Omicidi, in 20 anni sono saliti da 19 a 79
Omicidi, in 20 anni sono saliti da 19 a 79 Dall'Italia del boom al terrorismo Omicidi, in 20 anni sono saliti da 19 a 79 Com'era l'inaugurazione dell'anno giudiziario dieci, venti anni fa? La sala è la stessa, l'aula della prima sezione civile della corte d'Appello, al centro la mazza d'oro e il bastone, simboli della Giustizia. I magistrati in ermellino e tocco non siedono più negli alti scranni lignei, ma in moderne seggiole. Sono rimasti i grandi lampadari di Murano, ma sono spariti i damaschi color amaranto che impreziosivano le pareti C'era molto più silenzio una volta, nel corridoio antistante la sala dove, chi non aveva trovato posto, ascoltava in silenzio la lunga relazione del procuratore generale, Alfonso Tanas nel '62, Giovanni Colli nel '72. Ieri invece, più chiacchiere nel corridoio, un brusio quasi insopportabile e all'ammezzato del palazzo manifesti sullo sciopero degli ufficiali giudiziari. Sostanzialmente uguale a distanza di 10 e di 20 anni, la cerimonia, almeno dal punto di vista formale. Ma profondamente diverso il contenuto dei discorsi di Tanas, di Colli e ieri del procuratore generale Bongioannini. Gli accenti più preoccupati Tanas li riservò all'impressionante aumento dei reati colposi, dovuti soprattutto agli incidenti stradali: era l'Italia del boom economico e la macchina della giustizia si fece trovare impreparata ad accogliere le migliaia di processi per omicidi colposi provocati da scontri d'auto. Come rimedio il procuratore suggerì perfino di sospendere le patenti agli automobilisti più indisciplinati. I giudici torinesi avevano in media 280 cause all'anno (ma i loro colleghi dei tribunali di Aosta, Ivrea, Pinerolo ne avevano 60 a testa). Si lamentava già la crisi di personale. Chissà che cosa avrebbe detto il procuratore generale Tanas delle 1000 cause all'anno che qualche giudice del tribunale deve sorbirsi oggi? Sì sollecitava un nuovo palazzo di Giustizia, un pio desiderio, allora come oggi e chissà per quanto tempo ancora I procuratori della Repubblica volevano l'automobile di servizio: oggi ce l'hanno ma cor. la scorta e questo forse non se lo auguravano. Dieci anni fa Giovanni Colli si preoccupava per l'esplosione di brutalità: -42 omicidi in un anno e 303 rapine» (nel '62 gli omicidi erano •solo» 19). Ben poca cosa in confronto ai 79 omicidi dell'anno scorso in tutto il distretto, agli oltre 30 tentati omicidi, a//'escalation della criminalità organizsata: terroristi, spacciatori di droga, clan mafiosi che collezionano sequestri di persona. Nella relazione di Bongioannini non risultano oggi peggiorati soltanto cifre e dati, ma sono diventati molto più difficili, quasi insolubili, iproblemi. Gli uffici giudiziari disseminati in giro per la città; le Nuove sempre affollate di oltre un migliaio di detenuti; il nuovo carcere delle Vallette che dovrebbe sostituirle (e che sarà pronto soltanto nell'84) ospiterà appena 500 detenuti, presidenti di sezione in cerca dell'aula dove celebrare i propri processi, ufficiali giudiziari in agitazione, tempi d'attesa inaccettabili per una causa civile, fallimenti e amministrazioni controllate in aumento, valanghe di protesti, panorama che è fin troppo facile dipingere a tinte fosche. Una lucida ma amara considerazione fatta da Giovanni Colli dieci anni fa, potrebbe valere ancor oggi: «Al di là delle colpe della società, c'è l'uomo con i suoi vizi e i vizi esisteranno finché vi saranno uomini ».
Persone citate: Alfonso Tanas, Bongioannini, Colli, Giovanni Colli, Murano
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