Rovigo, si temeva un'evasione Scoppia la polemica nel governo

Rovigo, si temeva un'evasione Scoppia lapolemka nel governo Le quattro terroriste fuggite attraverso lo squarcio nel muro Rovigo, si temeva un'evasione Scoppia lapolemka nel governo Il sottosegretario alla Giustìzia Scamarcio critica il ministero dell'Interno - Il Viminale replica: avevamo segnalato l'insicurezza del carcere, spettava a Darida agire - Un «pentito» avrebbe parlato tempo fa di un progetto di fuga da un penitenziario del Nord ROMA — Quattro terroriste tenute in un carcere da sempre considerato poco sicuro, un intero sistema di posti di blocco (organizzato fra l'altro in una regione che per il sequestro Dozier dovrebbe trovarsi quasi in stato d'assedio) fallito alla prima prova. Quel che è accaduto l'altro ieri a Rovigo è troppo grave perché, adesso, non si vada alla ricerca di responsabilità fra chi avrebbe dovuto organizzare la sorveglianza. Un ispettore del ministero di Grazia e Giustizia è già al lavoro: ma ancora una volta, e con toni mai cosi violenti, all'indagine si sta sovrapponendo lo scambio di accuse fra organi dello Stato. «La breccia aperta dai terroristi potrebbe aprirsi nel novanta per cento delle carceri italiane», ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia, il socialista Gaetano Scamarcio, che subito rincara la dose chiedendosi «se chi ha la responsabilità dell'ordine pubblico nel nostro Paese ha valutato appieno la portata del terrorismo: Se le carceri sono quelle che sono, dice il sottosegretario, che almeno funzioni la sorveglianza all'ester no. Ma la risposta del Viminale è stata immediata: una serie di rapporti col timbro «riservato» avevano informato fin dall'autunno scorso il guardasigilli che il carcere di Rovigo era insicuro »particolarmente nelle mura di recinzione». Nelle relazioni, c'era scritto perfino che un noto avvocato della città veneta segnalava da tempo il rischio di evasioni attraverso un settore del carcere, che confina con alcuni appartamenti di sua proprietà. Il pericolo, concludono al ministero dell'Interno, era stato dunque segnalato per tempo: spettava a Darida e ai suoi collaboratori agire di conseguenza. Altre indiscrezioni, se troveranno conferma, sembrano destinate ad elevare ancora il tono dello scontro. Secondo Lotta continua il pericolo di un'evasione da Rovigo era stato segnalato due mesi fa alla magistratura da Stefano Della Corte, uno dei due terroristi di Prima linea arrestati nello scorso novembre alla stazione di Milano, subito dopo l'omicidio dell'agente Eleno Viscardi. Sentito dal sostituto procuratore Carnevali, Della Corte sembra avesse accennato a un piano per fare scappare delle «detenute» da «un carcere del Nord». Ora, il solo penitenziario del Nord in cui si trovasse rinchiuso un buon numero di terroriste era quello di Rovigo. Il magistrato, sempre secondo Lotta continua, aveva trasmesso l'avvertimento al ministero di Grazia e Giustizia, attraverso canali burocratici. E ancora non basta: altre fonti parlano di una visita che nello scorso novembre il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (in quel momento comandante della divisione Pastrengo dei carabinieri) avrebbe compiuto sempre a Rovigo, per verìficare l'affidabilità del servizio di sorveglianza esterno al carcere. Su questo punto, ancora nessuna conferma: il coman¬ do generale dell'Arma si limita a far notare che, a novembre come adesso. Dalla Chiesa non avrebbe avuto alcuna veste per compiere simili ispezioni. Che l'allarme fosse stato lanciato per tempo (forse dal terrorista «pentito», certo dal Viminale) comunque è indubbio. I particolari che si apprendono da Rovigo, d'altronde, lo confermano. Da qualche tempo, nel carcere, si stava approntando un secondo muro di recinzione, evidentemente per ovviare in qualche modo alle carenze appena segnalate. Lo stesso ispettore inviato da Darida è stato incaricato di verificare se fossero state applicate tutte quelle «misure di sicurezza» che evidentemente l'arrivo delle quattro terroriste, unito ai rilievi sulla sicurezza del carcere, aveva consigliato. Ma di quali «misure», poi, si parla? Al ministero di Grazia e Giustizia, i funzionari parlano come se si sentissero al centro di un ciclone. Il ministro non ha accettato interviste, tra i sottosegretari solo Scamarcio ha parlato per puntare U dito sul fallimento dei posti di blocco, e per entiGiuseppe Zaccaria (Continua a pagina 2 In nona colonna) aeildc Rovigo. L'esterno del carcere poco dopo l'esplosione. A sinistra, la breccia aperta nel muro della prigione; in primo piano, vicino a un'auto tedesca, alcuni rottami della vettura-bomba