Il piccolo De Agostini da ottant'anni insegue il mondo
Ritorna il primo Calendario Atlante del 1904: storia (e curiosità) di un classico Ritorna il primo Calendario Atlante del 1904: storia (e curiosità) di un classico D piccolo De Agostini da ottanf anni insegue il mondo gramma un mappamondo in forma di cuore sormontalo da una stella. Il calendario ci ricorda che l'8 gennaio si festeggia la nascita di S.M. la regina Elena e l'i) novembre quella di re Vittorio. Che cosa facciano i 32 milioni di italiani, oltre celebrare due feste nazionali (5 giugno e 20 settembre) non è molto chiaro. Però mantengono 300.000 uomini sotto le armi e hanno ben 265 navi da guerra. Anche sugli altri Paesi abbiamo soprattutto notizie militari e navali. L'esercito più forte — già nel 1904 — è quello russo, seguito dal giapponese. Le due potenze stanno per scontrarsi a Port Arthur, lo zar tiene nelle caserme un milione e 90 mila uomini, l'imperatore nipponico 640 mila (per 46 milioni di abitanti). Nella classifica delle spese militari sono agli ultimi vanni De Agostini, fratello del celebre esploratore Luigi, aveva crealo nel 1901 un Istituto cartografico a Roma (segno premo-' nitore, in via Novara), perché era convinto che fosse una necessità, nel Paese. Vedeva grande, e forse anche troppo, ma vedeva giusto. La colossale Impresa della carta d'Italia per il Touring, in scala 250.000, che vendette a prezzi Inferiori ai costi nel 1912-13, lo avrebbe mandato a picco (e l'azienda dovette essere salvata dal Banco Popolare di Novara). Ma l'atlante avrebbe legato per sempre il suo nome a un oggetto destinato a entrare nelle case di tutti gli italiani, fino a farlo diventare sinonimo di nozione geografi-: - ca, parola di uso quotidiano. Il primo libriccino in stile liberty ha per mono¬ posti gli Stati Uniti, con 66 mila soldati, duemila meno della Svezia, diecimila più del Belgio. I Paesi Indipendenti sono 59, alcuni dei quali — come Marocco, Congo, Etiopia — faranno ancora in tempo a diventare colonia e altri spariranno con la prima guerra mondiale. Sulla carta geografica non esistono la Polonia, la Finlandia, quasi tutti i Paesi asiatici e africani. Un minaccioso color marrone indica 1 confini dell'impero ottomano, che si estende ancora dal Golfo Persico al Canale di Otranto. L'ultima notizia è il prezzo: 60 centesimi. Da quel primo modello, il De Agostini è venuto cambiando colore, linea grafica, volume, si è arricchito via via di notizie economi-: che e politiche; ma ha mantenuto, inalterate, le sue due caratteristiche: una informazione essenziale sul mondo, una fedeltà annuale all'appuntamento. Il Calendario Atlante, sempre più atlante e sempre meno calendario, è uscito tutti gli anni, con una sola edizione unificata per il 1945-46: la serie degli ottanta volumi, allineata nello scaffale segreto, non è soltanto una Invidiata rarità bibliogra- - fica; è uno spaccato della nostra storia. . -Ed è, anche, la storia della De AgosthnV*fca casa' fondata dal pioniere biellese, approdata a Novara fin dal 1908, è passata, nel 1919, a un altro piemontese. Marco Boroli (di Armeno, sul lago d'Orta). La sua famiglia, ormai giunta alla terza generazione, difende da 64 anni il nome originarlo, quasi nascosta dietro la sua bandiera. I numeri romani che il Calendario Atlante porta sulla costola negli Anni Venti e Trenta non Indicano l'era fascista, come in quasi tutte le pubblicazioni italiane di quel periodo, ma l'anno De Agostini: XIX, 1922. XX, 1923... Con i suoi successori, la De Agostini ha avuto lo sviluppo che il fondatore aveva sognato. Già nel 1922 Marco Boroli poteva portare a Vittorio Emanuele III il primo Grande Atlante, quello che ha resistito, con vari aggiornamenti, fino all'anno scorso. •Decine di milioni di italiani hanno studiato siti nostri atlanti-, ci dice Adolfo Boroli, il secondo figlio di Marco, attuale consigliere 'delegato. E ancora oggi, j dell'edizione scolastica, si .vendono 250 mila copie ', ogni anno. Intorno agli atlanti si sono sviluppate le altre iniziative, che hanno trasformato la De Agostini in una editrice a ciclo completo, 'perché non si poteva vivere di sola cartografia». La casa di Novara è entrata
Persone citate: Adolfo Boroli, Elena, Marco Boroli, Vittorio Emanuele Iii
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