Ama il prossimo...

Ama il prossimo... CHI HA RUBATO LA COMPASSIONE? Ama il prossimo... Chiusa la giornata c alla ricerca di una pausa di silenzio con pensieri diversi e figurati, accendo la televisione e premo a caso un bottone, avendo cu- . ra di chiudere l'audio. Se la- , sciassi entrare le voci, il gioco sarebbe distratto o distrutto. Belle le immagini degli in- : tcrvalli con i castelli muti e gli alberi fermi come sculture. 1 (i tetti dei paesi aggruppati co- - me pecore suggeriscono an" ch'essi il tepore della lana, con " tutti i fiati attorno alla tavola. • Uno scorcio di western e inevitabile. Il capo indiano arriva . al galoppo per rivendicare la sua terra. Lo spagnolo coi baffoni e i galloni abbassa il brac„cio del suo luogotenente che „ vorrebbe sparare e gli strizza ' l'occhio: lo uccideranno dopo ^ a tradimento. Arriva Dallas] Eccoli, bravi ,. e impuniti: si distinguono a . colpo d'occhio i buoni dai cattivi; come sarebbe semplificata .-.la vita se fosse cosi. Quel che - offende di più è la libertà sco..pcrta degli intrighi, come una - accidentata normalità. Nel li- - bro di Guido Ccronetti I^a vi' la apparente, ho trovato una scattante definizione dovuta al • poeta W. B. Ycats: «L'America non è mai e non sarà mai L sub/ime». Lo è nei suoi poeti, ' ma i modelli che ci arrivano 0 escludono quella dimensione. Coi corpi a pelle lucida co" me le serpi al sole, una tribù africana si passa qualche man4teca per scatenarsi poi in una _ indemoniata danza rituale. . Sembra che aspettino qualcosa. Che sia il sublime? Rimbaud imprecava: «lo sono una bestia, un negro. Ma passo essere - salvato. Voi siete falsi negri: magistrato tu sei un negro; generale • tu sei un negro; imperatore, tu "sei un negro: tu bai bevuto un liquore non tassato dalla fabbri- •ca di Satana». Col rischio di slogarsi un piede o un braccio o addirittura il collo, quel giovane che si sforza di imitare , una scimmia impazzita si sovrappone ai volti dei nostri figli .e nipoti. Nell'amore si -iffiroEWfirarm0 nello stesso KrwxJo(,,..,, . . i Siamo arrivati al-tclegiorna. le con le catastrofi e i visi e i ■ gesti rimangono negli occhi ' come scheletri in una fossa, f Prendo il giornale della sera: ' «Una madre disperata ha scritto a un industriale chiedendogli un frigorìfero per poter dare gli ulti' mi gelati al suo bambino morente». L'industriale arriva alla ba~ tacca, trova una donna awi, nazzata, il bambino non esi. stc, la madre lo ha inventalo. - Ma l'industriale ha portato 1 con sé giornalisti e fotografi e - tutti agiscono come se la sto" ria fosse vera. Il bambino racimolato al momento è un po' , florido, però con uno scappcl" lotto piange a dovere davanti all'obiettivo. ., Hutto il giornale, usciamo. ■ In trattoria, gli occhi cadono - su di una coppia: lui è qualco- ■ sa come un maestro di sci ap- • passito; lei, giovane, col viso tondo e il nastrino di velluto al collo,' muove lentamente il capo come una civetta sul trespolo. Parlano fitto soffiando le parole sui cucchiai. Un sottogola di grasso fa apparire la ragazza più vecchia e più bambina. Arriva un'altra coppia; si scambiano colpetti sulle spalle e carezzine. Un terzo giovane scuro di pelle, barbetta caprina, maglietta a girocollo, siede con gli altri ma si tiene in disparte, fiima mostrando i denti. Il «maestro di sci» con la sua faccia da corsia di ospedale, di colpo si alza per ordinare meticolosamente una bibita da lattante. Sembrano relitti prima del naufragio. La ragazza tutta mossctte è un uomo, la seconda lo sembra. Un filo li lega in una complicità di lenzuola e bidè. Non più relitti, diventano cestelli da supermarket. A un altro tavolo due vecchi. Lui accompagna lei alla toeletta sostenendola alle ascelle. Si direbbe che e cieca, ma saluta col capo al passaggio, 'l'ornano, lei ha un viso devastato. Mangiano gli agnolotti, fa caldo, lui prende il ventaglio e, mangiando con la mano sinistra, sventola lei con la destra. Alla metropolitana, sottoterra, una donna anziana, la custode ai gabinetti, parla amorosamente: «Fra poco andiamo a casa e li metto a letto bello caldo...». Ha tra le mani un criceto. «1m prego, Reverendo, mi aiuti lei: qua/ è il prossimo mio?». ... come te stesso «L'amore verso se stessi è più che altro un auto-disprezzo, addirittura un odio verso se stessi», scrive Gillo Dorflcs nel suo recente libro, come sempre intelligentissimo, l'atti loro (Feltrinelli). Anche i Santi, gli anacoreti, gli stiliti, appollaiati per mesi e anni senza cibo né bevanda sulle loro colonne in mezzo al deserto, anche i body-artist che si tagliuzzano le vene con lame da barba, s'infilano aculei nelle vene o giacciono nudi su lastre di ghiaccio, perché lo fanno se non per auto compiacimento? Droga, banditismo, scontri armati sono tipiche prove di auto distruzione, di auto annichilimento degli uomini. In molti libri di testo delle elementari (e non) si inculcano pericolose nozioni che assimilano organi umani a ordigni meccanici : la pompa del cuore spinge il sangue nell'arteria, il polmone è un radiatore, il nostro cervello un computer, la memoria dell'uomo è su per giù quella di un elaboratore elettronico. Il bambino cresce pensando al stio organismo, alla sua coscienza, ai suoi riflessi come a quelli del suo motociclo. Come si butta una macchina vecchia, si potrà buttare un corpo umano, a cominciare da quello dei genitori o dei nonni, una volta che si inceppi o chesi esauriscano le batterie. Anche il modesto, cauto amore per il prossimo va allo sbaraglio. «Perché amare questo prossimo quando si può sostituire comesi cambia la gomma forata?». 1 drogati considerano il proprio corpo con totale disprezzo o con assoluta indifferenza, come il vestiario o la personalità. «Se è vero che l'amore per se stessi è considerato al di sopra di tulio e di tulli, anche amare il tirassimo potrebbe voler dire sottoporre questo prossimo ad altrettante vessazioni, torture, strapazzi come sono quelli che alcuni si infliggono esi impongono». Sono questi casi tuttavia marginali? Ma che cosa ci offrono per ore e ore ogni giorno i mass media se non spettacoli di violenza, di ammazzamenti, delitti, torture, siano documentari o fittizi? La compassione, la vergogna, il rispetto di se stessi, il decoro e la dolcezza chi li ha rubati? «Non crede, Reverendo, che bisogna ricominciare di lì?». Valentino Bompiani

Persone citate: Gillo, Guido Ccronetti I, Reverendo, Rimbaud, Valentino Bompiani

Luoghi citati: America