Ricerche in Veneto e in Lombardia trovate soltanto le auto della fuga di Clemente Granata

Ricerche in Veneto e in Lombardia trovate soltanto le auto della foga Il latitante Sergio Sego avrebbe guidato il commando di Rovigo Ricerche in Veneto e in Lombardia trovate soltanto le auto della foga Ricostruite le fasi dell'evasione: le quattro terroriste hanno aggredito una sorvegliante pochi attimi prima dell'esplosione - Da tempo era stato progettato un nuovo camminamento esterno: «Se fosse stato completato non sarebbero fuggite», afferma il procuratore della Repubblica - Darida fa trasferire le altre recluse politiche DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ROVIGO — In viale Trieste si supera uno sbarramento, poi s'imbocca via Mazzini dove sorge il secolare carcere già. in opera sotto la dominazione asburgica, già adibito a convento, e si percorre la zona devastata dall'esplosione: edifici sbrecciati, serrande dei negozi divette, vetri infranti, insegne sbriciolate, strada disselciata e, lungo il muro di cinta della casa circondariale, 10 squarcio enorme provocato dalla AH2 imbottita di esplosivo (forse una decina di chili di tritolo), squarcio attraverso 11 quale quattro terroriste di Prima linea, Susanna Ronconi alla testa, con l'aiuto di set te-otto complici che hanno agito dall'esterno, sono tornate libere, libere di colpire e di uccidere. L'esplosione, avvenuta attorno alle 15,45 di domenica, ha causato la morte del pensionato Angelo Furlan, di 64 anni, e il ferimento di altre sei persone; ma poteva essere la strage, perché via Mazzini di solito è molto frequentata. I terroristi lo sapevano, hanno previsto e accettato il rischio compiendo un'azione criminale che registra un'ulteriore preoccupante crescita qualitativa dell'eversione armata. Susanna Ronconi, Loredana Biancamano, Marina Premoli e Federica Meroni, i loro com- plici guidati, si sospetta, dal latitante Sergio Segio, non si sa dove siano. Si fruga dappertutto a Rovigo e nei dintorni di Rovigo, in tutto il Veneto, e le ricerche si estendono anche alla Lombardia, ma finora delle evase e del commando che ha compiuto l'attentato non è stata trovata alcuna traccia. Rinvenute invece le auto servite per compiere il primo tragitto della fuga: sono due Fiat 131 targate Padova, una Horizon targata Milano e una Volkswagen targata Ferrara, auto e targhe rubate. Nel pomeriggio di ieri, alle 17, è arrivato in prefettura il ministro di Grazia e Giustizia, Clelio Darida, per presiedere un «vertice tecnico» e per l'apertura dell'inchiesta amministrativa che si affianca a quella giudiziaria condotta dal procuratore della Repubblica Marcello Torregrossa. Teso, scuro in volto, Darida si è chiuso in un ufficio con i suoi collaboratori e ne è uscito alle 20 dichiarando: 'Garantire la massima sicurezza nelle carceri non è impossibile, ma bisognerebbe applicare norme drastiche che sarebbero in contrasto con la riforma del 1975*. Il ministro ha poi aggiunto che occorrono nuovi mezzi, nuovi uomini e strutture più adeguate e maggiore professionalità per assicurare una maggior efficienza al sistema carcerario e ha precisato che nel corso della notte le detenute terroriste saranno trasferite dal carcere di Rovigo. Cerchiamo di ricostruire, sulla base di indicazioni non sempre univoche, il film dell'evasione, compito che ieri hanno affrontato anche gli inquirenti. La casa circondariale è situata nel dedalo del centro storico. E' vecchia, malandata, bisognosa di ristrutturazione (tanto è vero che sono stati progettati i lavori per costruire un nuovo cam minamento). eppure è stata destinata ad ospitare terrori sti. Non ha la sezione di massima sicurezza, eppure è stata riservata a chi propaganda e pratica la lotta criminale per sovvertire il sistema carcerario. Si dice che la stessa Procura della Repubblica abbia più volte sottolineato la scarsa efficienza del carcere, ma l'allarme, ammesso che sia stato dato (la magistratura nulla vuole precisare al riguardo), non ha avuto seguito. Fino a domenica la casa circondariale ospitava una cinquantina di detenuti comuni e dodici detenute, di cui nove accusate di terrorismo, cinque delle quali sospettate di appartenere alle Brigate rosse (nomi non rilevanti nella storia dell'eversione: Patrizia Morroni, Gabriella Mariani, Simonetta Greco, Donatella Bassi e Celestina Lattanzio) e quattro di Prima linea più note nelle vicende della lotta armata: la Ronconi, 28 anni, del vertice di PI, carica di delitti, la Biancamano, 27 anni, arrestata a Napoli quattro anni or sono, la Premoli, 41 anni, ami' ca di Cesare Maino evaso tempo fa da Parma, e la Meroni, venticinquenne, compagna di Fagiano e con lui catturata. Costoro si trovavano a Rovigo da alcuni mesi. Le 15,40 di ieri. Le quattro detenute sono per l'ora d'aria in un piccolo spiazzo coperto da una tettoia e diviso dal resto del cortile per mezzo di un cancelletto. Per tornare in cella le detenute devono uscire attraverso il cancelletto, percorrere un tratto del cortile separato da via Mazzini da un muro massiccio alto circa sei metri. In una garitta sul muro vigilano due guardie. Le 15.40. Una .AU2» si ferma nei pressi del muro, probabilmente in un punto coperto alla vista dei due agenti. Nel frattempo all'interno del cortiletto le quattro terroriste di Prima linea chiamano la vigilatrìce Marcella Piva perché le riconduca in cella. La sorvegliante apre il cancelletto. All'esterno dall'«AH2. scendono gli occupanti, due o tre, che aprono il fuoco in direzione della garitta. Fuoco verso gli agenti anche da via Mura San Giuseppe, dove sono appostati altri quattro o cinque complici. Gli agenti rispondono, uno dei mitra però si inceppa. Nel cortiletto le terroriste aggrediscono la sorvegliante e le strappano la chiave del cancello (questo particolare però non è stato ancora pienamente chiarito). In quell'istante la «A112» esplode, il quartiere è squassato. Cade colpito a morte il pensionato Antonio Furlan. sbucato un attimo prima dalla Galleria Pasteur, vittima inconsapevole di una ferocia senza limiti. Le detenute escono nel cortile, guadagnano via Mazzini attraverso la breccia nel muro e fuggono con i complici verso viale Trieste. Rabbia, stupore, dolore in una città tranquilla estranea f mora ai gravissimi fatti eversivi che hanno colpito altre zone del Veneto. I terroristi hanno compiuto l'attentato con una precisione cronometrica, seminato lutto e terrore e dimostrato una notevole efficienza, sicché ora, mentre si svolgono le indagini, mentre si interroga la vigilatrìce aggredita dalle terroriste, mentre la città in lutto sciopera per due ore, si ripropongono ancora una volta tutti gli aspetti drammatici della di battuta e mai risolta questione carceraria. Il procuratore della Repubblica afferma •Fossero state completate le opere di ristrutturazione, fosse stato completato il camminamento esterno tutto ciò non sarebbe potuto avvenire». Clemente Granata