Continua l'occupazione della Talbot

Continua l'occupazione della Talbot La casa automobilistica francese con lo scorporo preme su! governo e sui sindacati Continua l'occupazione della Talbot PARIGI — Una calma Inquieta, una giornata trascorsa nell'attesa del gendarmi. Le centinaia di operai che occupano lo stabilimento Talbot di Polssy, alle porte di Parigi, sono pronti alla resistenza passiva: «Se la polizia verrà per farci sgomberare — dicono — non risponderemo con la violensa». Ieri sera, la direzione ha chiesto loro — ancora un una volta — di allontanarsi, «prima che intervengano le forse dell'ordine» (stamane s'inizleranno a Polssy lavori di manutenzione). La risposta è stata un rifiuto: «Dovranno portarci via», ha detto un sindacalista della Cfdt. «Si resta, con tranquillità e decisione», dicono gli slogan al cancelli. «Il governo non oserà mai far intervenire i gendarmi». Un unico incidente, al mattino: quando si è pensato che un camion carico di auto finite stesse per lasciare lo stabilimento, come 11 giorno avanti. Qualche corsa, un consulto; una breve allerta. Poi, di nuovo discussioni, a capannelli: sui 1905 licenziamenti, il « tradimento» del governo, le ambiguità dei sindacati, e sulla «rivoluzione di gennaio», come a Polssy si chiama ormai la controffensiva Peugeot: l'annuncio che l'assetto azionarlo del Gruppo camblerà, la settimana prossima. Le .ipotesi degli ambienti industriali e finanziari rimbalzavano a Polssy Ieri, diventavano inquietudine, allarme: Talbot sarà venduta? Polssy chiuderà? Il marchio sparirà? Per «evitare il panico», la direzione ha precisato che «il progetto di cedere le azioni Talbot a due società anonime — la S.A. Talbot e la Bora — non modificlierà per nulla lo statuto del personale né comprometterà l'esistenza della marca». E ha chiarito che «il piano di riassetto non rimette in discussione la volontà di proseguire, in condizioni normali, l'attività a Polssy, investimenti compresi». Che significa, allora, la cessione delle azioni a due società «dei Gruppo», ma delle quali ben poco si conosce? La chiave è un breve paragrafo del comunicato Peugeot. «Se il progetto sarà adottato, la nuova società Talbot non po¬ trà più fare appello, automaticamente, alla "Automobili Peugeot" per assicurare il proprio equilibrio, nel caso fosse compromesso». In tèrmini più ciliari, Talbot scorporata da Peugeot potrà fallire, eventualmente, senza creare problemi alla «Automobili Peugeot». Oggi Talbot non potrebbe chiedere il fallimento senza coinvolgere, automaticamente, l'azienda associata. Dopo la fusione di tre anni fa, infatti, Talbot non è più una società anonima, ma a, nome collettivo, In mano, per 1195 per cento a Peugeot. La riforma annunciata martedì sera si rivela dunque una mossa efficace, un affondo tattico davanti a un potere politico che non riesce a far approvare dalla base operaia l'accordo sul licenziamenti raggiunto con 11 Gruppo. Contemporaneamente, dà credibilità alle minacce di un eventuale fallimento Talbot, fa pressione sul sindacati e sul lavoratori scampati al licenziamento (tredicimila circa) perché a Polssy si torni alla normalità, e consente a Peugeot di riavere a un bilancio decoroso. Certo, sempre più stretti diventano 1 tempi per risolvere 11 caso, «un feuilleton a puntate», lo definiscono 1 giornali parigini, con attori principali un governo Imbarazzato, un'azienda decisa a mettere 11 potere di fronte alle sue responsabilità, un sindacato diviso e preoccupato dalla «secessione» degli operai immigrati. «O sistemiamo le cose entro il fine settimana — si diceva ieri al ministero del Lavoro — o scopplerà la bagarre» che, questa volta, potrebbe essere davvero seria. Emanuele Novazlo Parigi. Gli operai della Talbot riuniti in assemblea ieri pomeriggio nella fabbrica di Poissy

Luoghi citati: Parigi, Peugeot, Poissy