Montesano : «Anche la risata cambia Coi tempi duri l'umorismo è lieve» di Marinella Venegoni

Montesano : «Anche la risata cambia Coi tempi duri l'umorismo è lieve» Incontro con Fattore, domani all'Alfieri col musical «Bravo!» Montesano : «Anche la risata cambia Coi tempi duri l'umorismo è lieve» TORINO — Che tristezza di questi tempi far ridere. Enrico Montesano, che delle risate è un campione, la faccia proprio allegra non ce l'ha: «Ma è molto più facile far ridere adesso. Perché tutti sono più disperati. Per noi comici è una pacchia, si fa ridere su cose semplici, banali, anche sciocche. I Pierini di Alvaro Vitali, dice lei? Non voglio pensare a queste cose, devo pensare a me». Benissimo, pensiamo a lui. Domani all'Alfieri debutta come protagonista del musical della premiata ditta G. & G., Bravo! Seconda stagione di repliche, dopo quattro mesi filati al Sistina di Roma, prossime tappe Firenze e Milano. Intorno a lui, showman degli Anni 80, un trust di cervelli brillanti, da Garinei a Trovatoli, da Terzoli e Vaime a Coltellacci e Landi. 'Bravo! è un pretesto per far fare al sottoscritto quello che in dieci anni ha imparato in varie esperienze, dal cabaret alla tv al teatro. Avevo sempre sognato di fare lo showman». Ed eccolo qui, in un musical alla Broadway «Abbiamo sempre invidiato gli attori americani che fanno di tutto, e Bravo! è un pezzetto di Broadway fatto dagli italiani, è anche un modo per aprire un filone nuovo per il nostro teatro». Come ci si sente, di questi tempi, a far ridere la gente? «Far ridere uno che ci ha i guai, che si preoccupa per la fame nel mondo e per la Polonia (ma siccome non ci credo molto, diciamo che si preoccupa per la fame propria e per la propria cassa integrazione) è una bella soddisfazione. Certo, non gli procuro un lavoro, ma almeno gli strappo una risata». Com'è cambiato il modo di ridere e di far ridere? «Prima c'era la satira, la ferocia. Ora la risata è superficiale, perché i problemi sono troppo grossi. Bisogna rove- sciare le vecchie situazioni, ma ci vuole misura: se si esagera, non si fa più ridere. E' troppo facile far ridere sui casi personali, ed è anche troppo facile far ridere sul sesso (io, comunque, non lo faccio), perché il pubblico è come un bambino, e se uno tocca certi tasti va sul sicuro». Su chi non si sente di far dell'umorismo? «Su Woytjla per esempio. Nel '68 alla Cantina (anch'io ho avuto il mio '68 personale), facevamo una cosa che non sapevamo fosse cabaret, io imitavo Paolo VI e i benpensanti ancora si alzavano e andavano via indignati; quello si era un personaggio che si prestava. Woytjla nei primi tempi aveva dato di sé un'immagine diversa, sportiva, aperta, se ti dava uno sganassone ti stendeva. Poi è cambiato molto, e poi c'è stato l'attentato. Come si fa a sfotterlo ora, che per di più è polacco?». «Spadolini: è una persona, perbene, uno che lavora; che cosa gli possiamo dire? Prendiamo la P2: c'è il mistero, la massoneria, il segreto, alla gente non gli viene affatto da ridere. La satira politica si è consumata, logorata, le cose grossissime passano come se non fosse successo niente. O forse siamo tristi noi». E' vero il cliché del comico triste nella vita? «Ho conosciuto dei metalmeccanici d'una tristezza abissale. Io, per indossare questa maschera del triste, devo vedere almeno tre telegiornali». Bene. Rifugiamoci allora nel mondo magico del cinema, dove Montesano è oggi campione d'incassi, con Culoecamicia che contende i vertici a Celentano. Si sente professionalmente rivale del •molleggiato»? «No, credo che Celentano non abbia rivali. Era già un divo quando io facevo le superiori, è grande, un personaggio da canottiera colorata e bretelle. Ma è un personaggio, mentre io — mi si consenta questa considerazione alla Gassman—sono un attore». -Perseguitato-, come dice lui, da agenti e produttori, Montesano sul cinema non si concede tregua. Tra poco sarà sugli schermi II paramedico, sceneggiatura sua e del regista Sergio Nasca, con Edvige Fenech, Brazzi, Leo Gullotta: «Ispirato dalla cronaca, sviluppato in maniera comica, dove la risata non è mai stupida». In fase di montaggio, c'è un altro suo film con Festa Campanile, Più bello di cosi... si muore. «Sembra che io faccia molte cose? Non direi, forse è soltanto che di me si parla molto». Sarà perché è •Bravo!»! Marinella Venegoni

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