorie. Un dato che non si discosta da quello nazionale. Che cosa si fa? Il Piano sociosanitario della Regione condensa il problema, che definisce di •profonda rilevanza sociale», in una pagina dell'«Allegato 16» (contro le 7 e mezzo riservate alla «procreazione responsabile», allegato 12) e punta «più all'ottica della prevenzione che della cura». Ma nell'attesa che parta questa prevenzione, che comunque riguarderà soprattutto i giovani, che cosa si fa per chi è già malato? E' la domanda che sta al centro dell'assemblea dell'Associazione piemontese cardiopatici il cui coordinatore, Angelo Magrini, che è anche presidente dell'Associazione emofilie!, apre stamattina al Centro incontri della Cassa di Risparmio, con una relazione esplosiva. Parte da lontano. Il 16 dicembre 1971 il Consiglio di amministrazione del San Giovanni, con delibera n. 729, decise che nell'ambito della Divisione ospedaliera di cardiologia doveva funzionare il servizio di emergenza «per tutto il Piemonte». E riconosceva che l'emergenza aveva bisogno di un servizio autonomo di emodinamica. La divisione, diretta dal professor Angelino, funziona, ma di emodinamica neanche parlarne. C'è un solo centro alle Molinette, intasato di lavoro. «Tanto che la Divisione — dice Magrini — può usarlo solo in date predeterminate. E allora le urgenze?». Fa un'affermazione pesante: 'Nel maggio scorso sono stati acquistati strumenti per 750 milioni, tutti destinati al potenziamento dell'emodinamica. Bene, sono ancora tutti imballati in uno scantinato. E' un assurdo, perché non si provvede?». Un altro problema: la riabilitazione. 'Funziona solo grazie alla buona volontà e abnegazione dei medici della Divisione ospedaliera. Non è istituzionalizzata. Ancora una volta domandiamo all'Unità sanitaria locale, all'assessorato regionale alla Sanità, ai pubblici amministratori: che cosa si aspetta per intervenire?». A parte pubblichiamo le tariffe per interventi di cardiochirurgia all'estero che costano globalmente al Piemonte 20 miliardi. La situazione della cardiochirurgia piemontese l'abbiamo già illustrata più volte. Il Centro Blalock, diretto dal professor Morea, è in ristrutturazione e funziona a rilento: un'operazione al giorno, due quando ci sono casi emergenti. L'anno scorso, dice la Regione, si sono fatti 545 in terventi. La cardiochirurgia dell'ospedale infantile, diret ta dal professor Margaglia, ne ha eseguiti una sessantina pur avendo, dice ancora la Regione, un potenziale di 150 interventi. 'Comunque non sono sufficienti — dice il portavoce dell'Associazione — ne occorrono almeno altri 1400». La risposta della Regione è nota: «La prospettiva dì Piano è assicurare la presenza di reparti di cardiochirurgia in ognuno dei quattro quadranti nei quali il Piemonte sarà diviso per la programmazione sanitaria: Alessandria, Cuneo, Novara e Torino». Però mette le mani avanti: entro il primo semestre di quest'anno «si provvedere a programmare la formazione di operatori di settore, processo che è senz'altro meno rapido di quello dell'assunzione degli spazi edilizi e delle attrezzature». E allora, si continuerà a mandare all'estero malati esportando 20 miliardi l'anno e per di più con i problemi di assistenza che tutto ciò comporta? Domenico Garbarino

Persone citate: Angelo Magrini, Blalock, Domenico Garbarino, Magrini, Margaglia, Morea

Luoghi citati: Alessandria, Cuneo, Novara, Piemonte, Torino