Lo Stato condannato a pagare per la rivolta di Alessandria
Lo Stato condannato a pagare per la rivolta di Alessandria La sommossa nel carcere che nel '74 finì in strage Lo Stato condannato a pagare per la rivolta di Alessandria ALESSANDRIA — «La responsabilità dell'Amministrazione della giustizia che fin dal 10 aprile 1974 sapeva che erano previste "sommosse programmate" per il mese di maggio al reclusorio di Alessandria tanto che 11 direttore, informandone il personale, l'aveva sollecitato ad una maggiore sorveglianza dei detenuti, è certa ed inequivocabile. Non fu adottata alcuna misura di sicurezza e ai tre detenuti, autori della rivolta — attuata nel tentativo, fallito, di evadere — giunsero armi e coltello». Cosi si legge, fra l'altro, nella sentenza pronunciata dalla IV Sezione civile del tribunale di Torino (presidente Vito Lacquaniti) che condanna il ministero di Grazia e Giustizia a risarcire le famiglie delle vittime: Carla Pietrasanta e Rosalia Castelli, vedove del dottor Roberto Gandolfi e del prof. Pier Luigi Campi, rispettivamente medico del carcere e insegnante alla scuola del reclusorio, e l'ing. Vincenzo Rossi, pure insegnante, il quale rimase gravemente ferito, nel 1976 si erano rivolte alla magistratura per ottenere il risarcimento dei danni. Ora. finalmente, il tribunale ha accolto la loro richiesta anche se la causa non è conclusa: in. fatti il ministero può presentare ricorso. A Carla Pietrasanta dovrà essere corri¬ sposta la somma di 470.318.000 lire, mentre 170.790.000 andranno a Rosalia Castelli (entrambe le vedove hanno due figli ciascuno, ancora minorenni quelli del prof. Campi) e 252.775.000 a Vincenzo Rossi, assistito dall'avvocato Emilio Cossinelli di Alessandria. Le cifre assegnate dal tribunale tengono conto, tra l'altro, del reddito che le vittime percepivano in vita, mentre per il professionista rimasto ferito, i giudici, oltre a far riferimento al suo reddito di lavoro, hanno considerato che l'ingegnere alessandrino per oltre un anno fu inabile al lavoro Nella sentenza i giudici sottolineano le eccessive concessioni che, nel periodo precedente alla strage avvenuta il 9-10 maggio 1974, avevano permesso una eccessiva libertà d'azione ad alcuni detenuti in modo particolare a Cesare Concu, uno degli autori della rivolta, poi ucciso al momento dell'irruzione delle forze dell'ordine. E' per tali motivi che Cesare Concu. Domenico Di Bona (a sua volta morto) ed Everardo Levrero (che si salvò e fu poi condannato a una pesante pena) riuscirono ad armarsi, a tenere le armi ed a sequestrare il 9 maggio di otto anni fa, quindici persone, cinque delle quali furono uccise, mentre altre rimasero ferite. e. c.
Luoghi citati: Alessandria, Torino
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