Il filo d'Arianna
Il filo d'Arianna a cura di R. Reale Il filo d'Arianna Risposta in «zona Cesarmi) ai dubbi sui contributi malattia per cittadini non mutuati - Chiaro per tutti, tranne che per Plnps NELLE ultime settimane, grazie a circolari esplicative diramate come sempre in «zona Cesarini», si sono potuti chiarire i maggiori interrogativi sull' acconto del contributo di malattia die i cittadini non mutuati devono versare all' Inps per usufruire delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Beco ora alcune precisazioni di dettaglio. Il primo quesito, proposto tempo fa da una lettrice e costretto ad una lunga anticamera a causa delle incertezze in materia, riguarda gli stranieri residenti: «Mio marito è cittadino americano e risiede da anni in Italia — scrive la signora Letizia — ma non sono ancora riuscita ad avere indicazioni precise su un'eventuale assistenza medica da parte della Usi. Il problema riguarda sia le prestazioni a domicilio, sia le medicine o gli eventuali ricoveri ospedalieri. E' possibile in qualche modo farsi assistere dal Servizio sanitario nazionale, e che cosa prevedono le norme in questi casi? Penso che si tratti di una situazione non infrequente nel nostro Paese, dove molti stranieri amano risiedere pur non avendo la cittadinanza, italiana». Infatti, come già accennato nei giorni scorsi, il caso è stato previsto. Il decreto in materia stabilisce che i cittadini stranieri — purché residenti in Italia — posso710 usufruire delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale con lo stesso contributo percentuale dei cittadini italiani, secondo due possibili ipotesi: quelli tenuti alla dichiarazione Irpef devono versare, con le normali modalità, il 5,50 per cento del reddito imponibile '83; quelli non tenuti alla dichiarazione pagano, invece, il 5,50 per cento del reddito certificato dalle autorità diplomatiche o dai competenti organismi nazionali e internazionali (con un contributo minimo di 100 mila lire), oppure, in assenza della certificazione, una quota forfettaria di S00 mila lire. Con riferimento a quest'ultimo caso, alfine di evitare abusi, è stato precisato che per «reddito certificato» s'intendono soltanto le somme elargite da istituzioni pubbliche, come borse di studio, sussidi o simili. •kit Sempre in tema di contribut&malattia il que¬ sito posto da due lettori in condizione qtiasi identica, che nei primi mesi dell'83 sono passati da un lavoro dipendente ad una posizione di «non mutuati», e domandano: «Esisteva anche in questo caso l'obbligo dell'acconto entro fine anno? Come dovremo calcolare la quota a saldo?». No, l'acconto in questo caso non era dovuto. Il contributo dovrà essere versato entro il 30 giugno '84 sulla base del 5,50 per cento del reddito Irpef dichiarato per l'S3, sottraendo dall'importo le somme già pagate (sia dall'interessato, sia dal datore di lavoro) come assicurazione obbligatoria per malattia durante il periodo di lavoro dipendente. A questo proposito è stato, però, sottolineato die l'importo già pagato in regime di contribuzione obbligatoria non concorre a formare il massimale di versamento, stabilito in due milioni e mezzo: se, per esempio, calcolata la percentuale del 5,50 per cento sull'imponibile Irpef e detratte le somme già pagate nel periodo di lavoro dipen¬ dente, il totale da versare ri sultasse proprio di due milioni e mezzo, questa cifra dovrà essere versata per intero. Dulcis in fundo, ancora un intervento sulla questione delle multe-colf, con una lettera di garbata polemica nei confronti dell' Inps. «Nel marzo '79 — scrive la signora Noemi — inviando i bollettini per il versamento dei contributi, 1' Inps avvisava che la comunicazione del codice fiscale doveva essere effettuata una sola volta; il 24 settembre l'Istituto tornava sull' argomento ripetendo sul fascicolo che allego in fotocopia: "I bollettini sono predisposti in maniera di consentire al datore di lavoro, ove non lo abbia già. indicato nella denuncia di rapporto di lavoro, di comunicare il proprio codice fiscale". La multa, superfluo dirlo, è arrivala anche a me». Niente da aggiungere. Sulla copertina del fascicolo V istruzione è chiarissima: V limino capita tutti, tranne la direzione generale Inps.
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