E così Vogue disegnò l'eleganza

I modelli della celebre rivista I modelli della celebre rivista E così Voglie disegnò l'l gl'eleganza gliori artisti della parigina • Gazette du Bon Ton., Lepape, Marty. Brissaud, Benito. Magari concesse loro piena libertà d'azione solo nelle copertine, che furono memorabili, ma negli Anni Trenta quando il colore entrò anche all'interno della rivista, ebbero un'influenza decisiva nell'immagine fisica di Vogue e per il suo successo nel campo 'della moda e della vita raffinata-. Ritrarre un abito, per questi disegnatori, era pensarlo nel luogo in cui sarebbe stato visto, ammirato. Marty ci porta ad una sfilata di moda, chez Doeulllet», il p*imo dei grandi negozi di Place Vendòme: è alle corse che la giovane signora in abito di mus¬ «« NON c'è strumento di rievocazione più potente della rivista illustrata, che concepita per cogliere l'attimo fuggente... lo immagazzina perché maturi. E quando è l'artista a produrre le Immagini, il contenuto è più personale e più specifico». Cosi scrive il noto critico d'arte William Packer nell'introduzione al suo studio per il volume «I grandi disegnatori di Vogue 1922-1982». (Idea libri, pp 240. L. 90.000). Un album ricco di quattrocento illustrazioni, le copertine, le tavole dei nomi celebri, ma anche gli schizzi, le vignette degli artisti minori: nelle quattro edizioni (americana, inglese, francese e tedesca) della prestigiosa rivista, espressero la moda e i modi di viverla, prima che la fotografia sostituisse con immagini sofisticate l'emozionante potere del disegno. Un libro solo di disegni ad opera di artisti che eran prima di tutto artisti e poi disegnatori di moda. Alcuni ebbero inizi folgoranti, come Bouché, altri come Eric crebbero con il divenire della moda e di Vogue; nomi importanti vi apparvero sottovalutati come Jean Dupas con le sue figure Art Deca usate solo per la pubblicità, altri esplosero in primo piano dopo una collaborazione costante come lu semplice, tagliente Dagmar alla fine degli Anni Cinquanta. A tenerli legati a Vogue c'era Condé Nast che. rilevata la rivista nel 1909, l'aveva aperta ai movimenti del costume e dell'arte e resa appoggio sicuro e generoso per i giovani pittori. Requisito essenziale: saper rispettare la descrizione del modello. Condé Nast non amava l'avanguardia, temeva lo schizzo brillante, tuttavia non esitò ad assicurarsi i mi¬ sola bianca appare disegnata da Brissaud. George Lepape delinea con utile chiarezza la ragazza in abito e mantello, mentre accanto alla sua auto legge una carta stradale. Eric situa allo snack-bar del Treno blu o nell'atelier di Jeanne Lanvin, donne e mannequins; Berard (1939) annotava i pigiama di raso e di lana indossati dagli ospiti del Rite per scendere negli scantinati in piena offensiva tedesca. L'influenza di Matisse libera nel colore i disegni più evocativi di Eric, passa Van Dongen nelle dame di Benito. All'espressionismo di Christian Berard si oppone lo sguardo che recupera Toulouse-Lautrec e Degas in