Guerra delle piogge in Namibia di Alfredo Venturi

Guerra delle piogge in Namibia I sudafricani rilanciano l'offensiva contro i guerriglieri indipendentisti «Swapo», attaccando le basi in Angola Guerra delle piogge in Namibia Approfittando del maltempo i partigiani di Sam Nujoma si concentrano nel Sud dell'Angola per attaccare a sorpresa le postazioni sudafricane in Namibia - Le autorità di Pretoria cercano di ridimensionare la portata dell'operazione «preventiva» (che è invece sottolineata da Luanda) - Sullo sfondo di queste battaglie ricorrenti l'irrisolto problema namibiano e la tardiva decolonizzazione portoghese: elementi che hanno destabilizzato l'Africa Australe, minando la sicurezza della repubblica dell'«apartheid» Accade più o meno tutti gli anni, In questa stagione, dalle parti del fiume Cunene fra Angola e Namibia. Il solstizio di dicembre porta le grandi piogge In Africa Australe, o almeno le portava prima della disastrosa siccità che da qualche tempo affligge l'intero Continente. E le grandi piogge sono quel che ci vuole per le operazioni di guerriglia: bloccando 1 movimenti del mezzi pesanti, rendendo problematica la navigazione aerea, le avversità meteorologiche tropicali favoriscono Infatti le Infiltrazioni silenziose, 1 colpi a sorpresa di reparti addestrati alla marcia e al combattimento corpo a corpo. Ecco perché tutti gli anni, in questa stagione, attorno al fiume Cunene si riaccende la battaglia. Il capo del guerriglieri namlblanl della Swapo, Barn Nujoma, concentra infatti i suol uomini nell'Angola meridionale, dove attendono l'ordine di varcare il Cunene e addentrarsi nell'Ovamboland, che è la provincia più settentrionale della Namibia. Ma in Namibia ci sono le forze sudafricane che fanno buona guardia, e che non esitano a passare il confine verso Nord per prevenire lo sconfinamento «terrorista» verso Sud. E' quanto sta accadendo anche in questi giorni. Come sempre, alla guerra sul campo si accompagna la guerra del bollettini militari. Da Luanda 11 governo angolano parla di pesanti Incursioni aeree, di un Mirage sudafricano abbattuto, di una poderosa forza d'invasione scatenata contro scuole e villaggi. Da Pretoria 11 governo sudafricano ridimensiona, ma solo fino a un certo punto. Abbiamo attaccato soltanto obiettivi militari, dice 11 generale Constand VHJoen, capo di Stato Maggiore: e lo abbiamo fatto «con le forze necessarie allo scopo.. I civili sono stati preavvertiti delle nostre azioni con lancio di manifestini. Nessuno dei nostri aerei è stato abbattuto. Ma l'importanza militare dell'operazione il generale boero non può che confermarla. Siamo penetrati nell'Angola per 120 miglia, precisa Viljoen: e lo abbiamo fatto perché 'nostra intensione è combattere la Sivapo il piti possibile a Nord.. Combattere la Swapo, cioè 1 guerriglieri namlblanl guidati dal barbuto Nujoma: ma non è facile, sul terreno, Individuare con esattezza 1 reparti che s'incontrano. Questa difficoltà, nel caso dell'Angola merldio- naie, implica rischi esplosivi: Infatti a ridosso di quel confine non sono schierati soltanto gli uomini di Nujoma. Ci sono anche le truppe governative angolane. E ci sono, poco più a Nord, le truppe cubane. 'Noi non desideriamo — dice Viljoen, e c'è da credergli — 10 scontro con gli angolani o i cubani». Ma qualche giorno fa, dice, reparti angolani ci hanno attaccati senza che 1 nostri li avessero provocati. Senza nessunissima provocazione, insiste 11 generale boero. Incurante del fatto che gli angolani reagivano a una presenza militare straniera nel loro Paese, che comunque la si voglia motivare è tradizionalmente considerala, in tutto 11 mondo, una provocazione sufficiente a legittimare la risposta armata. Al centro della contesa fra 11 Sudafrica àeWapartiieìd e l'Angola dell'internazionali-' smo proletario, del resto, non c'è soltanto lo spinoso caso della Namibia. C'è anche la questione della resistenza armata contro 11 regime di Luanda, condotta dal guerriglieri dell'Unita di Jonas Savimbi, che 11 Sudafrica generosamente finanzia. L'appoggio del boeri di Pretoria agli oppositori angolani è parte, caratteristica e essenziale, di quella nuova «politica del vicinato» che 1 sudafricani hanno dovuto Inventare dopo la decolonizzazione portoghese. Avveniva poco meno di un decennio fa. Decolonizzazione tardiva, dunque, ma non per questo priva di effetti, sul delicati equilibri dell'Africa Australe. Una rivolta a Lisbona, la rivoluzione del garofani, ed ecco che Improvvisamente 1 due bastioni della tranquillità boera, le due difese avanzate dell'Africa bianca, l'Angola e 11 Mozambico, diventavano 1 due santuari della rivoluzione nera. Finiti, per il paradiso bianco del Sudafrica, i bel tempi delle «province d'oltremare., degli Stati cuscinetto In cui si parlava portoghese: ecco la sovversione africana, ecco il terrorismo rosso, ecco le mene del comunismo internazionale associate, proprio sulla porta di casa, alle congiure in nome dell'uguaglianza razziale. Perfino la Rhodesla, la tranquillizzante Rhodesla di Ian Smith, finita In mano alla maggioranza nera! A tutte queste novità sconvolgenti, 11 Sudafrica ha reagito su tre linee. La linea militare, basata sull'intimidazione del vicini divenuti ostili. La linea diplomatica, basata da un lato sul tentativo di persuadere l'Occidente che il suo Interesse non può che coincidere con l'Interesse sudafricano, dall'altro sulla ricerca di una coesistenze, con i vicini militarmente intimiditi e economicamente vulnerabili. La linea costituzionale, volta a migliorare In qualche modo l'Immagine del regime di Pretoria nel mondo occidentale, cosi insofferente verso il si-»' stema dell'apartheid. A questo schema di azione, variamente accentuato in un senso o nell'altro a seconda delle circostanze del momento, sfugge 11 capitolo della Namibia. L'antica colonia germanica affidata In mandato al Sudafrica, e da allora, dal primo dopoguerra, mal più restituita al suo popolo, è da sempre al centro di una convulsa attività diplomatica. Si tratta di negoziare 1 tempi e 1 modi di un'Indipendenza che il Sudafrica, In linea di principio, ha dovuto accettare. Ma 1 tempi e 1 modi, dividono Pretoria dal mondo: In particolare 11 ruolo di Sam Nujoma e della sua Swapo, visti dal Sudafrica in relazione alla Namibia esattamente come Israele vede, in relazione alla Palestina, Araf at e la sua Olp. Recentemente la Francia, uno dei cinque Paesi occidentali che avevano tentato, nel cosiddetto «gruppo di contatto», la mediazione decisiva, ha gettato la spugna uscendo dal gruppo: la questione nami- blana resta cosi nelle sabbie; mobili del confronto militare Sviluppi incoraggianti si registrano Invece fra Sudafrica e Mozambico. Già tre volte, quest'anno, rappresentanti dei due Paesi si sono incontrati. L'ultimo Incontro è della scorsa settimana, è avvenuto nello Swaziland. Che cosa si sono detti il ministro sudafricano degli Esteri, Pik Botha, e 11 ministro mozambicano dell'Economia, Jaclnto Veloso? Top secret, naturalmente : ma è lecito immaginare che si sia trattato sulla base di impegni paralleli e simultanei. Il Mozambico s'impegna a non ospitare più basi della guerriglia nera sudafricana, 11 Sudafrica s'Impegna a non appoggiare più la resistenza nazionale mozambicana. Questo gruppo di oppositori armati è 11 secondo flagello del povero Mozambico indipendente, 11 primo essendo una disastrosa siccità che devasta da anni due terzi del Paese, e che ha già provocato forse centomila morti. E' possibile pensare che, una volta risolto il nodo Namibia, anche fra Sudafrica e Angola sarà possibile la trattativa e la coesistenza. Cosi come è possibile pensare che una slmile evoluzione alle frontiere finirebbe con l'incoraggiare, all'interno della repubblica boera, il riformismo di Pieter Botha. Un riformismo davvero blando, finora: all'attivo non ha che la nascita del sindacati neri, l'allentamento di certe misure restrittive nel centri urbani, e la famosa cosmesi costituzionale approvata dagli elettori lo scorso 2 novembre. Si tratta di una trasformazione del regime in senso presidenziale, e dell'affiancamento alla Camera che rappresenta 1 bianchi di due altre assemblee, una in rappresentanza dei coloured, 1 meticci, l'altra degli asiatici. Del neri nemmeno si parla: ma secondo certi osservatori la cooptazione di asiatici e meticci nel sistema del potere bianco apre una breccia nel muro dell'apartheid. E quindi tutto diventa possibile: ma certo sarà dura, perché 11 «cedimento» del 2 novembre ha scatenato In Sudafrica l'antica intransigenza boera. Alfredo Venturi