Il Papa non potrà mai rivelare quel che gli ha detto Ali Agca di Marco Tosatti

Il Papa non potrà mai rivelare quel che gli ha detto Ali Agca I venti minuti di colloquio a Rebibbia tra il Pontefice e il suo attentatore Il Papa non potrà mai rivelare quel che gli ha detto Ali Agca CITTA' DEL VATICANO — Sopito 11 clamore dell'in contro sensazionale fra Ali Agca e Wojtyla, affiorano tutti gli Interrogativi e 1 com menti legati ad un avvenl mento che ha i crismi per alimentare un flusso crescente di curiosità e Ipotesi. Al centro dell'incontro, un «cuore segreto-, 1 venti minuti di colloquio, a bassissima voce, fra il killer turco e 11 papa, un papa che sembrava seguire con sempre maggiore attenzione e tensione le parole del suo interlocutore. Agca, pentito, ha aperto con le sue rivelazioni la -pista bulgara», una pista che solleva però non pochi dubbi e perplessità nell'Ignoranza del fatti. Ogni ipotesi è valida, sul contenuto de! colloquio fra Agca e 11 papa; ma vera o falsa che sia, è convinzione di molti che il turco abbia parla-' to a Giovanni Paolo II dei retroscena dell'attentato del 13 maggio 1981. Se cosi fosse, Giovanni Paolo II non potrebbe mai rivelare a nessuno, di sua Iniziativa, ciò che 11 turco gli ha detto in quei venti minuti. Ali Agca non è cristiano, quindi! non si è trattato di una con-, fesslone in senso sacrameli-' tale. «// sigillo sacramentale è inviolabile — afferma al canone 983 il Codice di diritto canonico — pertanto non è assolutamente lecito al confessore tradire anche solo in parte il penitente con parole o in qualsiasi altro modo e per qualsiasi causa-. In un certo senso, però, il vincolo al segreto più stretto lega il papa, come ci spiega un teologo domenicano, padre Leonardo Leonardi: «// turco ha manifestato al papa qualcosa di segreto, cìie il pontefice è tenuto ad osservare come se si fosse confessato. Sasta questo impegno perché il segreto venga mantenuto. Se il papa dovesse parlare commetterebbe una grave infrazione al suo ruolo e alla sua parola-. Dal momento che non c'è stata una reale confessione, non si tratta di -segreto sacramentale-; ma il termine usato dagli esperti'. Ih questo caso, è quello di -segreto professionale • o -segreto connes- so», legato, più che al fatto In sé, alla veste e all'autorità di chi lo riceve. Come per 1 medici o gli avvocati, cosi e tanto più per i sacerdoti esiste questo tipo di vincolo, al di fuori della confessione. DI conseguenza 11 pontefice -non può assolutameli te rivelare ciò che ha promesso di mantenere segreto-. E sulla sua intenzione .non vi sono dubbi: le prime parole pronunciate uscendo dalla cella dove vive 11 terrorista turco sono state: -Quello che ci siamo detti è un segreto che deve restare fra lui e me-. E se Agca avesse fornito al pontefice una versione dei fatti tale da scagionare 11 bulgaro Antonov attualmente detenuto? Anche in quel caso 11 vincolo dovrebbe essere mantenuto, esattamente come se si trattasse di -segreto sacramentale-. -Non si può assolutamente parlare, anche se a fin di bene verso altre persone-, conferma padre Leonardi. Non solo: ma come prescrive il codice di diritto canonico -è affatto proibito al confessore far uso delle conosceme acquisite dalla confessione- (canone 984). Questa norma è riferita alla confessione; e c'è chi ricorda un esempio usato nel seminari, una volta, per far com¬ prendere al futuri sacerdoti la gravità del caso: «Se vi dicessero in confessione che c'è del veleno nel vino per la messa che dovete celebrare, in teoria non potreste fare nulla per evitare il pericolo-. E' un paradosso, ma utile a far capire la strettezza del vincolo. Ohe in questo caso si applica anche al segreto non «sacramentale». -Agli effetti pratici, il risultato è lo stesso. A meno che lo stesso Agca non dica che può parlare. Il confessato può anche vincolare solo per un certo periodo, fino a che le cose siano mature-. Sempre nell'ipotesi che tema del colloquio siano stati 1 retroscena dell'attentato, c'è da segnalare che il canone 979 del Codice di diritto canonico prescrive che 11 confessante «si astenga dall'indagare sul nome del complice». L'incontro ha provocato commenti in ogni parte del mondo. E, naturalmente, una spiegazione del teologo Gino Concetti, sull'«Osservatore Romano». -Nella religione cristiana per i colpevoli che siano animati da buona volontà non esiste proscrizione o condanna definitiva... Quale migliore gesto di quello di perdonare e di aiutare chi Iva sbagliato a ritrovare la dimensioneumana?-. Agca è considerato responsabile però anche dell'uccisione del capo redattore del giornale turco «Milllyet». Questa testata e un altro quotidiano a larga diffusione pubblicavano Ieri una dichiarazione della moglie dell'ucciso. Sibel Ipekcl: -Il colloquio del papa con Agca acquista un significato solo se rivolto a chiarire l'uccisione di Abdi Ipekcl — dice la moglie del giornalista —. A che serve l'espressione dei sentimenti della fratellanea se non si tiene conto della scomparsa di altri fratelli?-. E prosegue: -Il perdono non è un gesto esclusivo di una religione o del papa. Se mio marito fosse vivo, anch'egli forse avrebbe perdonato. Il papa non può ignorare un omicidio commesso in Turchia, un delitto che interessa tutta l'umanità^. Marco Tosatti Città del Vaticano, Un'immagine di Giovanni Paolo II durante l'udienza generale di Ieri (Ansa)

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Rebibbia, Turchia