Tassan Din precisa: «Ho parlato con Gelli per smascherare le manovre sul Corriere» di Marzio Fabbri

Tassan Din precisa: «Ho parlato con Gelli per smascherare ie manovre sul Corriere» Memoria difensiva dopo la consegna delle registrazioni alla commissione parlamentare Tassan Din precisa: «Ho parlato con Gelli per smascherare ie manovre sul Corriere» Le telefonate sarebbero state eseguite su consiglio dei legali del dirigente - «Rizzoli già era deciso a concludere con Cabassi» - Molti punti oscuri sulla bobina «dimenticata» neiruflicio del viceprefetto DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — A bordo del suo aereo personale l'amministratore delegato della editoriale Rizzoli-Corriere della Sera ha lasciato Aosta da dove, il primo dell'anno, aveva reso noto il testo della «memoria» da lui inviata alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia P2. insieme con le registrazioni delle telefonate con le quali Umberto Ortolani e Licio Celli, grandi maestri della loggia segreta, avrebbero cercato, prima di costrìngerlo e poi di convincerlo a concludere la vendita del gruppo a Giuseppe Cabassi. Giunto a Roma, ha voluto ulteriormente precisare alcuni dettagli. .Al fine di evitare speculazioni di parte e manovre politiche — afferma una sua dichiarazione — è necessario che tutti sappiano quali sono i fatti. Sono fatti provati e provabili e quindi non possono essere smentiti. Precisamente: •IIIcontatti avuti con Gelli o Ortolani sono stati da me tenuti solo su esplicita richiesta dei miei legali che, in tal modo, si proponevano di stabilire quali delle trattative fossero collegate eventualmente alla P2 e quindi quali fossero le manovre che si nascondevano dietro il tentativo di acquisto del Corriere della Sera. •2) Conseguentemente le conversazioni sono avvenute in presenza di professionisti come il prof. Pecorella e l'avvocato Zanfagna, sono state registrate e le registrazioni affidate immediatamente al prof. Pecorella. In ogni modo le conversazioni sono state condotte sempre con il fine di ottenere risposte e informazioni utili allo scopo per cui erano state accettate. •3) Le intimidazioni prima e le sollecitazioni dopo la P2 erano certamente volti a che 10 e il dott. Angelo Rizzoli cedessimo il 502 per cento del gruppo. •41 Mi sono opposto e di fatto questo è avvenuto a che si concretizzassero proposte che comunque avessero dietro le pressioni o il gradimento dei soggetti di cui ai predetti contatti-. Non è che la dichiarazione spieghi tutto. In questa vicenda di bobine «materializzate» sulla scrivania di un viceprefetto che le fa avere alla Digos (.Se l'ha fatto lo ha fatto a titolo personale» dicono alla prefettura in assenza del funzionario), ci sono parecchi punti oscuri. Innanzitutto i tempi. Il giorno 18 dicembre compare la bobina che però giunge al procuratore Sica solo il 28. Ben prima ne ha notizia il settimanale Panorama che ne dà resoconto nel numero che uscirà lunedi, ma che è stato confezionato con grande anticipo a causa delle feste di Natale. Chi è stato ad avvertire il giornale? Forse la stessa persona che ha «scordato» la bobina sulla scrivania del viceprefetto sicura che da pubblico ufficiale l'avrebbe inoltrata fino alla procura della Repubblica competente. La cosa, tra l'altro, quando 11 giudice romano incontrò Tassan Din a Milano il giorno 30, avrebbe consentito al dirìgente della Rizzoli di consegnare anche altri nastri (e quindi di rendere note le pressioni per la vendita del giornale) senza assumere la veste di chi ha registrato tutto e lo ha reso di dominio pubblico al solo scopo di far fallire la trattativa con Cabassi. Questa trattativa, fa capire sempre Tassan Din. fu sollecitata da numerose richieste di incontri personali (non certo da parte di Ortolani e Gelli che sono ben lontani dall'Italia) forse con esponenti di quelle forze politiche che secondo i due maestri P2 promettevano a Rizzoli e al suo braccio destro -non solo vantaggi pecuniari ma anche garanzie e protezioni politiche variamente articolate: ssztgmsppnlaaDcdaCCnPqrmsassldmved Ma qual è lo scopo di Tassan Din in questa vicenda? Lo spiega lui stesso: «La condizione posta... fu che una eventuale entrata di questi o altri gruppi fosse condizionata al mantenimento del patto di sindacato come unico mezzo per assicurare la reale indipendenza del gruppo» e, fatto non certamente secondario, la permanenza di Tassan Din al vertice del gruppo. Per realizzare questa sua aspirazione Bruno Tassan Din, nel corso del mese di dicembre, negli ultimi giorni della trattativa Cabassi. avanzò alla finanziaria La Centrale e quindi a Roberto Calvi (che a sua volta risulta negli elenchi degli iscritti alla P2) la proposta di unire la sua quota a quella della finanziaria allo scopo di costituire una maggioranza. Per quanto riguarda la posizione di Angelo Rizzoli (ora all'estero in vacanza) c'è nello scritto di Tassan Din un inciso di non secondaria importanza in cui si chiarisce che l'editore solo «alia fine» condivise la posizione del suo amministratore delegato il che vorrebbe dire che al contrario era bene intenzionato a vendere la sua quota a Cabassi. Tanto che si arrivò ad una riunione nello studio dell'avvocato Predieri convocata appositamente di domenica mattina per la firma dell'atto di cessione. Un rinvio fu dovuto ad un improvviso e forse diplomatico mal di testa del direttore generale della Rizzoli. Ora a far saltare tutto per aria, e probabilmente in maniera definitiva, giungono le bobine. Marzio Fabbri

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