Un vescovo tra i furori merovingi di Franco Lucentini

Un vescovo tra ifurorimerovingi GREGORIO DI TOURS, BARBARICO CRONISTA DI SAGHE SANGUINOSE Un vescovo tra ifurorimerovingi Per la prima volta tradotta in Italia «La storia dei Franchi», che rievoca le vicende di un popolo gran costruttore di chiese e pervaso di violenza e brutalità - Il forte linguaggio dell'autore è come un sapido boccone rustico nell'attuale sofisticato regime letterario Nel generale lamento sulle sorti del libro (i libri non sono più libri, i librai, librai, gli editori, editori, i clienti, clienti, ecc> si coglie a volte una nota di esagerazione e una punta d'ingratitudine. D'accordo, se ne pubblicano troppi, se ne leggono troppo pochi. Ma quello italiano è pur sempre un mercato dove c'è spazio, ad esempio, per i bei classici col testo a fronte della Fondazione Valla (editi da Mondadori), benemerita 'Serie» che si tiene lontana sia dai cipigli dell'erudizione iniziatica sia dagli ammicchi dell'effimero per le plebi. Certi volumi (pensiamo alle Vite dei Santi, alla Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe, alla cronaca, vista dai due campi, dell'assedio e della caduta di Costantinopoli) sono di quelli che ogni lettore in grado d'intendere e di volere dovrebbe avere in casa. Gli studiosi internazionali che li curano e mirabilmente li annotano ci perdoneranno se mettiamo in rilievo anzitutto le virtù disinquinanti, ecologiche, di questi antichi testi. Ogni epoca legge i classici a modo suo, e ci sembra che la nostra debba prenderli oggi in mano con un particolare sentimento di sollievo, di liberazione dal regime oggi prevalente di giochetti surgelati, cincischiate contaminazioni, sciapi pastiches, civettuoli surrogati e derivati culturali. Ah, finalmente un Omero macrobiotico, un Eraclito senza additivi, un Plutarco di fattoria! Testimone In questa linea di prodotti genuini, tutta crusca e germogli, viene ora a inserirsi con pieno diritto Gregorio di Tours (La storia dei Franchi, due voli, a cura di Massimo n i o Oldoni), ruspantissimo vescovo del VI secolo d. C, che fu storico, cronista, testimone diretto e protagonista egli stesso di quel periodo rudimentale e furibondo noto, nei libri scolastici, come età merovingia. Colpe e malinconie del nozionismo puro (che generò l'antinozionismo, che generò il caos). I merovingi? Per la maggior parte non sono che una parola semidimenticata, una grigia pagina in un grigio libro. Ti ha chiesto i Merovingi? Bisogna portare anche i Merovingi? Li ho confusi coi Carolingi e mi sono beccato un 4. Ma se in classe ci avessero fatto leggere per un'ora, mezz'ora, pochi brani scelti di Gregorio di Tours, quali sorprese, quali brividi, quali memorabili clangori di storia in atto! L'obiezione principale contro simili rimpianti è che La storia dei Franchi non era, allora, reperibile né in biblioteca né in libreria, l'attuale versione, condotta con ottimo piglio narrativo e non pedante fedeltà, essendo la prima in Italia. Ma dalla bibliografia risulta che anche in Francia e in Inghilterra non c'erano più state, dopo quelle ottocentesche, altre traduzioni dell'opera fino a pochi anni fa; e si può quindi parlare di un recente risveglio d'interesse per Gregorio, che dagli specialisti è filtrato fino a livelli divulgativi. Le ragioni? A prima vista, è senza dubbio il rude esotismo, l'effetto di lontananza, la potente .diversità» dell'opera ad affascinare il sofisticato lettore d'oggi. Basterebbero i nomi aspri e alieni che pullulano in queste pagine per accendere la fantasia. Transobaudo, arcidiacono. Gonsuinda. principessa. Nonnicchio, conte. Leuvigildo, re. Merofleda, regina. Disciola, fanciulla. Cramno, principe. Suonano come invocazioni magiche di una strega, come gli arcani ticchettii di una macchina del tempo: la dislocazione è immediata, il salto a ritroso subito avvertito. Ragnacario, re. Grindione, cortigiano. Ingiurioso, senatore. Ultrogota, regina. Sunniulfo, abate. Leubovea, badessa. Badegisilo, vescovo. Sembrano elenchi di personaggi di teatro, evocano il frastuono e la furia di saghe sanguinose, affondate in un passato barbarico. Ma Shakespeare venne un millenio più tardi, il VI secolo d.C. non era favorevole ai drammaturghi, ai poeti; su quel terreno dissestato, fra i relitti dell'Impero Romano continuamente smossi da Unni, Vandali, Goti, Alamanni, Longobardi, non potevano fiorire che piante irte, mimetiche, difensive. Un prodigioso cardo, questo l'effetto che ci fa oggi lo scrittore Gregorio. Cosciente del suo rozzo, frantumato latino, se ne vergogna, se ne scusa. Ma poi prega i posteri di non toccarglielo. Come si addolora di dover narrare lotte fratricide, atroci eventi, ma continua imperterrito nel suo horror show. «Presso il re Childeberto è ucciso in questo modo per ragioni misteriose (causis occultisi Magnovaldo. su comando del re. Mentre il re risiedeva nel palazzo d'inverno all'interno della citta di Metz e stava assistendo a un gioco in cui un animale era assalito, circondato dai cani, Magnovaldo è mandato a chiamare. Giunto sul posto e non sapendo quel che sarebbe accaduto, cominciò anch'egli a guardare l'animale, lasciandosi andare a ridere come gli altri. Allora uno. che aveva ricevuto l'ordine, mentre Magnovaldo era ancora tutto assorto a contemplare lo spettacolo, alzata la scure gli staccò di netto il capo». Oppure: «Allora quel miserabile, quando si vide accerchiato da tutte le parti dalle fiamme ormai alte, cinto con la spada, s'avvicinò alla porta. Ma appena fece un passo oltre la soglia della casa, come per uscire, uno dei soldati, lanciata l'asta, lo centrò alla fronte. Gontrano, frastornato dal colpo, come fuori di sé, tenta di fendere tutt'intorno con la spada. Poi è investito da una tale pioggia di lance che le punte gli s'infilarono nei fianchi e, come tenuto eretto dalle aste, non può stramazzare al suolo». O anche: •Entrata nella sala del tesoro. Fredegonda apri una cassa piena di gioielli e pietre preziose. Prendendo da qui moltissime ricchezze le porse alla figlia là presente, dicendo: "Ora sono stanca: anzi, metti tu la mano dentro e tira fuori quello che trovi". Allora Rigunde mise il braccio per tirare su dalla cassa i tesori, ma la madre, afferrato il coperchio del forziere, lo chiuse sulla testa della figlia. Rigunde si sentiva tremendamente soffocata e l'asse inferiore della cassa le premeva talmente contro la gola, che perfino gli occhi stavano per spaccarsi; allora una delle ancelle, che si trovava nella stanza, gridò ad alta voce: "Correte, aiuto, correte. Ecco! La mia padrona è strangolata da sua madre!"» O magari: •Leuvigildo divise anche equamente il regno tra i figli, facendo uccidere tutti coloro che avevano l'abitudine di ammazzare i re, e non rimase più nessuno a pisciare contro il muro». Questo lo stile, il sermo rusticus. Questa l'aria che tirava. Gregorio di Tours (539-594) visse dopo Meroveo, mitico fondatore della dinastia, e dopo Clodoveo, «grande e nobile guerriero», primo re dei Franchi convertito al cristianesimo. «Morto Clodoveo, i suoi quattro figli, cioè Teodorico, Clodomero, Childeberto e Clotario, prendono il suo regno e lo dividono tra loro in equa misura». Tradimenti Ma la spartizione non funziona, quattro eredi sono troppi, e presto si aggiungono figli e nipoti, mogli e sorelle e concubine e bastardi, in una frenetica proliferazione di alleanze, tradimenti, agguati, attentati, matrimoni, scorrerie, guerre, vini e pesci avvelenati, incendi, torture, esecuzioni. Città e contee passano dall'uno all'altro, eserciti si massacrano tra Rodano, Loira e Senna, sicari e fattucchiere vengono inviati in missione da questa a quella reggia; mentre, per variare un po' la scena, arrivano i Sassoni a fare terra bruciata, o sbarcano i danesi a saccheggiare una regione, o spuntano i Baschi e i Bretoni a depredare una vallata. E non mancano pestilenze inguinali, invasioni di cavallette, alluvioni, carestie, terremoti. Affannosamente, nevroticamente, il vescovo butta giù ciò che vede e ciò che viene a sapere. I tempi non gli consentono distacco, impassibilità, precisione. Deve spesso difendersi: ci sono i temibilissimi eretici ariani, i diaconi ubriaconi e lussuriosi, i conventi di monache ribelli, le calunnie dei rivali, le inique imposizioni del fisco, la pericolosa ospitalià che bisogna concedere a chi invoca diritto d'asilo nella basilica di San Martino; e ci sono sinodi e convocazioni a corte che sembrano quelle riunioncine chez Stalin e Hitler da cui non si era mai sicuri di uscire vivi. Crimini e nefandezze crescono di capitolo in capitolo: Sigemondo uccide suo figlio; la strage nel territorio di Clermont; assassinio di Sigebaldo; in qual modo Mummolo devastò Limoges; incendio e rapine nella città di Poitiers; l'oltraggio al vescovo Magnulfo; un ebreo ucciso insieme ai suoi; guerra civile tra i cittadini di Tours. E cosi via, da un indice all'altro, per tutta dieci libri. ' N Brutalità pura, pura violenza. Il lettore d'oggi, sebbene amante dei racconti d'azione, è preso da un senso di vertigine. Cosa fanno questi Merovingi, questi Franchi, ma sono impazziti? La loro sincera religiosità, che il povero vescovo sottolinea ogni volta che può, non serve ad ammansirli. Erigono chiese e santuari dovunque, si contendono reliquie, pregano, inneggiano, vanno in processione, discettano sulla Trinità, rispettano devotamente digiuni e festività, fanno perfino dei miracoli. Ma un attimo dopo ridiventano belve, spingono avanti la loro esistenza feroce e ripetitiva come se non avessero Dio, come se non avessero niente. Osserva il curatore che la mancanza di uno scopo, di una sia pur vaga finalità, di un disegno qualsiasi nelle magmatiche vicende cui tentava di dar forma, fu verosimilmente ciò che fermò a un certo punto la penna dell'angosciato storiografo. Col libro X La storia dei Franchi si arresta. Che senso aveva continuare, accumulare all'infinito fatti dissociati, prodotti da cause occulte? Gregorio mori poco dopo, forse sopraffatto dal fenomeno che i moderni esperti di mass-media chiamano bombardamento indiscriminato, abnorme, d'informazioni brute. Il suo grandioso capolavoro, in apparenza così caotico e cosi remoto, ha in fin dei conti una struttura a tutti noi ben nota e vicina quanto i nostri eccessivi canali sono vicini al nostro telecomando. Sarà per questo che soltanto oggi lo traduciamo e lo leggiamo? Carlo Frutterò Franco Lucentini

Luoghi citati: Costantinopoli, Francia, Inghilterra, Italia, Loira, Rodano