Dal vento Zefiro nacque lo zero e l'uomo cominciò a contare

L'affascinante storia dei numeri L'affascinante storia dei numeri Dal vento Zefiro nacque lo zero l' qe l'uomo cominciò a contare 40.000 lire), paziente ricostruzione della storia di quella conquista. Uomini primitivi die contano con le mani, e poi i protagonisti di civiltà scomparse (Babilonia, Egitto, Grecia, Messico, India, Arabia, Cina) sono gli eroi di una vicenda che culmina con l'acquisieione, da parte di uno sbalordito Occidente, delle cifre «arabo-indiane», quelle con cui, sui banchi di scuola, apprendiamo ancor oggi '(i fardi conto». Già i babilonesi erano riusciti a inventare la più antica numerazione osizlonale conosciuta: una scoperta alla quale anclie i maya, gli indiani e i inesi dovevano giungere indipendentemente. Una numerazione posizionale è un istema dove un tre, per esempio, non ha lo stesso valore, ma. varia con il osto: designa per esempio 3 unità in ultima posizione, ma tre centinaia in terza o . si posizione ecc. Quando si applica un principio posizionale si avverte però anche l'esigenza di disporre di un segno speciale per rappresentare l'assenza di cifre significative. Rappresentare 365 non è difficile: ma 360? O. poniamo, 302? Come indicare elee nel primo caso mancano le unita e nel secondo le decine? Come ricordare che, in entrambi i casi, un posto va lasciato vuoto? Qui va cercata l'origine dello Miro. «Inventato» per la prima volta, presumibilmente, proprio dai babilonesi, anche se «solo dopo una lenta evoluzione». Io si Il conto digitale in un dipinto funerario egizio del Nuovo Impero ritrova nel calendario dei maya «che seppero metterlo nel mezzo e alla fine delle loro simbologie cifrate, senza però sapersene servire per eseguire operazioni»; è, infine, utile strumento di calcolo presso i matematici dell'India, e da essi passerà ai cinesi e agli stessi europei (grazie alla, mediazione degli arabi). «Fatti appartenenti a cui-' ture cosi lontane e diverse» mostrano — ci dice Ifrah — che «gli uomini più distanti — nel tempo e nello spazio —hanno talvolta percorso, senza necessariamente avere contatti, strade slmili se non identiche». Strade talora piene di ostacoli. Se condividiamo la affermazione di Aristotele che «11 numero è una molteplicità misurabile mediante l'unita», come può davvero lo zero èssere un numero? Eppure già nel Liber Abaci (1202) Leonardo da Pisa (Fibonacci) sottolineava l'importanza per i calcoli delle novem figurae yndorum — cioè delle nove cifre «indo-arabe» — cui andava aggiunto il segno 0, quod arabico zephirum appellatur (che in arabo si chiama Zefiro). Zefiro.- inconsistente come un soffio di vento. In India era stato chiamalo «vuoto», «nulla», «spazio» o anche «punto», «cielo», «aria»... Dunque lo zero — o nulla : figura come è spesso detto nei trattati in lingua latina — di per sé nulla significa, ma scritto dopo una cifra significativa ne aumenta il valore. «Come l'asino vorrebbe essere un leone e la scimmia una regina, cosi lo zero si da arie e pretende di essere una ultra», il trova scritto sul finire del Quattrocento. E ancora nel Settecento, a proposi to del sfoco del larocchi, scrive Court de Gobelin, nel suo Monde prlmitif. analysé et compare avec le monde moderne, a proposito del Matto: «Noi questo Atout, lo chiamiamo ZERO, ancorché venga situato, nel Gioco, dopo il XXI, considerando che i non conta quando è solo, e non ha che il valore che conferisce alle altre Carte esattamente come n no'j stro zero: come a dimostrare che nulla è in grado di esistere senza la Polita». Afa, «una volta impresso uno slancio al moto di volgarizzazione del calcolo .scritto con lo zero e le nove cifre attraverso l'Europa» i dubbi si sono via via dissolti e «per la ragione stessa dell'importanza considerevole del molo svolto della cifra o "zero" In questa numerazione rivoluzionaria e nella relativa arte del cal¬

Persone citate: Abaci, Arabia, Court, Fibonacci, Polita

Luoghi citati: Babilonia, Cina, Egitto, Europa, Grecia, India, Messico, Pisa