I gladiatori della buona salute di Ennio Caretto

I gladiatori della buona salute IN AMERICA ESPLODE IL CULTO DELLA FORZA E DELLA BELLEZZA I gladiatori della buona salute Settanta milioni di americani praticano ogni giorno il tennis, il «jogging» e altri sport; venti milioni sono in cura dimagrante; quindici milioni frequentano scuole di ballo - Per i sociologi non è solo Possessione di tenersi in forma: vi scorgono un recupero dell'edonismo, un'ansia di miglioramento - Di certo, per ora, c'è un grosso giro d'affari - Le donne in prima linea DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Un nuovo movimento si è diffuso in America. A differenza di quelli degli Anni 60 — diritti civili, femminismo, contestazione studentesca — propugna la riforma del sistema di vita individuale, non della società. Lo caratterizzano l'apoliticità e Vareligiosità, la tensione del rinnovamento corporale prima che ideologico o spirituale. Il Wall Street Journal, bastione della finanza e della conservazione, parla di wellness movement, o movimento dell'efficienza e del benessere fisici. Per i filosofi e sociologi esso è assai d? piii della fitness craze, l'ossessione del tenersi in forma di cui scrivono i mass media. Al di là della ricerca della snellezza e dell'esaltazione muscolare, essi scorgono il recupero dell'edonismo, l'ansia del miglioramento, forse il principio del ritorno all'introspezione. Secondo le statistiche, mi dice Robert Atkins, uno dei più. noti dietologi del mondo, un terzo degli americani, metà della popolazione adulta, settanta milioni di persone, pratica . quotidianamente qualche sport. «Trent'anni fa, il corpo era una massa priva di interesse» dichiara lo studioso. «Quindici anni fa era uno strumento di rivoluzione culturale: serviva alle marce per la pace, agli scontri con la polizia. Alla generazione di Eisenhower premeva innanzitutto fare carriera, quella di Kennedy e di Jonhson oscillava dall'esplorazione dello spazio alla conquista della giustizia e dell'eguaglianza. La generazione di oggi si tonifica nei muscoli e nei nervi». Il paradosso, aggiunge Atkins, «è che i protagonisti sono gli stessi, anche se invecchiati e appesantiti». Storicamente, la moda dell'esercizio fisico ricorre spesso nel costume americano. Nelle praterie, il riposo veniva dedicato alle attività minori, come l'allevamento delle api o la costruzione dei fienili. Alla fine dello scorso secolo, i -new englander» impiegavano il weekend addestrandosi quali pompieri o poliziotti per situazioni di emergenza. Il manuale dei boy-scouts della prima guerra mondiale insegnava il verbo romano della «mens sana in corpore sano». Non a caso, nel suo rifugio di Taos nel Nuovo Messico, D. H. Lawrence osservava che «il suo mito è lo splendore della giovinezza: l'America nasce grinzosa, rinsecchita, e crescendo cambia pelle, si trasforma in un'adolescente». Con il mito, il grande scrittore spiegava la mania yankee del neoclassicismo. Diete, saune La superpotenza non aveva mai sperimentato tuttavia un culto cosi dirompente della forza della bellezza. I suoi ideali odierni sono Bo Derek, «the perfect 10», che fa sollevamento pesi, e Sylvester Stallone, che nella figura del pugile Rocky realizza il sogno sportivo dell'uomo della strada. Il fisico asciutto, la pelle vellutata, l'abbronzatura fanno talvolta premio sul merito e sull'intelligenza. Il successo si misura nel rapporto tra il peso e la statura e nelle proporzioni dell'anato¬ mia. «Siamo una nazione di Dorian Gray» commenta Robert Atkins non sema polemica. «Come il personaggio di Oscar Wilde, vorremmo che lo specchio ci facesse apparire sempre giovani». Il «wellness movement» trova la sua massima espressione nello jogging o corsa e nel tennis. Gli joggers sono 30 milioni circa e i tennisti venti milioni. A essi vanno aggiunti i dieci milioni di sollevatori pesi, sei milioni di nuotatori e via di seguito. Molti praticano due o più sport contemporaneamente: «Un decennio fa, sottolinea il dottor Atkins, solo 233 concorrenti si presentarono alla prima maratona di New York. Quest'anno corsero in sedicimila, e altri novemila furono esclusi». Gli ultimi tre presidenti degli Stati Uniti hanno coltivato o coltivano tutti una faticosa disciplina: Ford faceta nuoto, Carter jogging, e Reagan, che a 71 anni taglia legna, ha in casa una valestra. Il «wellness movement» ha creato una nuova categoria di miliardari. James Fix, un giornalista cinquantenne, ha raccolto con i suoi libri e le sue conferenze sulla corsa il capitale necessario a fondare una casa editrice. Marty Liquori, un ex fondista di origine italiana, ha aperto una catena di stabilimenti di articoli sportivi. Il maratoneta Bill Rodgers si è arricchito con le scarpe da ginnastica, e il collega Frank Shorter, olimpionico nel '72, con le magliette di cotone. Insieme le riviste Golf e Tennis Magazine /sanno un fatturato annuo di 27 milioni di dollari. Le vendite delle biciclette, e le costruzioni delle piscine superano entrambe il miliardo di dollari, 1200 miliardi di lire. Costituiscono però parte integrante del nuovo movimento anche le diete, le saune, gli esercizi e le meditazioni yoga, le danze •aerobiche*, i cosmetici, la chirurgia plastica. Attualmente, gli americani in cura dimagrante sono venti milioni, e quelli che frequentano scuole di ballo, istituti di bellezza, cliniche della salute, quindici milioni. Mezzo milione all'anno si sottopongono a interventi chirurgici contro le rughe, le deformità, l'obesità; altrettanti vengono respinti. Costoro formano il mercato più ghiotto delle case editrici e di moda. Da un paio d'anni, in testa agli elenchi dei best-sellers figurano i manuali dietetici; i bluejeans, «simbolo del posteriore autorizzato», come, ironizza Newsweek, dominano l'abbigliamento. In questo quadro, le donne rappresentano l'avanguardia. Cinque anni fa, esse non disponevano dei calzoncini adatti per lo jogging, e quindici anni fa era loro proibito partecipare alle maratone. Adesso nei grandi magazzini nelle boutiques pullulano gli articoli femminili, e i loro primati non si contano. Sono le donne che animano le danze, che spingono i mariti a combattere la 'pancetta», che iscrivono i bambini, di un anno, alle palestre e alle piscine. Quasi miracolosamente, sta scomparendo la sindrome della casalinga. Le donne sportive si sentono pari o superiori agli uomini. La menopausa e la vecchiaia non fanno loro più terrore. Inevitabilmente, il culto ha i suoi templi. Sono club come l'.East Bank» di Chicago, con cinquemila soci, che pagano mille dollari ciascuno: costato venti milioni di dollari, il club contiene decine di campi coperti per qualsiasi genere di sport, bagni e sale da massaggio, ristoranti per vegetariani e cliniche. Sono impianti sportivi delle grandi corporations. come il 'Fitness Center» e la 'Xerox» a Stamford nel Connecticut: la politica aziendale interna si basa sul principio che il buon manager o :/ buon sindacalista è innanzi tutto un uomo sano. Sono sale da ballo come la -Aerobic Dancing Studio» che in dieci anni ha fatto sei milioni di proseliti. Nella diffusione del culto ha un ruolo cruciale la televisione. Più ancora del cinema, essa esalta la prestanza e l'avvenenza: gli attori sono tutti aitanti, le attrici tutte seducenti, e le parti del 'Cattivo» vengono riservate ai grassi e agli anziani. I programmi più popolari riguardano medici o ospedali. Lo spettacolo di varietà col più alto indice di gradimento è quello di Richard Simone, autore di Non dire mai dieta, che accomuna ginnastica e cura dimagrante. Simons è un ex obeso che in tre mesi ha perso SO chili, e ha aperto un ristorante a Hollywood. E' uno dei »guru» del nuovo movimento, il profeta della felicità fisica. Contro questo fenomeno di massa, sono state mosse molte critiche. La più frequente è che esso è il frutto di un'abile campagna propagandistica e commerciale. Il giro di affari della 'fitness craze» è di tren ta miliardi di dollari annui complessivi, oltre 35 mila mi liardi di lire. In soli cibi orga- niei e vitamine gli americani spendono cinque miliardi di dollari, in bevande dietetiche sei miliardi, in articoli sportivi addirittura otto. Un'ora di lezione di ginnastica o di danza costa dieci dollari, e non vi è prezzo per la chirurgia estetica. Ma le critiche più dure attengono ai pericoli degli sport praticati senza preparazione, e delle cure dimagranti fatte senza sorveglianza medica. Una follia Gli incidenti agli sportivi improvvisati, dalle fratture alle distorsioni, sono migliaia ogni anno. Diete feroci hanno provocato decine di morti. Robert A tkins considera questi episodi «sintomi di una sorta di follia collettiva. In genere, il corpo viene sottoposto a sforzi eccessivi o a salti insulsi dal lassismo più sfrenato alla disciplina più rigorosa». Teme che l'edonismo fine a se stesso falsi i valori della società americana. «Arriviamo all'assurdo, dice, che l'aspetto esteriore determini l'idoneità di un individuo a mansioni per cui occorrono invece competenze specifiche». L'incubo degli executives, gli alti funzionari dell'industria, non è di non sapere assolvere alle loro responsabilità, ma di sembrare tanto vecchi da farsele togliere. Nel complesso la valutazione del «wellness movement» è comunque positiva. Esso ha reso gli americani più consapevoli dei principi della buona alimentazione: la massaia, scherza ancora Newsweek, recita oggi: «Specchio, specchio delle mie brame, qual è il cibo più sano del reame?». Li ha ravvicinati alla natura dopo un secolo di rapporto conflittuale, risvegliandone le sopite preoccupazioni ecologiche: la difesa dell'ambiente dall'inquinamento e dai rumori, figura con sempre maggior crescendo nei programmi dei partiti. Ha restituito loro la combattività tradizionale, intaccata dai comfort e dalla permissività: dal rigore verso se stessi, traggono la motivazione di una «american way of life» riveduta e corretta. «Il fenomeno, conclude il dott. Atkins, potrebbe avere uno sbocco costruttivo. Si tratta di incanalarlo verso la medicina preventiva, verso regole esemplari di condotta fisica e mentale». L'ipotesi regge alla verifica dei fatti. Negli ultimi 15 anni, il numero delle vittime degli infarti è diminuito del 30 per cento, e il consumo degli alcolici del 5 per cento. La lotta contro alcuni tipi di cancro ha segnato notevoli progressi, e i trapianti hanno debellato talune malattie. La longevità non è più un'eccezione. La durata media della vita degli americani è di 73 anni, e con la medicina preventiva, la superpotenza è in grado di perseguire traguardi ancora più ambiziosi. Gran parte del merito è dovuta senza dubbio a nuovi farmaci; un'altra va però attribuita all'impegno degli americani nel mantenersi in forma. I seguaci del «wellness movement» sono tra coloro che appoggiano la nuova scienza della cura anticipata, della prevenzione dei malanni, e che ogni anno si sottopongono a una o più visite di controllo. In certe città, come Salina nel Kansas, questa è diventata la politica ufficiale del comune: i benefici, riferisce Robert Atkins, sono «entusiasmanti». Con crescente sicurezza, la superpotenza parla di raggiungere l'arco della vita dei 100 anni in un periodo a noi ormai vicino: il 2000, o gli anni immediatamente successivi. Pochi lo considerano ormai un mito: per la maggioranza è la realtà delle prossime generazioni. Ennio Caretto Silvester Stallone nel film «Rocky» e Bo Derek in «10»; gli americani vorrebbero somigliare a loro

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