Campobasso capitale del Molise una città rivelata dal pallone

Campobasso capitale del Molise una città rivelata dal pallone Campobasso capitale del Molise una città rivelata dal pallone Larino o sulla «Trattoria abruzzese» in piazza Cesare Battisti. Nel secondo caso non lasciarsi fuorviare dal nome, l'oste proviene dal paesino limitrofo di Ripalimosani ed è in grado di offrirvi leccornie «localissime» come 1 cavatelli, le cime di rapa e i sedani bianchi, o ancora le annodate di trippa, le tagliatelle con le noci e la 'mbantecia. un minestrone cittadino a base di pane secco, fagioli, aglio, olio, pomodori e peperoncini piccanti. Il non plus ultra è la fruffola, in cui s'impiega un'incredibile varietà di verdure, cotte separatamente in più tempi, con l'aggiunta di pizza di granoturco. Ma la ricetta è laboriosa e occorre prenotarla con almeno un paio di giorni di anticipo. La grande occasione di folklore Campobasso la vive nel giorno del Corpus Domini, con una processione unica al mondo, denominata «dei Misteri». Si tratta di ?uadri umani viventi, mollati su antichissime macchine chiamate «ingegni». Gli angeli che penzolano dai tralicci della macchine sono bambini in carne e ossa, per i genitori è un punto d'onore farli partecipare.Delle diciotto macchine suflèrstìtiXro origine erano 24) la più spettacolare è «Sant'Antonio è la donzella», in cui l'eremita è tentato da una fanciulla e da una corte di diavoli. Sospesi su una nuvola, vegliano un paio dei succitati angloletti. Campobasso è più ricca di dignità che di tesori artistici. Ma ci si può rifare abbondantemente nei dintorni. Bastano venti minuti d'auto per raggiungere Sepino, con la sua fantastica cu l r> morta di Altilia: un vero scrigno archeologico, che in 1330 metri di perimetro comprende le terme, il foro, la basilica, i mausolei e 11 teatro tornato di recente alla luce con quattro bellissime porte che si levano nella solitudine dei campi (vedi «TuModoDe» 29 settembre 1983). Ancora più vicine sono Ferrazzano, con il suo castello dei Quattrocento, in ,un abbraccio di foltissime pinete, oppure Baranello, con un museo civico ricco di avori, smalti, porcellane: o ancora Ripalimosani, che ha nella chiesa parrocchiale barocca una delle quattro colile della Sacra Sindone. Un paesaggio inconsueto, quasi in una «laguna di montagna», si trova con la superstrada «Bifernina», in direzione del mare, fino alla diga del Liscione, con il lago artificiale che prende il nome da Guardia»iera, paese natale dello scrittore Fran-. cesco Jovine. La rotabile corre In mezzo all'acqua su un viadotto lungo otto chilometri, il più lungo d'Europa. Tutto intorno il paesaggio è arcadico, con paesinipresepe arroccati sui cocuzzoli. Difficile resistere all'atmosfera riposante di. questa regione che ha si e no 400 mila anime, là più piccola d'Italia dopo la Vài d'Aosta. Fino all'ultimo do^. poguerra le poche strade erano un susseguirsi di tornanti, impraticabili con le nevicate invernali. Mussolini, in una fugace visita, coniò per questa terra la definizione di «ruralissima». Ora, oltre a qualche industria e alla sua fantastica, squadra di calcio, il Molise rimane un paradiso ecologico. Una delle ultime zone di rispetto dell'Italia verde. SI chiama Campobasso, ma è uno dei capoluoghi più alti d'Italia, a circa 700 metri sul livello del mare. Dal Castello Monforte. che sovrasta l'abitato, si abbraccia un panorama vastissimo delle colline, dei fiumi e dei boschi del Molise verso il litorale adriatico di Termoli. Ma questa è anche una delle città di cui si sente meno parlare. Bellissima e sconosciuta, conosce in questi giorni una grandissima popolarità perché la sua squadra di calcio primeggia in serie B. Mai se ne era tante parlato. Campobasso è anche una delle piccole capitali d'Italia, con il palazzo del Commissario del Governo, con uno spicchio d'università in gestazione, e da pochi anni con una serie di superstrade che consente di arrivarci in meno di tre ore da Roma, dopo secoli di inaccessibilità. La strada per Campobasso attraversa campagne verdissime e fiancheggia la ferrovia a un solo binario su cui corrono ancora le «littorine», automotrici ferroviarie del tempo che fu. Come «città del silenzio». Campobasso rappresenta una mèta quasi inedita, ci va pochissima gente. Gli alberghi scarseggiano, l'impiegato dell'Ente provincia! le del Turismo é pièno «ii buona volontà, ma non è In' grado di fornire nemmenoun dépliant, perché nessuno ne ha mai stampati. Improvvisamente, è accaduto il fatto nuovo. A fare scoprire questa piccola città molisana, almeno in forma di gita della domenica, è stato il tifo calcistico:, il Campobasso è una squadra-rivelazione del campionato di serie B, e già si pensa che potrebbe addirittura • entrare fra le grandi, Che cosa c'è da vedere e da gustare in questa città di commerci, burocrazia, avvocati, istituti scolastici? I monumenti non sono moltissimi. Nella parte alta c'è un quartiere antico di tetti di coppi, campanili, archi di pietra, balconi in ferro battuto. Qui aprivano i battenti, una volta, le botteghe dei «pignatari» e anche quelle dei coltellinai; la lavorazione dell'acciaio temperato è una specialità locale, qualche buon esempio si può ancora trovarlo. Campobasso alta ha chiese quattrocentesche. San Bartolomeo e San Leonardo. San Giorgio risale al XII secolo. Sono chiese più suggestive della cattedrale «neoclassica» che sorge nella parte moderna con la mole un po' tozza del campanile rivestito da maioliche. Si deve per forza attraversare il rione storico se si vuole raggiungere il «nido d'aquila» cittadino: il severo castello del XVI secolo che fu innalzato da Cola di Monforte ai tempi in cui il «contado di Molise» era scenario di lotte feudali. Nella parte moderna della città, con un dignitoso aspetto ottocentesco c'è una piazza raccolta con il monumento a Gabriele Pepe, patriota molisano che a Firenze sii dò a duello 41 poeta francese Lamartine, quando quésti definì l'Italia «terra di morti». Fra gli alberghi, lo «Skanderbeg» deve 11 suo nome alle minoranze etniche albanesi che sono una nota di colore di questa parte del Molise, in particolare dei paesi di Ururl e Portocannone. Oppure si può scendere al «Roxy» o all'«Eden», e puntare per una scoperta gastronomica sul ristorante «Mario» in via t. ni. Campobasso capitale del Molise una città rivelata dal pallone Campobasso capitale del Molise una città rivelata dal pallone Larino o sulla «Trattoria abruzzese» in piazza Cesare Battisti. Nel secondo caso non lasciarsi fuorviare dal nome, l'oste proviene dal paesino limitrofo di Ripalimosani ed è in grado di offrirvi leccornie «localissime» come 1 cavatelli, le cime di rapa e i sedani bianchi, o ancora le annodate di trippa, le tagliatelle con le noci e la 'mbantecia. un minestrone cittadino a base di pane secco, fagioli, aglio, olio, pomodori e peperoncini piccanti. Il non plus ultra è la fruffola, in cui s'impiega un'incredibile varietà di verdure, cotte separatamente in più tempi, con l'aggiunta di pizza di granoturco. Ma la ricetta è laboriosa e occorre prenotarla con almeno un paio di giorni di anticipo. La grande occasione di folklore Campobasso la vive nel giorno del Corpus Domini, con una processione unica al mondo, denominata «dei Misteri». Si tratta di ?uadri umani viventi, mollati su antichissime macchine chiamate «ingegni». Gli angeli che penzolano dai tralicci della macchine sono bambini in carne e ossa, per i genitori è un punto d'onore farli partecipare.Delle diciotto macchine suflèrstìtiXro origine erano 24) la più spettacolare è «Sant'Antonio è la donzella», in cui l'eremita è tentato da una fanciulla e da una corte di diavoli. Sospesi su una nuvola, vegliano un paio dei succitati angloletti. Campobasso è più ricca di dignità che di tesori artistici. Ma ci si può rifare abbondantemente nei dintorni. Bastano venti minuti d'auto per raggiungere Sepino, con la sua fantastica cu l r> morta di Altilia: un vero scrigno archeologico, che in 1330 metri di perimetro comprende le terme, il foro, la basilica, i mausolei e 11 teatro tornato di recente alla luce con quattro bellissime porte che si levano nella solitudine dei campi (vedi «TuModoDe» 29 settembre 1983). Ancora più vicine sono Ferrazzano, con il suo castello dei Quattrocento, in ,un abbraccio di foltissime pinete, oppure Baranello, con un museo civico ricco di avori, smalti, porcellane: o ancora Ripalimosani, che ha nella chiesa parrocchiale barocca una delle quattro colile della Sacra Sindone. Un paesaggio inconsueto, quasi in una «laguna di montagna», si trova con la superstrada «Bifernina», in direzione del mare, fino alla diga del Liscione, con il lago artificiale che prende il nome da Guardia»iera, paese natale dello scrittore Fran-. cesco Jovine. La rotabile corre In mezzo all'acqua su un viadotto lungo otto chilometri, il più lungo d'Europa. Tutto intorno il paesaggio è arcadico, con paesinipresepe arroccati sui cocuzzoli. Difficile resistere all'atmosfera riposante di. questa regione che ha si e no 400 mila anime, là più piccola d'Italia dopo la Vài d'Aosta. Fino all'ultimo do^. poguerra le poche strade erano un susseguirsi di tornanti, impraticabili con le nevicate invernali. Mussolini, in una fugace visita, coniò per questa terra la definizione di «ruralissima». Ora, oltre a qualche industria e alla sua fantastica, squadra di calcio, il Molise rimane un paradiso ecologico. Una delle ultime zone di rispetto dell'Italia verde. SI chiama Campobasso, ma è uno dei capoluoghi più alti d'Italia, a circa 700 metri sul livello del mare. Dal Castello Monforte. che sovrasta l'abitato, si abbraccia un panorama vastissimo delle colline, dei fiumi e dei boschi del Molise verso il litorale adriatico di Termoli. Ma questa è anche una delle città di cui si sente meno parlare. Bellissima e sconosciuta, conosce in questi giorni una grandissima popolarità perché la sua squadra di calcio primeggia in serie B. Mai se ne era tante parlato. Campobasso è anche una delle piccole capitali d'Italia, con il palazzo del Commissario del Governo, con uno spicchio d'università in gestazione, e da pochi anni con una serie di superstrade che consente di arrivarci in meno di tre ore da Roma, dopo secoli di inaccessibilità. La strada per Campobasso attraversa campagne verdissime e fiancheggia la ferrovia a un solo binario su cui corrono ancora le «littorine», automotrici ferroviarie del tempo che fu. Come «città del silenzio». Campobasso rappresenta una mèta quasi inedita, ci va pochissima gente. Gli alberghi scarseggiano, l'impiegato dell'Ente provincia! le del Turismo é pièno «ii buona volontà, ma non è In' grado di fornire nemmenoun dépliant, perché nessuno ne ha mai stampati. Improvvisamente, è accaduto il fatto nuovo. A fare scoprire questa piccola città molisana, almeno in forma di gita della domenica, è stato il tifo calcistico:, il Campobasso è una squadra-rivelazione del campionato di serie B, e già si pensa che potrebbe addirittura • entrare fra le grandi, Che cosa c'è da vedere e da gustare in questa città di commerci, burocrazia, avvocati, istituti scolastici? I monumenti non sono moltissimi. Nella parte alta c'è un quartiere antico di tetti di coppi, campanili, archi di pietra, balconi in ferro battuto. Qui aprivano i battenti, una volta, le botteghe dei «pignatari» e anche quelle dei coltellinai; la lavorazione dell'acciaio temperato è una specialità locale, qualche buon esempio si può ancora trovarlo. Campobasso alta ha chiese quattrocentesche. San Bartolomeo e San Leonardo. San Giorgio risale al XII secolo. Sono chiese più suggestive della cattedrale «neoclassica» che sorge nella parte moderna con la mole un po' tozza del campanile rivestito da maioliche. Si deve per forza attraversare il rione storico se si vuole raggiungere il «nido d'aquila» cittadino: il severo castello del XVI secolo che fu innalzato da Cola di Monforte ai tempi in cui il «contado di Molise» era scenario di lotte feudali. Nella parte moderna della città, con un dignitoso aspetto ottocentesco c'è una piazza raccolta con il monumento a Gabriele Pepe, patriota molisano che a Firenze sii dò a duello 41 poeta francese Lamartine, quando quésti definì l'Italia «terra di morti». Fra gli alberghi, lo «Skanderbeg» deve 11 suo nome alle minoranze etniche albanesi che sono una nota di colore di questa parte del Molise, in particolare dei paesi di Ururl e Portocannone. Oppure si può scendere al «Roxy» o all'«Eden», e puntare per una scoperta gastronomica sul ristorante «Mario» in via t. ni.

Persone citate: Gabriele Pepe, Guardia, Jovine, Monforte, Mussolini