Anche l 'Emilia e il Veneto segnano una crescita zero di Bruno Pusterla

Anche f 'Emilia e il Vèneto segnano uno crescite zero Anche f 'Emilia e il Vèneto segnano uno crescite zero I risultati economici dell'annata agraria che si è appena conclusa, fanno registrare, in Veneto ed in Emilia Romagna come su tutto il territorio nazionale, una crescita zero generalizzata, anzi una leggera flessione che costituisce un pericoloso indice di recessione anche in prospettiva futura. II Veneto in termini di produzione complessiva ha mantenuto gli alti livelli raggiunti nel 1980, grazie all'ottimo andamento dei cereali (segnatamente il mais) e, in misura minore, della barbabietola da zucchero, che ha potuto pareggiare il decremento verificatosi in altri comparti, specialmente in quello vinicolo. che registra una diminuzione della produzione del 25%. Mediamente, i prezzi dei prodotti agricoli alla produzione non hanno completamente recuperato i valori dell'inflazione, attestandosi 4-5 punti al di sotto della stessa. Gli oneri previdenziali per la manodopera occupata sono aumentati del 30%, circa 15 punti più dell'incremento medio dei prezzi dei prodotti agricoli alla produzione. Ne deriva che nel Veneto si è riscontrata una mancata diminuzione della redditività aziendale, che toglie spazio all'autofinanziamento e fa sentire i suoi effetti anche sul livello della manodopera occupata. Quanto alle prospettive per il 1982. gli incerti indirizzi della politica comunitaria o. peggio, la tendenza a comprimere i residui slanci produttivi ed imprenditoriali, non potranno che condizionare negativamente le scelte e gli investimenti. La Regione fa fronte con difficoltà a questo massiccio fenomeno involutivo, destinando le limitate risorse finanziarie disponibili — come risulta dalla modestia del bilancio preventivo per il 1982 — in base a criteri di priorità rigidi e sclerotizzasti che. per la scarsità di mezzi, finiscono per essere discriminatori. Gli agricoltori hanno ripetutamente chiesto che la Regione, particolarmente attraverso la formulazione di piani setto riali, intervenga in una logica di programmazione e secondo obiettivi ben definiti. Per l'Emilia Romagna il 1981 rappresenta un passo indietro rispetto alle ultime campagne agrarie, tanto per la produzione lorda vendibile e il valore aggiunto, quanto per il reddito degli agricoltori. In termini produttivi, mentre si è avuta una tenuta generale delle rese unitarie del comparto cerealicolo — accompagnata comunque da una flessione delle superfici investite — si è registrato un calo nelle produzioni arboree, determinato in molti casi (albicocche, ciliege, susine) dalle avverse condizioni climatiche. In diminuzione mele e pere, oltre alla produzione viticola, nella quale si è avuto un decremento del 20-25%. Nel settore zootecnico, anche nel 1981 si è protratto lo stato di crisi che ha caratterizzato gli anni precedenti, con una forte riduzione di consistenza del patrimonio bovino, che. determinando una contrazione nella produzione del latte, ha consentito un'inversione di tendenza nel mercato del formaggio grana dopo due anni di crisi. «» Si è registrata una flessione nell'acquisto di macchine agricole e una drastica riduzione degli investimenti, sintomi di una forzata tendenza al disimpegno, indotta fra l'altro da un costo del denaro tale da non consentire più l'autofinanziamento delle aziende. Bruno Pusterla d1mmsmvssltpsclbspIgdls

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