L'ascesa del dollaro blocca i prezzi delle materie prime

L'ascesa del dollaro blocca i prezzi delle materie prime Nel settore dei metalli non ferrosi fa eccezione lo zinco L'ascesa del dollaro blocca i prezzi delle materie prime La situazione più grave è per l'alluminio, colpito da crisi di sovrapproduzione LONDRA — L'apprezzamento del dollaro su tutti i mercati valutari internazionali ha compresso i prezzi delle principali materie prime industriali. Nel settore dei metalli non ferrosi le quotazioni medie mensili a New York sono risultate inferiori a quelle dell'anno precedente, con la sola eccezione dello zinco, unico ad aver guadagnato. Questo fatto è dovuto soprattutto agli scioperi del settore in Europa e in Sud America, determinando una notevole riduzione degli stocks. Per tutti gli altri — rame, piombo, stagno — i prezzi sono stati inferiori a quelli dell'anno precedente. Un discorso a parte merita l'alluminio, colpito invece da una crisi di sovrapproduzione, e per il quale si prevedono tempi duri, visto che la domanda si mantiene debole. Per questo si sono avuti licenziamenti e chiusure di fabbriche nei Paesi industriali, con l'abbandono di ogni piano di espansione, mentre i Paesi in via di sviluppo cercano di affrontare la crisi riducendo i prezzi, in quanto possono trarre vantaggio dalle loro risorse di energia a buon mercato. L'energia, infatti, è una componente fondamentale del costo di produzione dell'alluminio. Alla fine dell'ottobre scorso le scorte mondiali di alluminio invendute erano salite a 4,95 milioni di tonnellate, un milione in più rispetto al 1980. Il consumo nel mondo non comunista è sceso nel 1980 del 3,7% e si prevede un ulteriore calo. Negli Stati Uniti, che sono il maggior produttore di alluminio del mondo, gli impianti dcll'Alcoa (Aluminium Company of America) funzionano ora al 72% della loro capacità. A causa dell'eccessivo costo dell'energia l'-Alcoa» ha annunciato in novembre la chiusura di due stabilimenti nello stato di Washington (Stati Uniti nord-occidentali). In Canada, l'«Alcan* ha abbandonato la costruzione di una nuova fonderia di alluminio nel Quebec e ha annunciato un taglio della produzione nella sua fonderia di Kittimat (British Columbia), a causa della debolezza del mercato. Malgrado il declino della produzione nei Paesi industriali, a Londra si prevede che nel mondo i magazzini resteranno strapieni di alluminio almeno per tutta la prima metà di quest'anno. I produttori pagano alti tassi d'interesse per finanziare le loro scorte e nel contempo per vendere sono costretti a praticare forti sconti. Sul mercato di Londra la quotazione dell'al- luminio è scesa al minimo record di 561 sterline per tonnellata nel novembre scorso, contro un massimo di 966 sterline la tonnellata nel febbraio 1980. In meno di due anni i prezzi si sono cosi pressoché dimezzati. Il problema della sovrapproduzione è aggravato dal fatto che Paesi in via di sviluppo come il Dubai, l'Egitto e il Venezuela continuano invece ad investire in nuovi impianti malgrado il calo della domanda mondiale, facendo così un'esacerbata concorrenza ai Paesi industriali dell'Occidente, gravati da costi energetici molto più alti. La crisi si inquadra nella attuale recessione mondiale. Le principali industrie consumatrici di alluminio (auto e mezzi di trasporto in genere, aerospaziali ed edilizie) sono in declino o comunque stringono la cinghia. La produzione di auto negli Stati Uniti è scesa del 30% in due anni, riducendo la sua domanda di pezzi in alluminio. Il boom dell'industria automobilistica giapponese non basta per compensare queste perdite. Ora si spera che i tagli della produzione negli Stati Uniti e in Giappone rendano possibile un equilibrio del mercato entro il 1983. Anche se ciò accadrà, tuttavia, per l'alluminio si profila un futuro poco esaltante nei prossimi anni. r. e. s. 55 PIOMBO e ZINCO Andamento medio mensile dei corsi a New York 45^ 30 cents X libbra Fonte: II Sole- 24 Ore Ij •«■■■■■■ Zinco **J^ «■«■■■ Piombo ^^^^^^ ■ ' I ' .1. ± .1 i 1 1 J. ■ 1 l J 1 ' ■ J !—l—TTT 1980 1981